ovvero: Le zie di Ángeles

 DONNEDAGLIOCCHIGTRANDIDonne dagli occhi grandi, Ángeles Mastretta, Giunti editore

Chiunque voglia imparare a scrivere racconti dovrebbe leggere questa raccolta; o meglio, questo “romanzo corale” composto da singoli capitoli ma che sono così cementati tra di loro da rendere al lettore la preziosità di un unico universo femminile.

È una galleria di ritratti di donne – creative, irriverenti, ironiche, visionarie, concrete, sognatrici … – raccontate nel momento di passaggio più significativo della loro esistenza, viste nell’atto di prendere una decisone irrevocabile, o illuminate da un’improvvisa epifania che cambia le loro vite.

“La zia Jose Rivadeneira ebbe una figlia con gli occhi grandi come due lune, come un desiderio.”

MastrettaA cominciare dall’autrice stessa, la messicana Ángeles Mastretta, che sotto le spoglie della zia Jose, verso la fine del libro, si rivela nella sua missione: guarire la figlia attraverso le vite delle donne della sua famiglia. È, in effetti, questo il contesto in cui la raccolta di racconti, prende spunto: quando la figlia si ammalò e l’autrice, per farle compagnia in ospedale, ricordò, elaborò e immortalò le sue “zie”, “descrivendo di che pasta erano fatte, quante traversie avevano passato, quali pene e quali gioie le avevano lasciato in eredità”, consegnando la loro memoria non solo a sua figlia, affinché le custodisse nel suo cuore, ma anche a generazioni di altre persone che le avrebbero lette in forma di libro.

Le zie vengono definite con pochi ma assolutamente rivelatori tratti, fisici e caratteriali: come delle pennellate precise, d’impatto visivo:

“Aveva la schiena irrequieta e la nuca di porcellana. Aveva i capelli castani e ribelli, e una lingua affilata e allegra con la quale vagliava vita, morte e miracoli di chiunque le capitasse sotto tiro. Alla gente piaceva parlare con lei, perché la sua voce pareva di fuoco e i suoi occhi sapevano tradurre in parole i gesti più insignificanti e le storie meno ovvie.”

 “Era graziosa la zia Clemencia, ma sotto i riccioli scuri c’erano dei pensieri e questo alla lunga risultò un problema.”

 “Amalia Ruíz trovò la passione della sua vita nel corpo e nella voce di un uomo proibito. Per più di un anno lo vide arrivare febbrile fino all’orlo della sua gonna, che faceva volare in alto con un abbraccio. Non parlavano troppo, si conoscevano come se fossero nati nella stessa stanza, suscitavano l’uno nell’altra tremore e felicità soltanto sfiorandosi il soprabito. Il resto usciva dai loro corpi fortunati”

Anche le descrizioni degli uomini che incrociano le vite delle zie sono come dei succhi concentrati: tutto il necessario e sufficiente in poca materia:

“L’amante della zia Teresa era un uomo dai modi soavi e dagli occhi di ghiaccio. Si serviva degli uni o degli altri a seconda della situazione. Era rassicurante come il mattino o scatenato come il mare di notte. Aveva un sorriso candido e accattivante che non si accordava quasi mai con i suoi occhi.”

Donne che con frasi lapidarie danno un senso esatto alle loro esistenze ed a quelle di chi le circonda:

“Quando l’impossibile vuole diventare abitudine, bisogna rinunciare”

“Hai ragione, le disse, l’affetto non si consuma.”

“Credo che l’amore, come l’eternità, sia un’aspirazione. Una bella aspirazione degli esseri umani.”

Oppure con descrizioni poetiche, come l’incipit di questo racconto :

“Un giorno Natalia Esparza, donna dalle gambe corte e dai seni rotondi, si innamorò del mare. Non sapeva esattamente quando l’avesse presa quel desiderio indifferibile di conoscere il remoto e leggendario oceano, ma la prese così forte che dovette abbandonare la scuola di piano e lanciarsi alla ricerca del Mar Caraibico (…) Sette tonalità di azzurro, tre di verde, una dorata: il mare le aveva tutte. L’argento che nessuno si sarebbe portato via: intatto sotto un pomeriggio nuvoloso. La notte la sfida alla saldezza delle barche, alla padronanza di marinai. Il mattino come un sogno di cristallo, il mezzogiorno brillante come i desideri.”

La Mastretta ha una sua cifra distintiva molto diversa dalla Allende, a cui a volte viene accostata; a parte il continente di provenienza, condividono ben poco altro, soprattutto a livello stilistico-narrativo. La Mastretta ha uno stile molto asciutto, diretto come ci si può aspettare da una scrittrice che nasce come giornalista; c’è sempre ironia, sottile, elegante e chi legge fa fatica a nascondere un sorriso sotto i baffi.

frida
Frida, mexicana con Ojos grandes..

I racconti dedicati ciascuno ad una zia sono brevi, tre o quattro pagine al massimo, alcuni una pagina, una e mezzo. Ma vi assicuro che bastano a rivelare un mondo. Il mondo delle donne messicane delle cosiddette famiglie rispettabili, cresciute a pane e religione, educate dalle suore e da madri attente alla loro reputazione. Il retaggio culturale spagnolo dall’Inquisizione in giù, ma più di facciata che di sostanza. E le zie spesso si fanno beffe di questa morale, tradiscono con gioia e serenità i loro mariti senza smettere di amarli, anzi, rendendo i loro sentimenti ancora più accesi, oppure accettano i tradimenti dei consorti come se fosse un hobby, un passatempo, purché venga lasciato spazio vitale alla loro immaginazione, al loro modo di interpretare la vita e di perseguire le proprie decisioni. Sono donne libere che vanno dritte per la loro strada indifferenti alle dicerie o alla morale comune, creative nel trovare soluzioni che accontentino tutti, inamovibili quando decidono.

 

Avevo letto questo libro nel 1994 e l’ho ripreso in mano molto volentieri perché lo considero un piccolo capolavoro nel suo genere. Anche il romanzo più conosciuto, “Strappami la vita” merita una lettura. La foto che ho inserito in alto immortala la mia copia d’epoca, edizioni Zanzibar, 1994, prima che venisse edita come Giunti.

Mastretta 2Incipit qui