“Memoria di ragazza” di Annie Ernaux, L’Orma , traduzione di Lorenzo Flabbi

“Ma lei dev’essere stata dimenticata più in fretta degli altri, come un’anomalia, un’infrazione al buon senso, un disordine – qualcosa di risibile di cui sarebbe stato ridicolo ingombrarsi la memoria. Assente dai loro ricordi dell’estate ’58, forse oggi ridotti a sagome sfocate su sfondi confusi (..).”

Annie-Ernaux-giovaneAnche lei stessa, l’autrice, ha dimenticato per molto tempo la ragazza che era in quell’estate del ’58, ; fino a quando ha sentito l’urgenza, la necessità di fare i conti con la se stessa di allora, la diciottenne che si affacciava alla vita, perché se oggi è ciò che è diventata, da lì deve ripartire nell’accettarsi, nel conoscersi, nell’esplorarsi.

“Questa volta – 28 aprile 2015 – lascio la colonia per davvero. (..) Mi sembra di aver disincagliato la ragazza del ’58, (..) Posso dire: è me, sono lei. (..) Impossibile interrompere qui. Non posso fermarmi finché non avrò raggiunto un certo punto del passato che, in questo momento, è il futuro della mia narrazione. Finché non sarò arrivata alla fine dei due anni successivi alla colonia. Qui, davanti al mio foglio, quegli anni non appartengono al mio passato, ma, profondamente, se non realmente, al mio futuro.”

L’ultimo romanzo di Annie Ernaux è un memoir, uno scavo profondo, un viaggio introspettivo per andare a ritrovare la ragazza che lei era a diciott’anni, in quell’estate del ’58 in cui, senza conoscere nulla del mondo, se non ciò che aveva letto nei libri, parte alla volta di S, nell’Orne, dove è attesa per svolgere la mansione di educatrice in una colonia estiva, e da dove ripartirà non essendo più la stessa persona di prima. Ha provato, in passato, a riscrivere la storia della ragazza diciottenne, ma non ci è riuscita; fino ad adesso, un adesso che vede accorciarsi sempre più i giorni del suo futuro. E lo fa in modo distaccato, senza alcuna indulgenza o pietà, senza nostalgia, guardandosi da fuori, osservandosi agire e reagire, relazionarsi con gli altri educatori che con lei, popolano il grande edificio, come se parlasse di un’altra persona.

Si analizza, partendo dalla “fototessera in bianco e nero incollata nell’album scolastico preparato dal collegio Saint-Michel di Yvetot per la maturità”: osserva i lineamenti, soffermandosi su ogni particolare. “Una ragazza carina pettinata male, da cui scaturisce una sensazione di dolcezza o di indulgenza”. Ricorda come e dove si è fatta scattare la foto, dove aveva acquistato il maglione che indossa; ma si domanda se è davvero lei, Annie Duchesne; non lo è, o meglio, non lo è più.

“La ragazza della foto è un’estranea che mi ha lasciato la sua memoria in eredità”, pensa. Dunque quella ragazza si nasconde ancora dentro di lei, ma per stanarla, per ripescare ogni ricordo, ogni minimo dettaglio, è necessario staccarsi da lei, e utilizzare la scrittura per parlarne in terza persona, in modo impersonale. Ricordare i tanti libri che leggeva e sottolineava, da cui estraeva frasi da scrivere sull’agenda, libri che la turbavano nel profondo, come accade con “La bella estate” di Pavese, e non a caso. O i film che le piacevano e nei quali ritrovava tutta se stessa, come per “Les amants” di Louis Malle.

les amants louis malle

Annie è una ragazza studiosa ed eccezionalmente dotata, cresciuta in un ambiente oppressivo, in una famiglia piccolo-borghese: la madre eccessivamente apprensiva, la scuola cattolica, il controllo esercitato su ogni suo gesto. Tranne un viaggio a Lourdes col padre, non si è mai allontanata da lì. Il suo ingresso nel mondo reale avviene a S, nella colonia dove deve prendersi cura dei bambini, senza alcuna esperienza precedente, ma con una grande voglia di scoprire il mondo. E lì, in quel microcosmo che riproduce tutte le logiche del mondo esterno, si trova, indifesa, a sperimentare il suo corpo, le sue reazioni alla prepotenza del corpo maschile e il suo desiderio di attrarlo a sé. Fino alle umiliazioni, alla cattiveria ed all’indifferenza. Un rito di passaggio di cui la ragazza tiene memoria dentro di sé e nei diari che scrive e che la madre brucerà, poi, per cancellare con essi anche la memoria della vergogna.

È rimasta sepolta a lungo nella memoria la ragazza del ’58; ma il momento di fare i conti con lei è arrivato, per la scrittrice che è diventata e che, ora, non può più evitarla. Allora la scrittura è l’arma che scava, che scarnifica ogni tassello fino a raggiungere l’osso dei ricordi, di quelle dolorose schegge di vita vissuta, rimossa o lasciata a sedimentare finché ora possa trovare il modo di uscire fuori.

Annie+Ernaux

 

Annie Ernaux è autrice de “Il posto”, “L’altra figlia”, “Gli anni” – con cui ha vinto il premio Strega europeo. Tutti romanzi autobiografici, attraverso i quali l’autrice ha scavato nella sua vita e in quella di una generazione. Per leggere il profilo completo vi rimando al sito della CE.

https://www.lormaeditore.it/autori/36

Potete leggere l’incipit qui.