Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa, persino da te stesso.
Daniel Pennac
Forse mia figlia condivide il pensiero di Pennac; questo spiega il suo generoso regalo… Ebbene sì, qualche giorno fa è capitato di nuovo: ho compiuto gli anni. È un avvenimento che mi rattrista, in generale, perché un altro anno è trascorso. Un giorno che vorrei cancellare dal calendario… Quelle cose da piangiamoci un po’ addosso…
«Ecco a cosa servono regali e feste!», mi dice l’altra mia figlia: a consolarsi…
Una bella consolazione! Sbirciando il mio mitico quadernetto dei desideri, è riuscita a fare saltare fuori tutta questa meravigliosa cornucopia! Quindi queste saranno le mie prossime letture; e capita proprio bene perché sto finendo i libri che mi ero accaparrata per sopravvivere al mese di maggio con il massimo del buonumore. Molti dei miei amici blogger capiranno di essere complici – con le loro recensioni accattivanti – di questo lauto bottino!
Quando questa si verifica però del libro si perdono le tracce.
Sarà il figlio, in uno straordinario esercizio di narrazione, a porre rimedio alla perdita raccontando l’esistenza del padre, regalandoci il ritratto di un uomo carismatico e passionale, dominato da un grande amore per i libri e da una profonda sensibilità per la cultura in ogni sua forma. Il suo mondo interiore si ciba di Villon, Diderot, Stendhal e di molti altri autori che colleziona e traduce, ma Karl è affascinato anche dall’esuberante energia di giovani artisti – molto diversi nello stile, uniti dagli ideali antifascisti e dalla condanna delle inquietanti ombre che affliggono l’Europa degli anni Trenta.
Il libro di mio padre è omaggio e memoria, è pacificazione di un figlio con le mancanze di un padre, è una storia d’amore, un incredibile percorso nel mondo dei libri e, tra le altre cose, un affresco delle illusioni e delusioni del XX secolo.
“Tutto in ordine e al suo posto” di Brian Friel, Marcos y Marcos 2017
I luoghi sono d’Irlanda, splendida e aspra: il vento dell’Atlantico spazza le colline, ma dietro le dune, centinaia di allodole invisibili formano un ombrello di musica nella calura celeste. Qui le donne non si fanno illusioni. A volte si induriscono, oppresse da troppe fatiche. Ma sanno accoglierti davanti al fuoco, ridere fino alle lacrime e abbandonarsi pienamente alle cose, visibili e invisibili. Gli uomini invece coltivano spesso nella mente un’idea diversa della vita.
Il tempo potrebbe essere oggi, domani, sempre. Piccole crepe si aprono nella realtà conosciuta, nel quieto vivere, nelle convenzioni erette come barriere. Il mistero filtra e dilaga; sono donne, illusionisti, vecchi pescatori, rabdomanti a custodirlo.
Con la sua lingua meticolosa e nitida (resa da Daniele Benati con straordinaria intelligenza e passione) Friel non giudica, non spiega. Gli basta il lampo della barca sul lago che appare e scompare nella notte, una testa troppo chinata sul volante per agganciarci: il nostro cuore è lì e l’immaginazione vola. Dieci racconti, dieci capolavori: Friel è un maestro dell’arte narrativa.
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“La natura dell’amore” di John Burnside, Fazi editore 2017
Quando John per la prima volta si accorge che i testi delle canzoni d’amore che passano alla radio hanno un significato, capisce di essersi innamorato. È il suo incontro con l’amore e ha il volto di Madeleine – la cugina che lo incanta con le sue dita affusolate e le unghie dipinte, sempre diversa eppure sempre lei. Madeleine gli fa ascoltare I Put a Spell on You nella versione di Nina Simone, la cosa più bella che lui abbia mai sentito, e mentre suo padre si prepara a lasciare la Scozia per approdare a Corby, dove lo attende un lavoro in un’acciaieria, John è totalmente avvinto da quest’incantesimo, un incantesimo che si trasforma in ossessione e durerà tutta la vita.
E in effetti Madeleine ricorre in tutto il libro: ogni donna che John incontrerà non sarà che un riflesso della cugina, la prima di una schiera celeste di misteriose e belle ragazze che infiammano la sua immaginazione – una sconosciuta che in un caffè gli canta una canzone, un’amica incontrata in un ospedale psichiatrico che danza davanti a lui nella sala da pranzo, e infine Christine, una ragazza di cui da giovane si era follemente innamorato ma che ha rifiutato senza mai spiegarsene la ragione.
La natura dell’amore è uno scorcio lucido e disarmante sul modo in cui gli uomini vivono l’amore e un’indagine sulla natura inquietante dell’attrazione, che si dipana in un labirinto contorto di desiderio e rifiuto. In sottofondo la colonna sonora della vita di Burnside e le influenze culturali che hanno contribuito a plasmare la sua essenza: il jazz e la musica rock, la fotografia di Diane Arbus, i tristi paesaggi invernali del Nord della Norvegia e le abbuffate di LSD a Cambridge.
Questo romanzo è più di un memoir, è un libro sulla memoria, cioè l’altra faccia dell’amore, in cui perdersi e trovarsi sono in fondo la stessa cosa.
“Conversazioni” di Iosif Brodskij, Adelphi 2015
Come nasce la poesia? Di quale misterioso lavoro è l’esito? E qual è il suo compito? Chiunque si sia posto, almeno una volta, domande del genere potrà finalmente trovare in queste interviste – che coprono l’intero arco della vita di Brodskij in esilio, dall’inizio degli anni Settanta fino a poche settimane prima della morte improvvisa, avvenuta a New York nel 1996 – risposte di un’audace limpidezza. Scoprirà così che la poesia è «uno straordinario acceleratore mentale», «lo scopo antropologico, o genetico» della nostra specie, e che non vi è strumento migliore per «mostrare alla gente la visione reale della scala delle cose». Scoprirà, poi, che quelli che ha sempre ritenuto imperscrutabili artifici tecnici – gli schemi metrici ad esempio – sono in realtà «formule magiche», «magneti spirituali», capaci di incidere profondamente sulla poesia, al punto che un contenuto moderno espresso secondo una forma fissa (un sonetto, per intenderci) può sconvolgere quanto «una macchina che sfreccia contromano in autostrada». Per di più Brodskij sa illuminare anche il lavoro dei poeti che amava – Auden, Frost, Kavafis, Mandel’štam, Achmatova, Cvetaeva, Miłosz, Herbert, per limitarci ai contemporanei – con una lucidità mai disgiunta da una vibrante partecipazione: «Non mi capita spesso di leggere qualcosa che mi dia una gioia così intensa come quella che mi dà Auden. È vera gioia, e con gioia non intendo un semplice piacere, perché la gioia è qualcosa di molto oscuro». Sicché queste conversazioni varranno anche come una guida alla migliore poesia: quell’«impresa estetica» capace di raffrenare la «nostra bestialità».
“Altre stelle uruguayane” di Stefano Marelli, Rubettino editore 2013
Sauro, ex turista, sopravvive in Sudamerica grazie a un lavoro che mai gli consentirà di tornarsene a casa. In un villaggio amazzonico conosce il Brujo, un vecchio barbone che gli racconta la sua avventurosa storia. Sotto quei panni puzzolenti si cela Nesto Bordesante, un uruguagio che, trascorsa l’infanzia in orfanotrofio e l’adolescenza nella pampa, diventa calciatore. Grazie al cognome italiano rubato al suo migliore amico, viene ingaggiato dalla squadra voluta da Mussolini e diventa uno strumento di propaganda del regime. Dopo il ribaltone, a causa dei trascorsi fascisti, mondo del pallone e società civile lo mettono al bando. Riparte da zero e, alla guida di una squadretta di periferia, sa riconquistare l’ambiente che lo aveva ripudiato. Ma il gioco d’azzardo e una morale discutibile lo mettono nei guai: c’è una taglia sulla sua testa. Coi sicari ormai alle calcagna, Nesto approfitta di un capriccio del destino e si mette in salvo. Tutti lo credono morto. Ma lui, nell’ombra, s’inventa una nuova vita.
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“Mrs Bridge” di Evan S. Connell, Super ET, Einaudi 2016
Nella vita di India Bridge di strano c’è solo il suo nome, tanto da pensare che i genitori avessero avuto in mente un’altra persona nel darglielo. Per il resto la sua esistenza è il ritratto dell’ordinario. Moglie borghese, tre figli, una bella casa, cocktail party. Eppure dentro di lei qualcosa la tormenta. Perché si ritrova a leggere gli appunti su una vecchia ricetta con le lacrime agli occhi? Perché l’indifferenza dei figli e del marito d’un tratto le fa più male? Perché durante una notte silenziosa ha l’impressione di sentire schiudersi intorno a lei il senso stesso della vita, delle stelle e dei pianeti? Connell dipinge le più minute sfumature del cuore di una donna, con una scrittura che scava precisa in profondità, alla ricerca di quanto anche nella più ordinaria delle esistenze si nasconde di straordinario.
“La cotogna di Istanbul” di Paolo Rumiz, Feltrinelli editore 2012, riv. 2016
Paolo Rumiz scommette sulla forza delle grandi storie e si affida al ritmo del verso, della ballata. Ne esce un romanzo-canzone singolare, fascinoso, avvolgente come una storia narrata intorno al fuoco. Racconta di Max e Maa, e del loro amore. Maximilian von Altenberg, ingegnere austriaco, viene mandato a Sarajevo per un sopralluogo nell’inverno del ’97. Un amico gli presenta la misteriosa Maa Dizdarevic´, ‟occhio tartaro e femori lunghi”, austera e selvaggia, splendida e inaccessibile, vedova e divorziata, due figlie che vivono lontane da lei. Scatta qualcosa. Un’attrazione potente che però non ha il tempo di concretizzarsi. Max torna in patria e, per quanto faccia, prima di ritrovarla passano tre anni. Sono i tre anni fatidici di cui parlava La gialla cotogna di Istanbul, la canzone d’amore che Maa gli ha cantato. Maa ora è malata, ma l’amore finalmente si accende. Da lì in poi si leva un vento che muove le anime e i sensi, che strappa lacrime e sogni. Da lì in poi comincia un’avventura che porta Max nei luoghi magici di Maa, in un viaggio che è rito, scoperta e resurrezione.
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“Dove nessuno ti troverà” di Alicia Giménez-Bartlett, Sellerio editore 2011
Anni Cinquanta del secolo scorso. Lucien Nourissier, psichiatra di Parigi studioso di menti criminali, prende contatto con un giornalista spiantato di Barcellona, Carlos Infante, autore di un servizio sulla Pastora. Donna e uomo, partigiana e bandito, datasi alla macchia per connaturata estraneità ai legami umani, accusata di ogni genere di delitto, per anni braccata invano dalla ferocia della Guardia Civil del Generale Franco, fu realmente protagonista di imprese ardite e divenne un personaggio della leggenda popolare.
Il medico parigino e il giornalista barcellonese sono due opposti temperamenti, idealista il primo, cinico e venale l’altro, raffinato borghese il francese, grossolano e abituato ad arrangiarsi lo spagnolo. Ma Nourissier riesce a convincere Infante, in cambio di danaro, a buttarsi sulle tracce della Pastora, per squarciare la cortina del suo enigma, svelarne finalmente la natura, le motivazioni, il destino.
La ricerca segue i sentieri selvaggi già percorsi dalla bandita; entra nelle cittadine e nei villaggi di pietra antica dove aveva trovato odio ma anche complicità; fruga nei segreti di comunità ermetiche e diffidenti. Il rischio per i due è mortale: finire nelle mani della Guardia Civil, che occulta perfino il nome della ribelle, oppure restare in un fosso con un coltello in petto, per una parola in più, per uno sgarbo non calcolato.
In questa storia di avventura e solitudine è dominante lo scenario naturale: le montagne a sud dell’Ebro, tra la Catalogna e l’Aragona, per lungo tempo, dopo la fine della guerra civile, rifugio disperato degli ultimi resistenti. È la Spagna sordida e triste della dittatura che vi si staglia, sorpresa nella provincia nascosta dove più feroci sono i ricordi di gesti imperdonabili; dove più profonda è la solitudine rimasta; e più tenace la rassegnata miseria materiale.
E di tutto ciò, dell’impossibile perdono, dell’abissale solitudine, della miseria irredimibile, alla fine La Pastora appare mitica incarnazione anche ai due avventurieri. Accomunati e in parte giustificati dalla meraviglia per la natura umana, ne riconoscono il segreto e la pura innocenza. Quasi fosse, nel suo totale esser diversa, la salvezza da una storia collettiva insopportabilmente crudele.
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Innanzitutto un abbraccio (Auguri!), e poi bisogna anche aggiungere che hai delle figlie deliziose 😉 Davvero un bel bottino; per quanto mi riguarda, leggerei volentieri il libro di Giménez-Bartlett, di cui ho già sentito parlare bene in giro, così come i racconti di Brian Friel. Paolo Rumiz ho già in cantiere di iniziarlo, avendo da poco acquistato Annibale. Mi attirano anche le interviste fatte a Brodskij, ma credo che avrò prima il piacere di leggere qualcosa sulle tue pagine, visto che sono impegnata per mesi con altre letture.
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Grazie Alessandra! me li gusterò con calma e attenzione. Alcuni sono autori che già conosco e apprezzo, altri sono novità e quindi ho molta curiosità…
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Lieta di essere tra i complici ;): non vedo l’ora di scoprire il tuo punto di vista su Dove nessuno ti troverà. Rumix e Brodskij sono due bei tipetti su cui ho messo gli occhi da un po’: penso che ci regalerai un altro mese di recensioni di alto livello! Buone letture!
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La Giménez-Bartlett la conosco molto bene e quindi ho molte aspettative; Rumiz è uno dei miei preferiti… comunque, continuo a tenere sotto controllo le vostre recensioni perché mi date sempre delle belle soddisfazioni!! 😉
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Buon compleanno allora 🤗
La Pastora è un personaggio indimenticabile e la Bartlett in questo romanzo storico si mostra all’altezza di vari generi. Sa rendere il clima di sospetto e di verità mai svelate, in quella Spagna, in maniera eccellente. Lo metto al primo posto nella tua classifica. In attesa delle tue recensioni buona lettura
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Grazie! anch’io ho molte aspettative su quel romanzo…
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complimentissimi per le recensioni, veramente brava
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Tanta vita del mio amato Alejandro Palomas. Se è il primo libro che leggi di questo scrittore ti consiglio di recuperare “Capodanno da mia madre”: è il mio preferito!
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Grazie, Francesca, lo farò senz’altro!
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E come sempre… tanto da imparare da tutti!
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grazie Vincenza!
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Di Alicia Giménez-Bartlett ho letto la serie con “Petra Delicado”, un personaggio nato dalla penna di questa grande scrittrice. Pedra è una donna poliziotto dl carattere complesso, dura ma idealista! Un personaggio alla Montalbano oserei dire, con tutte le contraddizioni e le intuizioni del commissario italiano. Come lui è quasi di mezza età e come lui sembra non invecchiare mai!
Mi piace molto la Giménez-Bartlett, i suoi tratti un pò noir, un pò sarcastici la rendono giallista nel senso pieno della parola. Secondo me si avvicina molto a Camilleri (che come sai adoro). Degli altri proposti non ho letto nulla, mi sa che dovrò riscattarmi quanto prima 🙂
Ciao Pina
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Anch’o ho letto la serie di Petra e mi è piaciuta molto. Un pochino meno “Segreta Penelope”. sono curiosissima di leggere questo perché ho letto varie recensioni di blogger che stimo e ne hanno parlato molto bene. vedremo…. ciao e buona serata!
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Interessante la raccolta d’interviste sulla poesia – non che gli altri non lo siano, ma mi interessa soffermarmi su quel libro. La questione della metrica soprattutto mi ha incuriosito: io, che cerco di recuperarla le volte in cui scrivo in versi, trovo parecchio interessante che un autore moderno abbia potuto ritrovare il fascino in un sistema di regole che prima era stato rigettato perché “vecchio” e ora conoscono più i critici e i professori che gli stessi poeti. Credo che un riutilizzo si possa sempre tentare, anche solo per mantenere viva la memoria dell’eccezione e trasgressione che il verso libero rappresentava quando apparve: oggi che è regola, secondo me, ha perso potenza.
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mi trovi d’accordo
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🙂
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Cento di questi giorni, come si dice. Vado a comprarmi il Brodskij, la poesia moderna è per me terra incognita, chissà che non mi aiuti a orientarmi.
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incuriosisce molto anche me, lo prenderò presto in mano. fammi sapere, quando lo avrei letto, la tua opinione. grazie per la visita
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Poter condividere i nostri interessi con i figli è una gran fortuna!
Ringrazia tua figlia per i libri scelti, trattano di diversi argomenti
Ho annotato la lista sul mio quaderno magico
Scusa del ritardo con il quale ti mando i miei più sinceri Auguri di un felice compleanno
A volte mi diverto come Alice nel paese delle meraviglie…
Immagino di festeggiare tutti i non compleanni, quindi ogni giorno(tranne uno) festeggio!
Un caro saluto
Adriana
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Grazie Adriana! un abbaccio
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Sei uno scrigno di tesori ❤
Io ho appena iniziato "Americanah", lo conosci?
A presto,
Vicky
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Ne ho sentito parlare molto bene, ma non l’ho ancora letto. Fammi sapere cosa ne pensi, appena lo finisci!
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d’accordo, per me è tutto una scoperta… ciao Pina – giusto? se no… ennesima figuracciaaaaaaa
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Giusto cara! 🙂 questa autrice nigeriana mi incuriosisce per cui mi farà piacere leggere i tuoi commenti. A presto!
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