Torniamo ad ammirare l’arte che ritrae la montagna, sperando che ci faccia sentire un po’ di fresco in queste assolate giornate estive! Oggi vi parlo di un pittore italiano non famosissimo, che ha tanto dipinto e amato la montagna, Cesare Maggi, e poi vi propongo una carrellata di altri artisti – più conosciuti – che si sono ispirati all’ambiente di montagna per alcune delle loro opere.
Cesare Maggi (Roma 1881- Torino 1961) nacque da una famiglia di attori. Il padre lo indirizzò agli studi classici e poco più che quindicenne cominciò nel 1897 a frequentare la bottega del pittore livornese Vittorio Corcos prima e di Gaetano Esposito a Napoli dopo. Esordì nel 1898 all’Esposizione annuale della Società di Belle Arti di Firenze ma la svolta decisiva nella carriera artistica di Cesare Maggi avvenne alla mostra allestita presso la Società di Belle Arti di Milano nel 1899, mostra dedicata alla memoria di Giovanni Segantini.
Studiò a Parigi, Milano e, infine, Torino dove si stabilì. Espose al Circolo degli Artisti, alla Promotrice e alla Quadriennale di Torino. Grazie all’amicizia e al rapporto professionale e commerciale con Alberto Grubicy che presentò otto sue opere al Salon des Peintres Divisionnistes Italiens di Parigi, si impose rapidamente diventando uno tra i più importanti esponenti del secondo divisionismo. Partecipò a tantissime rassegne italiane ed europee e nel 1912 gli fu dedicata tutta una sala dell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Dopo una parentesi dedicata al ritratto, si dedicò ai paesaggi. Dal 1936 ricevette la cattedra di Pittura all’Accademia Albertina di Torino. La specialità di Cesare Maggi erano le vedute di alta montagna, le più sentite dall’artista ma dipinse anche molti ritratti e nature morte. Morì a Torino nel 1961.
Anche Sisley ha dipinto un bellissimo paesaggio innevato:
Un pittore che ha fatto della montagna il soggetto dei suoi dipinti è l’inglese Theodore Compton. Il nome di questo pittore e alpinista è noto a tutti gli appassionati di letteratura alpinistica: le sue immagini illustrano, infatti, importanti opere dell’epoca classica. Fu anche un buon alpinista e dunque conosceva molto bene l’ambiente. La pittura di Edward Theodore Compton è insieme realistica (tanto da raffigurare le crode o le scene di azione alpinistica con grande precisione di particolari) e pervasa da un senso romantico dell’atmosfera, resa da pennellate impressionistiche o da tratti di penna rapidi e suggestivi. Sulle cime, raggiunte magari dopo scalate impegnative, egli si fermava a lungo per ricavare gli schizzi che ben presto (di solito già al ritorno in rifugio) trasformava nei lavori definitivi.
Personalmente, oltre Segantini, amo la visione di Cézanne, che vedete in copertina, e che vi ripropongo qui sotto: due visioni del monte Sainte-Victoire:
e il visionario Van Gogh:
Una fuga, anche solo immaginata, al fresco ci sta benissimo, ancora meglio se è artistica. P.S Cézanne e Van Gogh sono i miei preferiti 😉
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A proposito di fughe e montagna, e di consigli di lettura, ti consiglio di leggere “Fuga sul Kenya” di Felice Benuzzi (se cerchi, ho fatto anche la recensione)
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Vado subito a vedere 😉 grazie per il consiglio!
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Grazie bel post su un pittore che non conoscevo… domani pomeriggio mini fuga in montagna a 1400 metri…
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Ciao Pina! Bellissimo post! Mi ha “rinfrescata” vedere questi ameni paesaggi innevati!
Maggi è un pittore che non conoscevo ma i suoi lavori mi hanno colpita. Grazie per averne parlato!
Un saluto, Claudia
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Cesare Maggi è un artista che conosco ora grazie al tuo articolo.
Ciao 🤗
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Leggo sempre con trasporto quando il tema è la montagna – e “guardo”, pur nella limitatezza della mia comprensione del “visivo” (la meraviglia di Segantini!) – anche se, dico la verità, non vengo affascinata dalle grandi salite, dalle epopee di conquista; ne conosco bene, e spero, di conseguenza, di comprendere l’emozione, il desiderio, la passione che le anima; ma sento, sempre, l’altra faccia, un “maschile” aggressivo che non mi appartiene, da cui rifuggo.
Poi c’è chi sale in pace; chi mette in conto il rischio con rispetto e lentezza. E la bellezza della salita, il respiro largo e silenzioso della vetta sono ineguagliabili.
Hai notato? Manca il femminile, o del femminile non si parla, nelle grandi epopee della montagna, anche se ci sono, certo, donne in quel mondo, e ci sono uomini che vi portano meravigliosamente la loro parte femminile.
In effetti, credo “si salvi” l’Appennino; con le sue genti.
C’è un libro bellissimo, che credo introvabile, salvo ovviamente in biblioteca, che mi piacerebbe moltissimo recensire (quasi un senso di dovere) e cui spesso penso, ma dal quale mi ritraggo perché è un libro che mi fa male (a me; è un libro ineguagliabile e buono).
“Primo in cordata” di Roger Frison-Roche. Monte Bianco, mondo delle guide alpine di allora (1941).
Vedi che vigliaccata? Cerco di risolvere rifilandolo a te. Ne saresti affascinata, nel caso tu non lo conosca (ma non penso, è vecchio, e ne avresti, qui, parlato).
Fammi smettere. Sempre ringraziandoti
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Cara Ivana, rinfrancata dalle tue riflessioni, non posso fare altro che mettermi a cercarlo. Grazie per condividere i tuoi pensieri, illuminanti come fari nella notte
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Ahi! Ho scoperto che, al solito, basta Amazon; un’edizione economica Garzanti del 64 che non conoscevo, 4,10 euro. Per me è stato, al tempo, un regalo, che un amico di famiglia ha fatto a mio fratello, bambino, non ancora in grado di leggerlo, divenendo dunque di fatto un regalo per me, decisamente più grande.
Oggi sta nella mia biblioteca, in compagnia di una prima edizione francese trovata a Parigi, per poco soldo – e il venditore mi ha guardata bene e ha detto “lo sa,vero, di aver fatto un affare? Ma non lo voleva nessuno!” per giustificare il basso prezzo, credo.
Ho risposto che sì, lo sapevo. L’affare era solo affettivo, ritengo; ma lui ne è parso contento.
Faticosissimo in francese, essendo intriso di dialetto valdostano; che, per la verità, anche in italiano….
Mi sento in colpa. Se lo leggerai, mi dirai. Nei confronti di questo libro (che pure è stato un grande successo editoriale) io non sono neutra.
Grazie di tutto (illuminazioni a parte)
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