Teresot, Teresot, cos’hai fra le gambe, Teresot? Chi ti ha fatto quel vestito, Teresot, quella sottana lunga lunga, nera nera che ti scende fino ai piedi? Da dove sei saltata fuori, Teresot? Dal secchio del carbone? Da sotto un sasso? Dalla terra del cimitero? Da dove è saltata fuori una bambina come te?
Dove nessuno ti troverà, di Alicia Giménez-Bartlett, Sellerio editore Palermo 2011, traduzione di Maria Nicola
Il romanzo della scrittrice catalana presenta una trama incentrata su due poli narrativi: la storia, reale, della Pastora e la ricerca sulle sue tracce condotta da un giornalista spagnolo e da uno psichiatra francese.
La Pastora, nata come Teresa Pla Meseguer, è un personaggio reale: nata negli anni Venti nella Catalogna rurale e arretrata, in un contesto familiare segnato dalla miseria, dal duro lavoro e da molti lutti, nasce con una malformazione genitale che ne rende incerta l’attribuzione sessuale. La madre, per difenderla, la registra come femmina, ma crescendo risulta presto chiaro che la sua identità sessuale sia maschile.
Quand’ero nata mi avevano messo il nome da femmina sul registro della parrocchia, perché si vedeva che non ero normale, e nessuno capiva bene se ero maschio o femmina. «Una femmina almeno non deve andare soldato. Un maschio lo spogliano per la visita, e chissà che vergogna a farsi vedere». Pensava a me, la mia povera madre, si preoccupava per quello che mi poteva capitare.
L’infanzia e l’adolescenza di Teresa sono segnate dalla violenza: le sorelle la picchiano con ogni pretesto, gli altri bambini la prendono in giro, la strattonano ma lei, dotata di un fisico mascolino, cerca di difendersi come può. Per evitare il peggio, la madre è costretta ad affidarla ad un’altra famiglia presso la quale, poco più che bambina, Teresa inizia a lavorare. Per lei è difficile essere accettata come persona e progressivamente si isola nei boschi, sulle montagne, lavorando come pastora.
Gli anni della sua gioventù sono quelli della guerra civile spagnola, un contesto di inaudite violenze e sopraffazioni a cui, soprattutto in Catalogna ed Aragona, gruppi di partigiani, negli anni Quaranta e Cinquanta cercheranno, invano, di resistere. Il maquis – il movimento partigiano spagnolo – si muove e si nasconde negli stessi territori della Pastora e ciò sarà l’occasione per lei di entrare a farne parte, divenendo un elemento importante per la sua conoscenza del territorio impervio, delle masserie isolate e dei rapporti tra gli abitanti, e soprattutto per cambiare definitivamente la sua identità in Florencio ed essere accettata come uomo.
Florencio, nome di battaglia Durruti, conosciuta e indicata sempre come la Pastora, partecipa a molte azioni e ben presto diventa uno dei maggiori ricercati dalla Guardia Civil; ometto di entrare nel dettaglio delle sue gesta e del suo destino per lasciare intatta la curiosità e la scoperta del lettore.
Il racconto dell’autrice, pur essendo romanzato, è costruito su solide basi documentali: come da lei indicato, principalmente attingendo al volume “Dal monte al mito” di José Calvo, ampiamente arricchito dalle sue conoscenze storiche su quel periodo e sul territorio in cui la storia è ambientata. La sua bravura sta nel fare uscire il personaggio dallo stereotipo che le è stato cucito addosso, dandole spessore emotivo e umano: pagina dopo pagina, emerge la persona, attraverso le sofferenze, la solitudine, i rapporti con i partigiani, in particolare con Francisco, e la crescente consapevolezza della propria identità sessuale.
Su questa storia reale, si innesta la finzione narrativa della sua ricerca da parte dei co-protagonisti del romanzo. Il giornalista di Barcellona Carlos Infante scrive un articolo – vagliato dalla censura – sulla Pastora e desta la curiosità dello psichiatra francese Lucien Nourissier, che da anni conduce studi sulla mente criminale; il professore chiede aiuto al giornalista perché vuole incontrare questo personaggio così ambiguo e mitizzato, vuole conoscerlo e capirne la psicologia.
Il romanzo si arricchisce e si fa ancora più intenso, ponendo a confronto i due temperamenti: borghese ed idealista, mosso dalla curiosità di medico ed intellettuale il professore parigino, venale e cinico il giornalista, ancorato e condizionato alle logiche dei rapporti di potere che determinano un equilibrio sempre sull’orlo del tracollo. Lo sforzo dell’autrice nel rendere i meccanismi relazionali tra loro – attraverso soprattutto dialoghi ed atteggiamenti – è magistrale: il lettore ha la sensazione di essere di fianco a loro, di vederli muovere e sentirli parlare.
La loro lunga convivenza e l’essere accomunati da un unico obiettivo, li porta a conoscersi sempre più approfonditamente: si scontrano, si riconciliano, si sostengono in questa lunga e sfinente ricerca, impantanandosi a volte, influenzandosi a vicenda e finendo per non essere più gli stessi, accrescendo le loro consapevolezze personali e relative alla storia e al Paese in cui si muovono.
La vita della Pastora ci viene narrata dalla sua stessa voce, in un lungo racconto, suddiviso in capitoli che si alternano a quelli in cui seguiamo le vicende dei due “ricercatori” visti da un occhio esterno. Il suo è un racconto intimo e dettagliato che svela la vera natura di un personaggio additato come un pericolo pubblico, uno spietato assassino, colpevole di furti e pestaggi; è anche un resoconto delle azioni compiute con i partigiani, vicende narrate in modo semplice e a volte fatalistico, tragiche negli esiti e condannabili solo se non si tiene in considerazione le motivazioni da cui scaturivano.
Il romanzo si può leggere come un lungo cammino: la Pastora, andando a ritroso nella propria vita, i due compagni di ricerca procedendo in avanti nel loro incerto futuro, tutti coprono una lunga distanza, fisica, temporale e morale. E, alla distanza, saranno profondamente cambiati.
Una storia molto intensa, narrata con grande maestria, capace di fare riflettere ed utile per conoscere un tragico periodo della storia spagnola. Per lo stesso motivo, vi consiglio la lettura de “Il libro di mio fratello” di Berbardo Atxaga, uno dei più noti autori baschi che ha raccontato una storia che ha lo stesso sfondo storico. Per maggiori informazioni sulla guerra civile spagnola potete consultare la pagina: http://www.storiaxxisecolo.it/antifascismo/Guerraspagnaa.htm
Copio il link all’editore: https://sellerio.it/it/catalogo/Dove-Nessuno-Ti-Trovera/Gimenez-bartlett/4734
Potete leggere l’incipit qui.
Secondo me sei una grande
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Grazie ! 🙂
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“La sua bravura sta nel fare uscire il personaggio dallo stereotipo che le è stato cucito addosso, dandole spessore emotivo e umano”: questo è uno dei punti chiave del romanzo. Mi è piaciuto rileggere questo romanzo insieme a te e riscoprirne il fascino. Lo hai raccontato con rara maestria, catturandone l’essenza.
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Ti ringrazio Benny; accade molto spesso che ci troviamo sulla stessa lunghezza d’onda… 😉
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La Pastora è un personaggio indimenticabile. Giménez-Bartlett scrive benissimo questo romanzo storico
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L’ho apprezzato molto: un grande sforzo, preciso, puntuale e con molto pathos
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Mi è scappato il tasto prima di concludere su quello che mi sembra, oltre alla figura della Pastora, un altro elemento forte del romanzo, cioè il clima di diffidenza, sospetto, paura che tanti anni di franchismo hanno prodotto
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Sì, viene fuori in modo prepotente
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Un libro che ho amato moltissimo. Buona domenica. Isabella
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Uno dei migliori di questa autrice prolifica e poliedrica. Ho amato molto anche le storie legate al personaggio Pedra Delicado, ma questo ha un altro spessore. Buona domenica anche a te, Isabella
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Un abbraccio a te
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Ciao, non passo di qui da lungo tempo ma spero di recuperare qualcosa. La storia ha sicuramente molti punti d’interesse, mi pare proprio uno di quei casi in cui la realtà supera la fantasia.
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Ciao, ben ritrovato! Diciamo che la bravura dell’autrice sta nel prendere un episodio reale e farne letteratura
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È davvero una cosa difficile, ci sto provando anch’io 😉
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Grazie per la segnalazione, lo leggerò sicuramente 🙂
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mi farà piacere conoscere il tuo parere
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Anche Alicia avrebbe apprezzato questo pezzo.
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Sei molto generoso!
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In effetti avevo già letto la tua recensione, ma è stato di nuovo un piacere 🙂
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