prospettiva nevskij vista da gogol“Non c’è niente di meglio della Prospettiva Nevskij, almeno a Pietroburgo, dove essa è tutto. Di che cosa non brilla questa strada, meraviglia della nostra capitale! So con certezza che non uno dei suoi pallidi e impiegatizi abitanti cambierebbe la Prospettiva Nevskij con tutti i beni della terra.”

Parlando di San Pietroburgo a chi non viene in mente il famoso incipit del racconto di Gogol’ che porta il suo nome? Anche se, come ci racconta Brokken nel suo interessantissimo libro appena pubblicato, il suo volto oggi è cambiato, parzialmente deturpato dalle catene di negozi che la globalizzazione ha disseminato in tutti i continenti.

Bagliori a San Pietroburgo, di Jan Brokken, Iperborea 2017, traduzione di Claudia Cozzi e Claudia Di Palermo

Brokken copertina 1Il libro di Brokken mi ha fatto compagnia per una settimana; un record, per me che di solito un volume di 200 pagine lo leggo massimo in due giorni. Non perché mi stesse annoiando; al contrario, è talmente denso di personaggi che sono ciascuno un monumento, che ti stimola continuamente la curiosità di approfondire. Achmatova, Dostoevskij, Šostakovič, Blok, Mandel’štam, Stravinskij e tantissimi altri. Brokken è bravissimo a tessere l’intreccio delle vite di poeti, scrittori e musicisti che si sono incrociati, amati o odiati, che hanno lottato per resistere alle pressioni del potere, zarista o bolscevico non fa differenza, che nelle sue più violente repressioni, ha fatto di tutto per annientare gli artisti e gli intellettuali che non si asservivano o che poco celebravano, o che semplicemente avevano lo sguardo troppo rivolto ad Ovest. Il tutto sullo sfondo di una San Pietroburgo dipinta con tocchi quasi impressionisti.

San Pietroburgo con la neveLeggere le sue pagine è come seguirlo per le vie di questa città che mi verrebbe da dire eterna, che ha resistito a tutto, che è caduta e risorta, cambiando spesso nome, ma mai perdendo la sua identità più profonda: quell’essere a metà tra Oriente e Occidente, il suo tendere alla cultura francese, senza dimenticare il richiamo delle steppe, quel suo fluire continuo, come l’acqua della Neva e le fredde onde del mare del Golfo di Finlandia.

Brokken intreccia i ricordi del suo primo viaggio del 1975 nell’allora Leningrado, a quelli del viaggio più recente del 2015: i luoghi lo riportano indietro nel tempo e ad ogni angolo, ad ogni palazzo, rievoca le grandi figure che da lì sono passate. Brokken ha la capacità di condensare in poche folgoranti parole dei ritratti perfettamente centrati dei tanti personaggi di cui parla nel libro, guardandoli attraverso gli occhi di chi li ha conosciuti, o leggendo le loro opere, o ascoltando la loro musica. Anche se non è così, si ha quasi l’impressione che li abbia conosciuti di persona, che abbia conversato con loro, raggiungendo una confidenza tale, da raccogliere i loro pensieri. Qualche esempio:

“Nella descrizione di Iosif Brodskij era di un’eleganza incredibile e aveva gli occhi di un leopardo delle nevi, di un grigioverde pallido – tremo solo al pensiero di occhi del genere che mi guardano.”

ci dice di Anna Achmatova. E poi riporta cosa lei diceva di Šostakovič:

“era silenzioso, nervoso e sempre spaventato, anche quando non aveva più nulla da temere e aveva ottenuto i più alti riconoscimenti per le sue sinfonie: «Porta la sua fama come una gobba che ha dalla nascita.» Lei era il suo esatto contrario, portava la sua fama sulla testa come fosse la guglia dorata dell’Ammiragliato.”

Struggente il ricordo di Esenin, morto suicida a trent’anni; così come è molto malinconico quello di Nadežda Mandel’štam, moglie e vedova di Osip. Non conoscevo la storia nel dettaglio e le pagine di Brokken mi hanno scatenato una grande curiosità nel rintracciare la raccolta di memorie di Nadežda. Fu pubblicata per la prima volta col titolo inglese di “Hope against hope”, speranza contro speranza: in russo Nadezda significa proprio speranza. Se volete approfondire questa vicenda, vi consiglio l’articolo pubblicato diversi anni fa da Gabriella Alù sul suo blog (https://nonsoloproust.wordpress.com/2010/06/21/lepoca-e-i-lupi-nadezda-mandelstam/).

san pietroburgo canaleRivelatrici le parole di Nina Berberova alla fine della sua vita, che Brokken ci svela così:

“Prima della sua morte, nel 1993, visse il più grande privilegio di un esule: poter fare ritorno nella terra natale. Soggiornò per un mese nella città che per lei aveva continuato a chiamarsi San Pietroburgo. Quando un giornalista la definì «una roccia che era sempre rimasta ferma e incrollabile», scosse decisamente la testa: non era affatto una roccia, era un fiume, perché dalla sua partenza e da quel buio anno 1922 era rimasta in movimento per tutta la vita.”

Il libro è davvero un prezioso faro che conduce il lettore attraverso la città, le sue glorie passate  e la sua attuale identità, corredato di foto suggestive e di citazioni: un lavoro molto letterario che sicuramente vi stimolerà e vi regalerà una lettura affascinante.

Sul blog trovate alcuni post che ho scritto prendendo spunto dalla galleria di personaggi: Pjotr Konchalovskji , Anna Achmatova, ritratti, Malaja Morskaja, San Pietroburgo, Shostakovich, la resistenza al potere, Valentin Serov, la luce sopra a tutto .

Copio il link all’editore: http://iperborea.com/titolo/474/

L’incipit lo trovate qui.