Apparentemente era l’ultima dea vivente della prima linea. Ma in realtà no. Non c’era niente in lei di quello che aveva reso celebri le donne della sua stirpe. (…) cominciò a emergere davanti ai suoi occhi quale fosse il suo vero ruolo e capì cosa le si richiedeva, in che modo poteva contribuire. Lei, che sola si trovava al confine di quei mondi separati, con un piede nella scienza e l’altro radicato profondamente nella sostanza della vita delle dee. Il suo scopo, si disse, era scoprire i destini di tutte le donne della sua stirpe, far emergere le loro storie dall’oscurità del passato e, soprattutto, informare il mondo dell’eccezionalità della loro arte.

 

L’eredità delle dee, di Kateřina Tučková, Keller editore 2017, ed. originale 2012, traduzione di Laura Angeloni, immagini di copertina e interni archivio Getty Images

Se desiderate leggere un romanzo che vi porti in un luogo impervio e poco conosciuto, che vi immerga in credenze e magie (bianche e nere) che risalgono al Seicento e alle streghe bruciate sui roghi, arti magiche che il Nazismo ha cercato di utilizzare a suo beneficio e che l’avvento del socialismo reale nell’allora Cecoslovacchia ha provato ad estirpare del tutto, ecco allora l’avete trovato.

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Foto di Andrej Chudy

Si tratta dell’affascinante romanzo di Kateřina Tučková, giovane e talentuosa autrice, divenuto un caso letterario. Non so quanto tempo le abbia richiesto la scrittura di questa opera, ma so che lo ha speso in modo eccellente. È riuscita a mettere insieme una storia accattivante, un affresco etnografico e storico, un mistery novel, un dramma psicologico: tante sono le componenti di questo geniale romanzo, che se decidete di prenderlo in mano, non riuscirete più a mettere giù fino alla fine. Perché la scrittura è magistrale – il giusto mix di suspense, di dramma, di descrizioni paesaggistiche e umane precise e realistiche –, la storia è singolare, l’accuratezza nella produzione dei documenti dell’indagine – veri o immaginari che siano – è più che verosimile.

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Veniamo al dunque. La storia è ambientata nella regione di Kopanice, nel villaggio di Žitková; questa regione morava si trova al confine tra Moravia e Slovacchia, sui pendii dei monti Carpazi Bianchi. Oggi la zona è al confine tra la Repubblica Ceca e la Slovacchia; è un’area naturale protetta per la varietà della sua flora e della sua fauna, alcuni tipi di orchidea crescono solo in questa zona. Ed è proprio la conoscenza e l’uso delle proprietà delle erbe e piante uno dei poteri delle dee, che di esse si servivano per curare malattie del corpo e dell’anima, per propiziare gravidanze e innamoramenti. Poteri che scaturiscono da conoscenze antiche, tramandate di generazione in generazione dalla linea femminile, un misto di saggezza popolare e credenze che si rifanno alla contaminazione tra i retaggi del paganesimo e la religiosità cristiana. Un fenomeno che risale indietro nel tempo ma che è sempre rimasto vivo, conferendo alle dee (o vogliamo chiamarle streghe?) un’aura di eccezionali poteri, capaci addirittura di influenzare le condizioni atmosferiche, di vedere nel passato e di divinare il futuro (e già dal verbo divinare possiamo intuire perché, in quella zona, le chiamino le dee).

La protagonista, Dora Idesová, a seguito dei fatti drammatici che hanno stravolto la sua vita e dopo anni difficili in cui si è vista strappata agli affetti superstiti alla tragedia che l’ha colpita, inizia un percorso di ricerca per risalire alle origini di queste pratiche. La ricerca in realtà l’aveva già cominciata con la produzione della tesi di laurea, alla facoltà di Etnografia. Ma non aveva approfondito fatti di cui non era ancora a conoscenza; soprattutto, allora, non erano ancora stati resi pubblici gli archivi contenenti i documenti della StB, la polizia segreta della Repubblica socialista cecoslovacca. Potendoli ora consultare, si rende conto di tutto l’apparato di menzogne e di spionaggio che ha ruotato attorno ai protagonisti di queste vicende: le dee, in primis la zia Surmena, che l’ha cresciuta, sua nonna e lei stessa.

Documento dopo documento, le si svela una miniera di informazioni e di retroscena che la convincono a volere andare a fondo, una volta per tutte, alla storia delle dee e della sua vita.

Per farlo, Dora ci trasporta indietro nel tempo, come ad esempio quando ci racconta delle dee, considerate streghe, che nel Seicento venivano mandate al rogo, via via fino ai primi anni del Novecento, dove tutto è comunque rimasto piuttosto immutato in queste terre isolate, poco alfabetizzate, legate ai cicli stagionali della terra, all’allevamento del bestiame e alle credenze e tradizioni ataviche. La ricerca porta Dora, e noi lettori con lei, nel periodo della Seconda guerra mondiale, durante l’invasione tedesca: perché i nazisti erano così interessati alle dee? E che tipo di rapporti ebbero con loro? Dopo la guerra, all’instaurazione dello stato socialista, l’avversione verso le dee e le loro pratiche è forte: tanto da farle considerare nemiche pubbliche, e farle internare in manicomio, come accade a Surmena, l’ultima dea, zia da parte di madre di Dora.

Stuckova katerinacrittrice, giornalista, curatrice di mostre e autrice di opere teatrali, Kateřina Tučková (1980) si è laureata in Storia dell’Arte e Boemistica all’università FF MU di Brno e ha conseguito un dottorato in Storia dell’Arte presso l’università Karlová di Praga. Già autrice di varie pubblicazioni specialistiche in ambito artistico, si impone sulla scena letteraria ceca con il romanzo Vyhnání Gerty Schnirch (L’espulsione di Gerta Schnirch) del 2009, vincendo il premio Magnesia Litera 2010 (Categoria Premio dei Lettori) e guadagnando la candidatura ai premi Josef Škvorecký e Jíří Orten.

L’eredità delle dee” è uno dei libri più venduti in assoluto nella Repubblica Ceca. È stato tradotto in quindici lingue.

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L’incipit lo trovate qui.