(..) e ad affidarsi d’ora in poi unicamente ai suoi sensi. E davvero tutti i suoi sensi, nessuno escluso, rimasero travolti ed estasiati da quell’immersione tutta d’un fiato in quel mercato nel cuore dell’Africa, tra un popolo millenario e fiero, i cui sorrisi, saluti e schiamazzi costituivano la merce più preziosa e il tesoro più impagabile, e che la fece in un baleno sentire accolta e “a casa” al suono cantilenato e ovunque gioiosamente ripetuto di obroni a kwaaba.

Il tesoro degli ashanti. Viaggio in Ghana, di Francesca Giommi, edizioni aras 2017

“Obroni a kwaaba”, benvenuta ragazza bianca: questa è la frase che Isabel, protagonista del romanzo di Francesca Giommi, si sente ripetutamente indirizzare durante la sua permanenza in Ghana da ragazzini schiamazzanti, ma anche dagli adulti che, incuriositi, la guardano e le rivolgono attenzione.

Ghana re ashantiMa, chi sono gli ashanti? Gli ashanti oggi sono uno dei maggiori gruppi etnici che costituiscono la popolazione del Ghana; in passato, furono un impero, una nazione potente, con un territorio molto esteso, che comprendeva anche zone degli attuali  Togo e Costa d’Avorio; un popolo fiero, disciplinato, che sviluppò il proprio benessere attorno alla capitale Kumasi, in un territorio ricchissimo di foreste, di animali e anche di oro. Gli ashanti ingrandirono il loro regno anche verso sud, verso la costa, dove poterono fare proprie le rotte commerciali ed entrare in affari con gli olandesi che, su quelle coste, erano già presenti ed attivi da tempo. E fu proprio l’oro ad attirare l’interesse delle nazioni colonialiste, in particolare l’Inghilterra; gli ashanti si opposero strenuamente alla forza militare inglese, in guerre sanguinose che però, alla fine, videro predominare gli inglesi, che sottomisero queste popolazioni, costituendo la colonia Costa d’oro. Durante il loro dominio fecero parecchie razzie derubando questo popolo di tutto ciò che era possibile. Gli ashanti continuarono e continuano tuttora a mantenere vive le loro tradizioni e la figura del loro re. Oggi il regno fa parte della nazione del Ghana, che raggiunse l’indipendenza nel 1957.

Francesca Giommi è dottore di ricerca in letterature postcoloniali, africane e di migrazione, e ha una solida e vasta conoscenza della storia e della cultura di queste popolazioni, approfondita in anni di studi, di pubblicazioni e di viaggi. Proprio questi viaggi sono stati lo spunto che le ha permesso di ideare il romanzo, nel quale la storia del viaggio della protagonista Isabel si inserisce e attinge a quanto l’autrice ha potuto conoscere e assimilare di persona. L’ho conosciuta durante la presentazione del libro alla libreria Cultora di Milano.

 

La trama del romanzo si sviluppa attorno al desiderio di Isabel di andare in quei luoghi che ha studiato all’università: parte, da sola e zaino in spalla, accompagnata dalla sua inseparabile Rough Guide e si immerge totalmente, fuori da qualsiasi atteggiamento turistico, intenzionata a conoscere nella maniera più genuina un popolo mitico e, come si rivelerà nella realtà, accogliente e festoso.

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Mercato a Kumasi

Al suo arrivo si porta dietro gli schemi mentali e il modo di vivere europeo: l’impatto con questa realtà tanto diversa, dove toccherà con mano anche gli aspetti negativi come l’arretratezza e la povertà, sarà all’inizio molto forte, e la turberà. Una volta ambientata e dopo essersi spogliata di questi limiti nella visione della realtà, riuscirà ad apprezzare tutti gli aspetti positivi: la sincerità nel relazionarsi, la semplicità di un modo di vivere che attribuisce importanza non tanto agli aspetti esteriori, quanto ai sentimenti, insomma un ritorno verso ciò che di naturale e vero le persone possono esprimere.

Il viaggio diventa quindi una metafora della vita, si fa crescita umana e conoscenza, scoperta di sé e dell’altro. In queste città, in queste persone, incontrerà prima di tutto se stessa, divenendo più forte e più matura. Sarà anche l’occasione di rivedere un ragazzo che aveva conosciuto in Inghilterra durante l’Erasmus e con cui aveva iniziato una sincera amicizia: John si trova in Ghana come volontario dei Corpi di Pace, insieme a molti altri ragazzi e ragazze che Isabel conoscerà e apprezzerà.

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Castello degli schiavi a Cape Coast

Il racconto di questo viaggio è ben sviluppato anche nei rimandi storici, ad esempio legati alla tratta degli schiavi che, razziati nelle regioni dell’interno, venivano rinchiusi nei forti e proprio da queste coste, venivano imbarcati per essere venduti nel Nuovo Mondo. C’è dunque tanto dolore con cui Isabel viene in contatto e questa esperienza non solo non la lascerà indifferente, ma al contrario la segnerà nel profondo, facendole acquisire consapevolezza e determinazione. Ci sono bellissime e poetiche descrizioni della natura, dei villaggi e delle tradizioni.

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Stazione dei tro-tro a Kumasi

Ci sono anche tanti momenti divertenti in cui chi legge non potrà fare a meno di sorridere, come nei racconti dei viaggi sui tro-tro, dei taxi collettivi un po’ scalcinati, in cui si viaggia stipati e si fa conoscenza con figure come il predicatore. Oppure, nel sobborgo di Teshie ad Accra, di fronte alle bare personalizzate: veri e propri artisti-artigiani lavorano in strada costruendo bare a forma di pesce, di bottiglia di birra, di gallo, di cellulare addirittura. È una vera e propria arte che si rifà alle credenze religiose secondo le quali la morte non è una fine definitiva ma bensì l’inizio di una nuova vita nell’aldilà, che vede i trapassati aumentare il loro potere ed influenzare le vite di chi è ancora in questo mondo e che deve quindi cercare di tenerseli buoni.

Il tesoro degli ashanti” è un romanzo che leggerà con piacere chi ama confrontarsi con realtà diverse e sconosciute, chi non ha timore di affrontare le diversità, sapendo che arricchiscono e coscienti che quando si parte in cerca dell’Altro, se si tengono gli occhi e tutti gli altri sensi ben vigili, si può scoprire un vero tesoro: l’umanità.

Qui potete leggere l’incipit. Il romanzo è pubblicato da Aras Edizioni, nella collana “Le valigie di Chatwin”.