L’attesissima esposizione del pluripremiato fotografo americano, considerato universalmente l’erede di Robert Capa, è la prima tappa internazionale di un tour nei più importanti musei di tutto il mondo. La mostra propone una imponente riflessione individuale e collettiva sul tema della guerra. Curata da Roberto Koch e dallo stesso James Nachtwey, Memoria rappresenta una produzione originale e la più grande retrospettiva mai concepita sul suo lavoro.
Palazzo Reale, Milano, fino al 4 Marzo 2018
Oggi, dopo averci molto riflettuto, ho deciso di vedere la mostra; è stata una decisione difficile, perché sapevo che mi avrebbe causato una grande sofferenza. E così è stato. Ma, credetemi, vale la pena di vederla.
La mostra raccoglie duecento immagini divise in 17 sezioni sui suoi ultimi 35 anni di lavoro: fotografie che ha scattato a Gaza, El Salvador, Indonesia, Giappone, Romania, Somalia, Sudan, Iraq, Afghanistan, Filippine, sul genocidio in Ruanda e il giorno dell’attentato dell’11 settembre negli Stati Uniti, fino alla crisi dei migranti in Europa. Scatti che documentano la guerra, la fame, le tensioni sociali e le epidemie. Volti allucinati, corpi in decomposizione, uomini ridotti a scheletri che si trascinano senza speranza; senza filtri né ipocrisie, senza strumentalizzazioni politiche, con un unico scopo: documentare le atrocità, l’inferno sulla terra, per far sì che non si dimentichi, che restino impresse nella memoria e possano servire a comprendere di quanto male possa essere capace l’uomo quando è accecato dall’odio, dalla sete di potere, dal fanatismo.
“Anche nell’era della televisione, la fotografia mantiene una capacità unica di cogliere un attimo fuori dal caos della storia per conservarlo e tenerlo sotto i riflettori. Mette un volto umano su eventi che potrebbero altrimenti offuscarsi in astrazioni politiche e statistiche. Si dà voce a persone che altrimenti non ne avrebbero una. Se il giornalismo è la prima bozza della storia, allora la fotografia è ancora più difficile, perché per catturare un attimo non si dispone di una seconda possibilità”.
le foto sono indubbiamente efficaci come un pugno nello stomaco a farti sputare il bolo di traverso che ti stava soffocando, ma non ti viene mai il dubbio, il timore, che questi fotografi che documentano ogni orrore possibile abbiano un cinismo sconfinato, una insensibilità solida che permettono loro di scattare foto su foto anzichè allungare una ciotola d’acqua a chi sta morendo di sete?
ml
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Al contrario, credo che persone così abbiano una grande sensibilità poiché ciò che gli sta a cuore è urlare in faccia al mondo l’orrore di cui l’uomo può essere capace quando perde la sua umanità. Le sue foto sono e vogliono essere crudeli, per non edulcorare o giustificare ciò che documentano. Ciò che esprimono è che non ci può essere alcuna giustificazione per quello che accade. Non c’è riscatto religioso o politico, e nemmeno storico, poiché ancora oggi la storia si fa con le guerre e la fame e tutto ciò che si porta dietro. Il fotografo può solo testimoniare e farci vedere quello che altrimenti i nostri occhi e le nostre coscienze non vedrebbero. Per farci capire che c’è chi muore e chi guarda morire. E noi siamo colpevolmente dalla parte di chi guarda, come il fotografo. Noi vediamo lo scatto, ma non conosciamo il gesto umano che il fotografo compie fuori da quel momento, dunque trovo difficile, anche per questo, definire la sua opera cinica.
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“E noi siamo colpevolmente dalla parte di chi guarda, come il fotografo.”
mi trovi d’accordo con questa affermazione e forse è proprio questa l’essenza del mio disagio che riversavo sul fotografo.
buona giornata, Pina
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Buona giornata anche a te Massimo
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La fotografia mi ha sempre affascinato per la capacità di fermare l’attimo, di renderlo unico e nel contempo ripetibile poiché trasmette continuamente sensazioni ed emozioni. Però è anche vero, come viene fatto notare nel commento precedente, che determinate immagini fanno pensare ad un fotografo che in quel momento mette la propria sensibilità nella produzione di ciò che vuole fissare e non nei confronti della persona che ha di fronte
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capisco il tuo punto di vista, ma non sono d’accordo, come ho risposto a Massimo
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Diciamo che è un dubbio, ciò non toglie che ci sia grande ammirazione per chi documenta e si assume anche grandi rischi nel documentare gli orrori del mondo
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contiamo di venire a vederla amo le foto che raccontano memorissando grande eventi, Capa è sempre il mio mito , grande artista dalla vita breve ma intensissima. buondì paola
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ciao cara e buona giornata anche a te!
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❤ ❤ ❤
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Ho visto la mostra e ho pensato che se non ci fosse quest’occhio indiscreto (un occhio di valore nel caso di questo grande fotografo dal nome impronunciabile) noi continueremmo a ignorare quello che di terribile è accaduto e accade. Ci insegna che la fotografia può diventare uno strumento di riflessione potente perché è una testimonianza diretta e senza veli. Negli scatti di questo fotografo vedo tanta umanità.
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Credo che la fotografia sia un’arte affilata come un coltello. Sono “tremendamente” belle queste foto e così magnetiche da non riuscire a smettere di guardarle. Incredibile.
[anche tu stai avendo problemi di visualizzazione WP?]
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problemi di che tipo? mi sembra tutto normale…
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Non mi fa modificare vecchi msg, non vedo la lista degli articoli dei blog che seguo ed altre pagine -_-
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Hai mandato una richiesta di assistenza? così è un grosso problema…
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Ho scritto sul forum WP, nel programma gratuito non esiste un’assistenza -_-
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accidenti…
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