Decisi di farmi un regalo per il mio cinquantesimo compleanno e di attraversare tutta la Russia, da Mosca a Vladivostok, in compagnia di questo libro. (Reportage dal Ventunesimo secolo, ndr)

Finalmente mi capitava l’occasione giusta per realizzare il sogno giovanile e scavalcare come Kowalski in solitaria e al volante di una macchina un intero continente. Solo che il mio era due volte e mezzo più grande dell’America, dopo Čita la strada asfaltata finiva, e io mi ero messo in testa di andarci d’inverno. Dovevo assolutamente assaggiare l’inverno in Siberia.

Febbre bianca, di Jacek Hugo-Bader, Keller editore 2016, ed. originale prima edizione 2009; traduzione di Marzena Borejczuk

Un viaggio nel cuore ghiacciato della Siberia”, si legge in copertina: viaggio compiuto dall’autore, reporter del più importante quotidiano polacco, a bordo dell’unica possibile auto utilizzabile:

Decisi di comprare a Mosca un’auto di produzione russa con targa locale, così avrei potuto raggiungere l’Oceano Pacifico senza dare nell’occhio. Le uniche macchine russe con quattro ruote motrici sono la Lada Niva (ma gli intenditori del posto mi dissero che al di là degli Urali nessuno sapeva ripararla), e la Lazik, un fuoristrada robusto che anche un conducente di trattori del kolchoz sarebbe stato capace di aggiustare con una martellata, pare infatti che sia l’automobile meno complicata del mondo.

Uaz jeep

Dopo avere apportato tutte le modifiche necessarie a garantirgli le migliori probabilità di sopravvivenza  su strada, Jacek Hugo-Bader parte per questo incredibile viaggio, una sfida ad ogni ragionevole dubbio, un’immersione nel cuore dolente della più controversa nazione a cavallo di due continenti. E mentre si addentra nella geografia sofferente di un’umanità ostaggio delle sue più grandi piaghe, l’autore confronta ciò che vede con il futuro che si erano immaginati due reporter russi degli anni Cinquanta.  Stimolati dal loro capo e dalla volontà propagandistica che dilagava in quegli anni, i due pubblicarono il “Reportage dal Ventunesimo secolo”, una visione del futuro brillante della loro nazione nel novantesimo anniversario della Rivoluzione d’ottobre (e cioè nel 2007).

Ma la realtà che si trova davanti Hugo-Bader è di tutt’altro tipo.

Il racconto e il viaggio partono da Mosca, il 24 novembre 2007 e finiscono a Vladivostok il 1 marzo 2008, con una pausa di un mese, a Natale, in cui l’autore torna a casa in Polonia per mantenere la promessa fatta alla moglie.

Mosca russia

A Mosca, Jacek compila un vocabolario di termini usati dagli hippy – in russo volosati, capelloni – o meglio, da quelli che sono ora gli eredi di quel movimento iniziato alla fine degli anni Sessanta, per raccontare come vivono oggi, attraverso una galleria di ritratti personali e di indagine sociologica: l’eroina, l’alcol, le retate della polizia – corrotta – che portano in galera o all’ospedale psichiatrico.  E poi “I cani rabbiosi”, il rap sporco, l’hip hop, il “punk rock da guerra fredda”, il gangasta rap: l’underground musicale moscovita, tra alienazione, droga, alcol, prostituzione  e contagio da HIV.

Il picco del contagio in Russia si registrò nel 2001; ora, anche se sono aumentati – sulla carta – i fondi destinati alla cura e alla prevenzione, i dati ufficiali sono largamente sottostimati rispetto alla situazione reale. Le zone più colpite sono quelle più ricche, dove più persone possono permettersi di comprare la droga e dove manca la cultura dell’utilizzo di dispositivi sterilizzati e dell’uso del preservativo. Le zone meno colpite sono le regioni più povere, dove in pochi possono permettersi la droga e dove è invece largamente usata la vodka.

Taiga-Siberia

La “febbre bianca” che compare nel titolo si riferisce a quella che si può considerare una delle piaghe del paese, soprattutto delle zone povere della taiga, dove l’unica legge è quella della forza, dove la corruzione dilaga (in realtà è un fenomeno che riguarda tutto il paese, in special modo le forze dell’ordine e i funzionari statali) e dove tutti si ubriacano fino ad uccidersi, specialmente i giovani, come si apprende dalle varie interviste:

«Sia chiaro, anche i russi bevono da far paura, ma gli indigeni… roba da far rizzare i capelli! È un vero e proprio olocausto. E peraltro sta scomparendo la fascia più giovane, in apparenza quella con più prospettive, soprattutto uomini. Muoiono in maniera orrenda. Si imbottiscono di alcol e si sparano, o si impiccano, o si sdraiano sulle rotaie del treno. Abbiamo a che fare con un’epidemia di suicidi. E di omicidi.

Russia Izevsk
Iževsk

Durante il lungo viaggio, Jacek Hugo-Bader fa molti altri incontri; ad esempio il vecchio compagno Kalašnikov: sì, proprio lui, quello che ha inventato il tristemente noto fucile, il simbolo per eccellenza di stragi e attacchi terroristici. Lo incontra a Iževsk, negli Urali, la capitale russa dell’industria degli armamenti. Ma Iževsk è anche “una città della mafia” , perché si producono armi e girano soldi, e “uomini d’affari”.

Su sei Cristi attualmente presenti sulla terra, tre vivono in Russia. Uno di loro non si è ancora rivelato, ma possiede già la sua Chiesa e i suoi seguaci. Il secondo si chiama Grigorij Grabovoj e sta in galera per aver spillato soldi ai genitori dei bambini uccisi dai terroristi a Beslan con la promessa di resuscitarli. Il terzo è Sergj Anatol’evič Torop, pittore autodidatta ed ex poliziotto, battezzato dai propri seguaci Vissarion, vale a dire “colui che dona la vita”, anche se di solito lo chiamano semplicemente “Insegnante”.

Insomma, una galleria di personaggi e una società ben lontana da quello che ci si aspetta; un mondo che vive ai margini, proiettato in una vita diversa da quella a cui erano abituati durante il Comunismo, trascinandosi dietro vecchi problemi e vivendone drammaticamente di nuovi. Un affresco che non lascia indifferenti, che apre gli occhi su ciò in cui si è trasformata la ex Unione Sovietica, in quelle provincie lontane anni luce dalle città della Russia europea; anche il passaggio per Mosca mostra che non è tutto oro quello che luccica, dove l’uso di droghe è tipico di tutti gli strati sociali, così come l’alcolismo, la prostituzione e la feroce corruzione che permea, a tutti i livelli, l’apparato governativo e dirigenziale, e dove la malavita spadroneggia indisturbata.

Un reportage che dipinge una realtà cupa con uno stile realista ma permeato da una vena ironica che aiuta ad alleggerire, a lasciare da parte i pregiudizi e le condanne superficiali, per stabilire una vicinanza emotiva con chi, con i mezzi che ha a disposizione, conduce la sua battaglia di resilienza.

hugo bader jacek foto

Sotto il link all’editore, dove potete leggere una bella intervista all’autore.

https://www.kellereditore.it/romanzi-racconti-e-reportage/368-febbre-bianca-jacek-hugo-bader-2.html?showall=1

Inoltre, vi segnalo questo sito dove potete leggere un profilo dell’autore:

https://polonicult.com/hugo_bader_urss/

Qui trovate l’incipit

Vi consiglio la lettura anche dell’altro reportage, sempre dedicato alla Russia, “I diari della Kolyma”