La storia dietro quella fotografia è la storia della nostra amicizia. Di noi quattro. Non so con certezza come sia iniziata. Non so con certezza cosa l’abbia tenuta insieme fino a oggi. E non so con certezza se proseguirà, ora che le nostre vite stanno cambiando. In effetti, l’amicizia è una faccenda strana, secondo me. Sono ormai cinque anni che traduco dall’inglese articoli accademici di argomento umanistico o sociale, e non ho ancora trovato un articolo che analizzi la questione in profondità. Certo, oggi tutto dev’essere statistico ed empirico, mentre è difficile quantificare e calcolare distanza e vicinanza, fedeltà e tradimento, amore e nostalgia. E forse non è neppure necessario.

La simmetria dei desideri, di Eshkol Nevo, Beat Bestseller Neri Pozza 2015, traduzione dall’ebraico di Ofra Bannet e Raffaella Scardi

La storia di una amicizia tra quattro uomini: è questo il fulcro del romanzo, grazie al quale le loro personalità si rivelano, si giustappongono, si completano. Quattro amici che si conoscono dall’ultimo anno del liceo e che hanno intrecciato le loro vite scandite da un appuntamento fisso: i Mondiali di calcio.

Ed eccoci al ’98, ha concluso Churchill. Quattro Mondiali in tutto.

Fortuna che ci sono i Mondiali, ho aggiunto io. Così il tempo non diventa un blocco unico, e ogni quattro anni ci si può fermare a vedere cos’è cambiato.

Caspita!, ha commentato Churchill. Era sempre il primo a capire, quando dicevo frasi del genere. A volte era anche l’unico.

Sapete qual è la vera fortuna? Esserci l’uno per l’altro, ha detto Ofir.

E in occasione dei Mondiali del ’98, uno dei quattro amici, Amichai, propone un’idea che diventa una specie di profezia, o meglio, un proiettare in avanti i propri desideri, sperando, allo scadere del termine, di vederli realizzati.

Quel che ho pensato, ha detto, è che ognuno potrebbe scrivere su un bigliettino dove sogna di trovarsi fra quattro anni. Dal punto di vista personale, professionale. Da tutti i punti di vista. E ai prossimi Mondiali apriremo i biglietti e vedremo cos’è successo nel frattempo.

L’intreccio parte da questo gioco/scommessa su se stessi, sulla propria capacità di sognare e di inseguire il sogno, fino a realizzarlo. Una scommessa con la vita e con tutto quello che ci mette di mezzo per far sudare un traguardo. Una porta aperta tra di loro, per suggellare il legame che li unisce, l’amicizia salda che, come un binario, fa correre le loro vite in modo parallelo, senza mai discostarsi, senza perdersi di vista. E quali desideri possono esprimere i quattro amici? Saranno così diversi, visto che loro lo sono?

L’impianto del romanzo è costruito con un duplice io narrante: Churchill e Yuval; un escamotage letterario che proietta, l’uno dentro l’altro, due modi di interpretare la vita. Due personalità molto diverse anche se, per certi versi, potrebbero essere le due facce della stessa medaglia. Churchill, che si ritrova tra le mani il manoscritto di Yuval, apre e chiude la narrazione; viene investito del compito di revisionare il manoscritto del romanzo che l’amico Yuval ha scritto, per poterlo dare alle stampe e realizzare il suo desiderio. Yuval è la principale voce narrante, è dalle sue parole che veniamo a conoscere tutta la storia di questa amicizia.

Ma chi sono i quattro amici?

Churchill – soprannome eloquente di Yoav – è l’avvocato ambizioso, affascinante e dominatore, padrone di sé e capace di attrarre l’attenzione delle ragazze:

E poi era stato Churchill a fondare la nostra compagnia al liceo. O per meglio dire, non era stato lui a fondarla, ma noi a riunirci intorno a lui come pecorelle smarrite.

Yuval, malinconico e introverso, cresciuto con un’educazione anglosassone che lo rende controllato in ogni aspetto della vita, incapace di amare altre donne oltre Yaara, traduce dall’inglese articoli accademici per gli studenti. Ofir fa il copywright in una agenzia di pubblicità, fino a quando, in preda ad una crisi di identità, parte per un viaggio in India che gli cambia la vita, e dove trova l’amore di Maria, che torna con lui in Israele per iniziare una nuova vita insieme. Amichai  che si è sposato giovane con Ilana detta “la piagnona”, con la quale ha due figli gemelli; è lui che lancia sempre mille iniziative, molte delle quali vengono poi abbandonate. È sua l’idea dei bigliettini su cui scrivere i desideri per vedere, dopo quattro anni, se si saranno realizzati.

Il romanzo è il racconto di questi quattro anni e di tutto quanto accade nelle vite dei quattro amici e delle donne che ruotano intorno a loro: Ilana, Yaara e Maria, tre donne diverse che hanno, ciascuna, un ruolo fondamentale nelle vite del quartetto, spostando gli equilibri, imprimendo svolte importanti, incidendo sui legami.

Yuval conduce la narrazione, dal suo punto di vista, dando voce a sé e agli altri protagonisti, osservandoli e trascrivendo i loro umori, fallimenti e successi, alternando il presente al passato con dei flash back. Dal suo racconto emergono fatti importanti: l’Intifada, il servizio militare obbligatorio, le contraddizioni della società israeliana, i conflitti generazionali, lo stile di vita diverso tra la grande città, Tel Aviv, e la città di Haifa da cui i quattro provengono. Eventi che però rimangono sullo sfondo, anche se hanno delle ripercussioni sul presente, in quanto il focus del romanzo è sulle relazioni tra i personaggi, sul profondo legame di amicizia che li unisce e sugli effetti che esso ha sulle loro vite. Tuttavia, il costante senso di instabilità che aleggia sulla società israeliana, i conflitti e le ingiustizie, riemergono inconsciamente nelle vite dei protagonisti, talvolta assumendo connotati più concreti, altre rendendo ancora più evidente la necessità di un collante che resista anche a tutto ciò che intorno a loro sembra poter disgregare i legami tra le persone. Ciò che unisce i quattro amici è un sentimento forte, che resiste anche agli “anni di gesso”, come li ha definiti una volta Ilana, prendendo la definizione dai suoi studi di psicologia: “gli anni in cui il carattere delle persone s’indurisce, si cristallizza. Come il gesso.

La loro amicizia, maturata e rodata nel tempo, capace di resistere anche ai litigi e alle ripicche, si nutre di regole non scritte, un codice di comportamento mai esplicitato a parole, ma acquisito con i fatti, dettato dalla naturale empatia che rende speciale il loro rapporto.

Haifa Israele
Haifa, immagine web

Sono tanti i temi che emergono, oltre all’amicizia, e che danno al lettore molti spunti di riflessione. Come il tema della depressione latente, che a volte nemmeno le persone più vicine riescono a percepire, e la paura delle sue conseguenze quando invece diventa palese – Yuval e Maria; o come il tema del rapporto conflittuale padre-figlio, e di quanto poi, alla lunga, i figli finiscano per assomigliare ai padri, o, nel caso di Amichai – il cui padre è stato ucciso in Libano – quanto pesi la sua assenza; o come il tema del viaggio, momento cardine di una vita, come avviene per Ofir nel viaggio in India o per Yuval e Churchill nel viaggio in Sud America da adolescenti; e ancora la capacità di amare una persona e di costruire un rapporto solido; o il tema del pensiero filosofico, indagato attraverso la redazione della tesi di Yuval, dall’emblematico titolo “Metamorfosi. Filosofi che hanno cambiato opinione“.

Yuval vuole mettere per iscritto ciò che è stata la loro vita fino a quel punto, per testimoniarla a nome di tutti, per dare a se stesso uno scopo di vita, in un momento in cui gli sembra che tutti gli altri stiano realizzando, in qualche modo, il loro progetto di vita, mentre lui è ancora al palo, fermo esattamente dov’era quattro anni fa, o forse ancora prima. In questo modo, attribuendo alla parola scritta, oltre alla funzione di memoria, l’ulteriore funzione di collante, di barriera contro il rischio di perdersi di vista per sempre.

Per tutti i lunghi mesi in cui ho scritto, ho sentito che i miei amici erano con me. Vicinissimi. Come una volta, al liceo, prima che arrivassero i lavori, le aspirazioni e le Yaare a dividerci. Non che avessero scelta: ero io a scrivere. Ero io a tirare i fili trasparenti, ero io a spostarli da un posto all’altro, a decidere che aspetto avevano, cosa provavano, quando avrebbero parlato e quando invece si sarebbero morsi le labbra. Ho attribuito a me stesso le righe più belle, le più intelligenti, per compensare il fatto che in realtà, durante la maggior parte dei nostri incontri, tacevo tenendo nascosti i  miei piccoli pensieri amari, o i miei piccoli pensieri generosi; ora tutti quei pensieri si erano liberati dalle manette dell’autocontrollo, erano evasi dalla loro prigione e ballavano la danza della libertà nell’enorme spazio bianco del foglio.

Insomma, un romanzo bello, intenso, coinvolgente; una storia in cui ciascuno può riconoscere qualcosa di sé, della propria esperienza nelle amicizie e negli amori, nei grandi quesiti attorno a cui ruota la vita di ognuno. E chiudo con una citazione del poeta israeliano che fa capolino nel romanzo.

Mi ha assalito un’acre nostalgia,
come la gente d’una vecchia foto che vorrebbe
tornare con chi la guarda, nella buona luce della lampada.

Yehuda Amichai

eshkol_nevoEshkol Nevo è nato a Gerusalemme nel 1971. Dopo un’infanzia trascorsa tra Israele e gli Stati Uniti ha completato gli studi a Tel Aviv e intrapreso una carriera di pubblicitario, abbandonata in seguito per dedicarsi alla letteratura. Oggi insegna scrittura creativa in numerose istituzioni. Oltre a Nostalgia (Mondadori 2007), in classifica per oltre sessanta settimane e vincitore nel 2005 del premio della Book Publishers’ Association e nel 2008 a Parigi del FFI-Raymond Wallier Prize, ha pubblicato una raccolta di racconti intitolata Bed & Breakfast e il saggio The Breaking Up Manual.

Potete leggere l’incipit qui.

Qui potete leggere la recensione de “L’ultima intervista.

Qui potete leggere la recensione di “Tre piani