«Siamo diventati amici! – scrive con entusiasmo la Brandeis in una lettera -. Abbiamo parlato di Ezra Pound, di T.S. Eliot, dell’Inghilterra, dell’America e dell’Italia». «Vestito con buon gusto», ma già vecchio a 37 anni (lei 28), molto gentile, «davvero semplice, alquanto brutto e spesso, persino, piatto». Mai una conversazione da cui salvare «dieci parole degne di essere ricordate», postilla la ragazza, che poi però torna a casa e ricomincia, incantata, a leggere il suo libro. Il mese dopo aggiungerà: «Il grande poeta non sa parlare. Mi dice, umilmente, delle cose stupide. E mi piace adesso, non perché somiglia tanto alla sua opera, ma perché non ci somiglia affatto!». Così parlò la futura Clizia, la musa ovidiana di tante poesie de Le occasioni . *
Lo sai: debbo riperderti e non posso (1934)
Lo sai: debbo riperderti e non posso.
Come un tiro aggiustato mi sommuove
ogni opera, ogni grido e anche lo spiro
salino che straripa
dai moli e fa l’oscura primavera
di Sottoripa.
Paese di ferrame e alberature
a selva nella polvere del vespro.
Un ronzìo lungo viene dall’aperto,
strazia com’unghia ai vetri. Cerco il segno
smarrito, il pegno solo ch’ebbi in grazia
da te.
E l’inferno è certo.
Occasioni , Mottetti
Lettere a Clizia, di E. Montale, a cura di Rosanna Bettarini, G. Manghetti, F. Zabagli, Mondadori 2006
Nella primavera del 1933 una giovane italianista americana che ha letto “Ossi di seppia” si reca a salutare Montale, allora direttore del Gabinetto Viesseux, a Firenze. È l’inizio di una intensa relazione che tra alterne vicende durerà fino al 1939. Cantata col nome di Clizia, dedicataria delle Occasioni (“a I.B.”), l’identità di questa donna è rimasta a lungo nell’ombra. Col tempo, dopo la morte di Montale, si è a poco a poco scoperto che la donna dagli “occhi di ghiaccio” era Irma Brandeis, un’ebrea americana studiosa di Dante che nel 1983 ha donato al Gabinetto Viesseux le 150 lettere che Montale le scrisse, chiedendo che fossero secretate per vent’anni. I vent’anni sono ormai trascorsi, e questi documenti vengono oggi pubblicati.
Le muse di Montale, di Giusi Baldissone, Interlinea edizioni 2014
“La ricerca del fantasma femminile percorre tutta l’esistenza di Montale e tutta la sua scrittura”: da Drusilla Tanzi a Gerti Frankel, passando per Maria Luisa Spaziani e Paola Nicoli, fino ad arrivare a Irma Brandeis – la “Clizia” delle Occasioni – questo libro-antologia presenta, con un ricco apparato iconografico, le diverse donne che hanno attraversato la parabola esistenziale del Premio Nobel Eugenio Montale, ispirandone larga parte dell’opera e lasciando una traccia indelebile nella letteratura di tutti i tempi: “forse / ti salva un amuleto che tu tieni / vicino alla matita delle labbra, / al piumino, alla lima: un topo bianco, / d’avorio; e così esisti!”
* Su questo amore di Montale, vi segnalo l’articolo di Paolo Di Stefano, da cui ho tratto la citazione in apertura:
Che storie pazzesche!
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E questa è una….
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Come erano belle le lettere.
Quando ero giovane, esisteva una rivista cedo mensile CIAK 2001 (mi sembra forse questo il titolo) mandai per lettera un annuncio in cui lasciavo il mio indirizzo di casa (adesso sembrerebbe un’eresia) e chiedevo che mi venissero spedite cartoline di paesi, città…di ogni parte di italia. Le collezionavo come fossero oro.
Mi arrivarono vagonate di buste piene di cartoline accompagnate da lettere. Così tante che chiesi alle mie amiche di aiutarmi a rispondere. Non avevo certo i soldi per comprare tutti quei francobolli! Alcune lettere erano davvero bellissime e con questi nuovi amici instaurai una corrispondenza. Alcuni di questi pen friends vennero a trovarmi.
Nacquero delle belle amicizie.
Mi sembra di parlare del Medioevo…
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Che bella questa storia che ci hai raccontato! hai ragione quando dici che oggi sarebbe impensabile dare l’indirizzo di casa…. però, che brutto!
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Ho dei ricordi bellissimi.
Qualcuno mi ha poi cercata su FB e mi ha trovata. Ma la magia di quei giorni non c’è più e mi dispiace. Colpa anche mia che mi sono chiusa più a riccio.
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Che bello! Da conquistare subito!
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queste storie mi intrigano….
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pane per i miei denti!
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eh già!
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Bellissima la poesia. Mi vien da piangere se penso che ci sono stati tempi in cui è esistito qualcosa come un “paese di ferrame e alberature / a selva nella polvere del vespro”.
Benché io sia nata parecchio dopo il 1934, qualcosa del genere ho fatto in tempo a esperirlo, e adesso è perso per sempre e non esisterà mai più. Sigh.
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Come anche certi personaggi che M. descrive nella strada genovese della casa natale «storpi ispidi rognosi»: «Se frugo addietro fino a corso Dogali / non vedo che il Carubba con l’organino / a manovella / e il cieco che vendeva il bollettino / del lotto»
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L’ha ribloggato su Alessandria today @ Pier Carlo Lava.
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…..DEBBO RIPERDERTI MA NON POSSO… invece ho dovuto perderLa .L’avevo letta nel 1951 e non la ricordavo più. Saluti dalle origini, da Via dei Borghi.
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Sorpresa!!! un colpo diretto al cuore….
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