Continuo la lettura dei sonetti raccolti in “Sonetos del amor oscuro

 

Ay voz secreta del amor oscuro

 

Ay voz secreta del amor oscuro

¡ay balido sin lanas! ¡ay herida!

¡ay aguja de hiel, camelia hundida!

¡ay corriente sin mar, ciudad sin muro!

 

¡Ay noche inmensa de perfil seguro,

montaña celestial de angustia erguida!

¡ay perro en corazón, voz perseguida!

¡silencio sin confín, lirio maduro!

 

Huye de mí, caliente voz de hielo,

no me quieras perder en la maleza

donde sin fruto gimen carne y cielo.

 

Deja el duro marfil de mi cabeza,

apiádate de mí, ¡rompe mi duelo!

¡que soy amor, que soy naturaleza!

 

Ah, voce occulta dell’amore oscuro

 

Ah, voce occulta dell’amore oscuro

belato senza lana, ah ferita,

ago di fiele, camelia sfiorita,

foce senz’acque, città senza mura!

 

Ah, notte immensa di linea sicura,

vetta celeste d’angoscia protesa!

Ah, cane dentro al cuore, ah voce offesa,

silenzio senza fine, iris matura!

 

Fuggi da me, calda voce di gelo,

non farmi smarrire nella foresta

dove sterili carne e cielo gemono.

 

Sgombrami il duro avorio della testa,

abbi pietà di me, sciogli il mio lutto,

ché sono amore io, ché sono natura!

 

Mentre a tutti gli altri sonetti il titolo è stato dato dal poeta, per questo, non avendolo, è stato scelto il primo verso come titolazione. Il sonetto riprende nelle quartine lo schema retorico già osservato in “Soneto de la guirnalda de rosas” e cioè la costruzione anaforica che dà un’impronta ossessiva, con la sua ripresa all’inizio di ogni verso dell’interiezione “ay”.

In Q1 si dispone una serie enumerativa piuttosto compatta, in cui molti lessemi vengono concentrati nello spazio breve di quattro versi; la serie subisce un’espansione in Q2, soprattutto nel primo distico, per riprendere il movimento veloce nella seconda parte. Gli elementi, oltre ad acquistare una particolare risonanza determinata dalla struttura re iterativa stessa, vengono ulteriormente enfatizzati dall’esclamativo che scandisce ogni terminazione di verso.

In Q1 e Q2 sono presenti diverse espressioni riconducibili all’immaginario poetico lorchiano, impiegate per definire il suo “amor oscuro”: balido sin lana (lamento indifeso), aguja de hiel (dolore amaro), camelia hundida (delicatezza sfiorita), corriente sin mar (vita senza libertà), ciudad sin muros (persone indifese). La noche inmensa e la montaña celestial amplificano i confini di questo amore, a cui sono però associati connotati dolorosi (angustia, perro en corazón, lirio maduro).

In T1 e T2 Lorca proclama la legittimità del suo amore e il diritto di venire allo scoperto. Il nucleo costituito dalle terzine contiene ancora il momento pragmatico dell’invocazione, dell’esortazione rivolto alla voce, presenza che incombe sull’intero sonetto.

Come osserva Mario Hernández sono però due le voci che, contrapposte, compaiono nel sonetto:

quella dell’io poetico, controllata nella sua passione – caliente voz de hielo -, e quella angosciata e notturna dell’amore oscuro. E questa voce segreta, se da un lato è perseguitata (si suppone socialmente), dall’altro essa stessa minaccia e persegue – perro en corazón -, fino ad apparire associata alla morte – silencio sin confín, lirio maduro.

 

In T1 c’è l’invocazione e la contrapposizione a questo amore oscuro che inesorabilmente porterebbe alla “maleza / donde sin fruto gimen carne y cielo”. A tutto questo il poeta oppone se stesso, il proprio essere rivelato nell’ultimo verso di T2.

Anche in questo sonetto non compaiono encabalgamientos versales, mentre sono presenti quattro encabalgamientos sirrematicos mediales – ai vv. 5,6,9,12. La costruzione piana normativa degli emistichi non è rispettata in molti casi: come si osserva nel primo emistichio dei vv. 3,4,6,7,8,10,12,13,14, tutti a terminazione tronca. Infine, solo due versi – 1 e 5 – sono a minore; si nota anche una certa compattezza nelle pause cesurali, che ben in sette versi cadono tra la sesta e la settima sillaba.