Continua la serie di focus dedicati alle/agli autrici/autori di cui ho recentemente letto più di un romanzo e che mi hanno colpito per la continuità nell’esprimere opere di qualità. A volte capita di leggere un romanzo bellissimo e di precipitarsi a leggere anche gli altri che l’autore/autrice ha pubblicato, salvo poi rimanere delusi. Tipicamente questo accade quando si ha la “sfortuna” di leggere per prima la migliore opera ed avere così grandi aspettative. Non sempre, però, è così; ci sono autori che confermano la loro vena romanzo dopo romanzo, e diventano quindi come dei porti sicuri in cui rifugiarsi quando si è in cerca di una lettura appagante.

Ecco allora il mio punto di vista a cui mi farebbe piacere aggiungere i vostri sugli autori che vi hanno colpito per continuità, così da fare, insieme, una specie di classifica dei “maratoneti” della narrativa.

Parlo oggi di una autrice che per me è stata una rivelazione. I suoi romanzi mi hanno conquistato perché pur trattando storie anche dolorose, sicuramente complicate (come lei stessa dice in uno dei titoli), grazie alla sua scrittura venata di ironia, riesce ad alleggerire l’atmosfera. La sua storia personale, a cui attinge per costruire le storie che narra, è singolare: cresciuta fino a diciotto anni in una comunità chiusa, regolata dai precetti religiosi, si è poi ribellata e allontanata da questa atmosfera claustrofobica e ne ha rielaborato i fatti e i personaggi che traspone nelle opere narrative. Miriam Toews è canadese, nata nel 1964 a Steinbach – vicino a Winnipeg – nella provincia di Manitoba, in una famiglia mennonita. Il padre era un discendente dei primi coloni giunti dall’Ucraina a seguito delle persecuzioni perpetrate dopo la Rivoluzione d’Ottobre; i mennoniti seguono un culto che rientra nella dottrina anabattista e la loro società ha una struttura fortemente patriarcale, invasiva nelle scelte personali e dove il ruolo della donna si riduce alla procreazione.

Elf progettava di andare a studiare musica all’università. Aveva solo quindici anni, ma le autorità avevano appreso da un informatore locale che aveva “espresso il desiderio sconsiderato di abbandonare la comunità” e sospettavano furiosamente di qualsiasi tipo di studi superiori – specie per le ragazze. Per questi uomini, una ragazza con un libro in mano era il nemico pubblico numero uno. cit. da “I miei piccoli dispiaceri

Questo stile di vita ha avuto un effetto devastante sulla famiglia della scrittrice, che pur rimanendo all’interno del castello di regole e precetti, ne avvertiva l’ingiustizia e l’assurdità: il padre di Miriam Toews si tolse la vita nel 1998 buttandosi sotto un treno; a distanza di circa dodici anni, anche la sorella di Miriam, Marjorie – pianista affermata – compì lo stesso gesto.

L’amore è tutto. È davvero la cosa più grande. E sono convinta che noi usiamo tutto quello che è in nostro potere, tutto quello che è alla nostra portata, per tenere vivo l’amore che abbiamo provato. cit. da “Un complicato atto d’amore

La sua esperienza personale legata all’ambiente religioso in cui è cresciuta emerge nei romanzi I miei piccoli dispiaceri e Un complicato atto d’amore: qui il punto di vista è quello di una adolescente che cerca di dare un senso a ciò che la circonda, opponendosi alle ipocrisie e a uno stile di vita coercitivo. Entrambi i romanzi appartengono a quel genere che tocca nel profondo il lettore, trattano storie dolorose in modo sincero e accorato, fanno appannare gli occhi con qualche lacrima, ma sono anche capaci di fare sorridere, grazie allo spietato umorismo con cui l’autrice parla al lettore.

Mi piace andare in bicicletta fino al confine e guardare l’America. Mi piace pedalare fino ai passaggi a livello nei campi deserti e guardare i graffiti sui vagoni che mi passano davanti a centosessanta all’ora: il modo ideale per apprezzare l’arte. Ringrazio in silenzio gli sbandati di Detroit o St. Louis che portano un po’ di colore nella mia vita. cit. da “Un complicato atto d’amore

Toews fuga copertina

Le storie di Miriam Toews sono anche permeate da un vincolo affettivo forte, la sorellanza. Il rapporto tra sorelle e il filo che le tiene legate anche quando si allontanano, sono il motore che mette in marcia le donne protagoniste dei due romanzi sopra così come di “In fuga con la zia“. In quest’ultimo, una delle due sorelle deve tornare a casa, da dove era fuggita per lasciarsi alle spalle un passato carico di pesi difficili da sopportare. Deve tornare e provare a tenere insieme la famiglia di sua sorella, o meglio i due figli, in bilico sul precipizio della perdizione, e a cui mancano delle figure di riferimento a cui aggrapparsi. Ecco che di nuovo spiccano tra i protagonisti due adolescenti problematici, che portano sulle spalle decisioni non loro e con una malcelata voglia di affermarsi. Questo è un romanzo “on the road“, una fuga rocambolesca durante la quale i protagonisti imparano a conoscersi e cercano di capire cosa vogliono dalla vita. Anche questo ruota attorno ad un dramma familiare e al tema del suicidio.

Sono così stanca. Il mio fidanzato ha preferito Budda a me. Soffro il jet lag. Ho appena accompagnato mia sorella in un ospedale psichiatrico. Sono improvvisamente responsabile di due ragazzi, uno che non spiccica parola e l’altra che non sta mai zitta, e non ho la più pallida idea di come occuparmi di entrambi. cit. da “In fuga con la zia

Nel romanzo “Mi chiamo Irma Voth” si intrecciano due temi cari a Toews: la sorellanza e il viaggio. Il tema del viaggio torna declinato come rito di passaggio verso un’età più consapevole e come scoperta di sé e degli altri. Il viaggio di Irma non è solo una fuga, ma un modo per costruire un futuro diverso, consolidando le sue consapevolezze, imparando ad accettare di sé anche le debolezze e le paure. Il viaggio trasporta Irma in un mondo completamente diverso dal suo, ma la speranza e la fiducia nelle possibilità di successo, le persone che vi incontra, sono le chiavi con cui questa giovane donna e chi viaggia con lei aprirà la porta sulla sua nuova esistenza. Senza, comunque, rinunciare al proprio passato. Come dicevo, la sorellanza rappresenta anche in questa opera il vero legame affettivo forte, quello che resiste alle difficoltà e che dà la forza di reagire. Un legame indissolubile, capace di superare la morte e di manifestarsi anche in modi imprevedibili.

Toews mi chiamo Irma Voth

Irma e la sua famiglia appartengono ad una comunità mennonita e provengono dal Canada: ancora due temi comuni nella narrativa di Toews. E anche qui ritroviamo il seme della ribellione, segno evidente che al susseguirsi delle generazioni, l’attaccamento acritico ai dettami religiosi non è più così forte; il metodo con cui i padri cercano di mantenere in piedi un sistema sociale, e cioè l’isolamento, viene continuamente minacciato, perché, nella società moderna, è sempre più difficile evitare contatti con il resto del mondo.

Aggie mi ha sussurrato delle cose, parole di consolazione di una ragazza di tredici anni. È tornato! ha detto, belle parole e dolci promesse e abbracci, mentre io piangevo. Aggie, tuttavia, non ha allentato la presa. Poi, più tardi, a casa, dopo che lei si era addormentata col viso imbrattato di eyeliner e Ximena aveva tracannato il biberon, scagliandolo poi contro il muro, ho tirato fuori il mio taccuino e ho stilato l’elenco dei peccati che avevo commesso. È importante avere un itinerario, anche se è solo per andare all’inferno. Pag 289

Il più recente romanzo della Toews è “Donne che parlano“. Di tutti, questo è forse quello che colpisce come un pugno nello stomaco nel modo più violento. Anche questo è ambientato in una comunità religiosa: in una remota colonia mennonita chiamata colonia di Manitoba, in Bolivia, nel 2011 un processo rivelò che più di 130 donne erano state ripetutamente narcotizzate con uno spray per sedare le mucche e abusate nelle loro stesse case. Gli autori degli stupri erano gli uomini della stessa comunità. Nonostante il tema sia davvero inquietante e doloroso, la Toews riesce a raccontarlo con levità, senza eludere i fatti, ma con una narrazione che si focalizza soprattutto sul modo in cui otto donne decidono di affrontare la questione. Il romanzo è un inno alla libertà, alla libertà di scegliere e di autodeterminarsi, senza rinunciare alla propria visione morale e religiosa del mondo, ma trovando la forza di metterla in pratica senza esserne sopraffatti. 

Educare i ragazzi e gli uomini di Molotschna non è responsabilità nostra, dice Salomè. Invece forse lo è, controbatte Majal. Specie se questi ragazzi sono figli nostri, e se i loro padri non sono all’altezza del compito. cit. da “Donne che parlano

Toews donne che parlano

Decisamente meno cupo “La mia estate fortunata“, il suo primo romanzo, appena pubblicato da Marcos y Marcos. Fresco, divertente, e allo stesso tempo capace di sondare l’anima femminile come pochi altri. Una storia di vite complicate – il tratto che accomuna tutte le protagoniste della sue successive opere –, di giovani donne alle prese con ciò che dalla vita hanno ricevuto o cercato, o che è soltanto accaduto perché è così che può succedere nella vita, e soprattutto con le loro speranze, con la loro voglia di dare un senso e una direzione alle loro esistenze, cogliendo la felicità laddove è nascosta o può sembrare impossibile.

Toews la mia estate fortunata

Anche “Un tipo a posto” si mantiene su questo registro, regalando al lettore un divertente spaccato di vita nella cittadina di Algren, la più piccola città del Canada. Un’opera leggera e divertente; una leggerezza calviniana, che nasconde dietro alla sua voluta levità molti pensieri profondi, sul senso della vita, sul raggiungimento della felicità e sui sentimenti che tengono unite le persone.

La sua bravura sta proprio nello scendere nel quotidiano, in quel susseguirsi di piccoli episodi che, collegati tra loro, restituiscono un’atmosfera precisa, attirandoci e facendoci sorridere, grazie alla leggerezza che aleggia tra i capitoli; con la sua scrittura precisa e ironica ogni scena diventa unica e necessaria.

Toews un tipo a posto

Date un’occhiata all’illustratore che ha impreziosito le copertine di alcune sue opere….