L’Africa è un universo vasto e variegato, pieno di meraviglie naturali, abitato da popoli dalla storia millenaria, afflitto da mille problemi eppure capace di esprimere una cultura di grande rilievo. Soprattutto a partire dal Novecento – ma non solo -, è un continente che ha offerto al mondo una pluralità di voci e di libri di grande interesse.

Il 2021 è stato un anno speciale per la letteratura africana che si è aggiudicata tre dei maggiori premi letterari internazionali:

Booker Prize a Damon Galgut (Sudafrica) per il romanzo “La promessa

Premio Goncourt a Mohamed Mbougar Sarr (Senegal) per il romanzo “La plus secrète mémoire des hommes” che sarà pubblicato in Italia da Edizioni E/O

Premio Nobel per la letteratura a Abdulrazak Gurnah (Tanzania)

Di seguito trovate una lista di opere che aprono una finestra sul panorama letterario del continente, segnalandovi recensioni mie e di altri bloggers laddove mi è capitato di leggerle. Sentitevi liberi di aggiungere ciò che avete letto di autori africani e volete condividere con noi.

Il viaggio letterario in Africa continua anche in questo post.

Prima di tutto, però, vi segnalo quelle che secondo me sono le case editrici che propongono la migliore offerta nel loro catalogo di letteratura africana:

66th and 2nd

Nella collana Bazar trovate tante proposte.

Edizioni E/O

Nel loro vasto catalogo l’Africa è presente con più di 40 titoli, tutti interessanti.

Naturalmente si trovano autori africani anche nei cataloghi delle grandi case editrici e di altre case editrici indipendenti.

Non mi soffermo sui due grandi autori del Novecento, Wole Soyinka, di cui  vi consiglio questa intervista e questa, tutte da leggere, e Chinua Achebedi cui consiglio “Il crollo“, considerato il suo capolavoro. Questi autori sono ormai noti a tutti ed è facile immaginare che cadrei nello scontato. Merita anche molta attenzione Nadine Gordimer, che ha raccontato il Sudafrica ai tempi dell’apartheid.

Allora, allacciate le cinture e iniziamo il nostro viaggio!

Algeria

Donne d'Algeri nei loro appartamenti

Assia Djebar è stata la prima scrittrice algerina a tematizzare le problematiche sociali e esistenziali delle donne in un paese islamico; è fra gli scrittori del Maghreb più conosciuti nel mondo, tradotta in numerose lingue; sostenitrice dell’emancipazione femminile nel mondo islamico, attivista durante la guerra di liberazione algerina, prima donna regista nella cinematografia algerina, vincitrice al Festival del Cinema di Venezia del Gran Premio della Critica Internazionale. (mia recensione)

Angola

Ondjaki

Recensione di Giulia De Martino pubblicata su Scritti d’Africa:

L’operazione è stata già tentata dall’autore in Buongiorno compagni ( alla cui recensione, presente nel nostro sito, rimandiamo) : presentarci un Angola, uscito dalle lotte per l’indipendenza, ma ripiombato in una guerra civile, con tanto di presenza sovietica e cubana a sostenere il governo dell’MPLA, non con le parole della Storia, ma con le opinioni che si sono fatti dei bambini che la guerra ai ‘portuga’ non l’hanno fatta, ma l’hanno sentita dai discorsi dei grandi in famiglia e in quartiere, dagli insegnanti a scuola e dai comunicati ufficiali alla radio. (continua)

Congo

“Le luci di Pointe-Noire” Alain Mabanckou”

Come diceva Cesare Pavese, “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via”. E per poi tornarci, e andare a cercare le proprie origini, tornare per vedere cosa è cambiato e cosa è rimasto immutato. Per cercare di rivivere situazioni e relazioni; per risentire certi profumi o il gusto di cibi che solo là si possono godere. (mia recensione)

Egitto

Recensione di Chiara Comito autrice del blog Editoria Araba

Le stagioni di Zhat è l’ultimo romanzo del grande scrittore egiziano ad essere tradotto in italiano: arriva dopo La commissione e Warda, pubblicati moltissimi anni fa da – rispettivamente – Jouvence e Ilisso e quasi introvabili. (continua)

Ghana

I cento pozzi

L’ambientazione storica alla base del romanzo – il Ghana dell’età pre-coloniale del XIX secolo – è ricreata con molta attenzione e fondata su una solida conoscenza, dando concretezza sia agli aspetti della vita quotidiana e delle relazioni familiari all’interno delle tribù – le gerarchie e la gestione del potere -, che dal punto di vista socio-economico, raccontando senza reticenze quanto la tratta degli schiavi … (mia recensione)

Recensione di Mangialibri:

Accra, Ghana. La domenica in cui è destinato a morire, Kweku Sai decide di alzarsi all’alba. C’è un bellissimo silenzio e una luce che sembra rosa. Senza fare rumore per non svegliare la seconda moglie Ama, una giovane infermiera bellissima e un po’ scema, l’uomo sposta le lenzuola e scende dal letto. A piedi scalzi scende le scale e va in giardino, poi si ferma a contemplare la sua casa. Una villa a un solo piano, un cortile attorno al quale si aprono quattro porte, una a ogni angolo: la zona giorno, la zona pranzo, la zona notte e l’ala padronale.(continua)

Kenya

Un chicco di grano

Recensione pubblicata su L’Indice, a firma Maria Paola Guarducci

C’erano voluti undici anni perché l’editoria italiana si accorgesse di A Grain of Wheat, bellissimo romanzo pubblicato nel 1967 dal keniota Ngũgĩ wa Thiong’o, “padre fondatore” della letteratura africana in inglese con il Nobel nigeriano Wole Soyinka e il compianto Chinua Achebe. Nato a Kamiriithu nel 1938 e migrato prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, Ngũgĩ risiede ancora in America, dove insegna all’Università della California, ma mantiene stretti legami con la madrepatria, paese amato e odiato che in passato gli ha riservato prigione, esilio, censura. (continua)

Un giorno scriverò di questo posto

Wainaina ha impiegato sette anni per raccontarne poco più di trenta della sua vita in questo memoir di formazione che ha l’impatto di una confessione collettiva, quella del continente africano che si confronta con il mondo. La sua non è un’infanzia di stenti, la sua non è l’Africa degli affamati e delle multinazionali ma un’Africa che vuole trarre forza dalla diversità. Il giovane Binyavanga affronta i ricordi e li distilla nella sua visione emotiva della Storia. Il punto di partenza è un fatto che cambierà per sempre il suo paese. Nel 1978 muore Kenyatta, “il padre della patria”, e gli succede Daniel arap Moi – un kalenjin al posto di un kikuyu. Mentre il Kenya appare al mondo come “un’isola di pace”, impazza la rivalità tra le tribù e il razzismo. Binyavanga non può studiare nella scuola che ha scelto, e questa è solo la prima di una serie di rinunce. Finite le secondarie, decide di emigrare in Sudafrica per studiare finanza ma la nostalgia di casa e un senso di inadeguatezza avranno il sopravvento. Sono i libri a salvarlo: Binyavanga legge sempre, ovunque; si convince che il linguaggio è l’unico modo per dare una struttura al mondo. Ragionare sulle parole lo aiuta a costruirsi una coscienza politica, a laurearsi. E così, a un certo punto, è tempo di agire: “Ho letto romanzi e osservato le persone. Ho scritto quello che vedevo nella testa, ho dato forma alla realtà mettendola in un libro”, perché la vita non è solo capire chi sei ma anche chi dovresti essere.

Gurnah Paradiso

Il romanzo di Abdulrazak Gurnah Premio, Nobel per la letteratura 2021. Motivazione: “Per la sua appassionata e risoluta narrazione degli effetti del colonialismo e del destino dei rifugiati tra culture e continenti”

Kenia, alla vigilia della prima guerra mondiale. Yusuf ha solo dodici anni quando suo padre lo affida allo Zio Aziz, un ricco mercante. Vicino a Mombasa, nella bottega di Aziz, il ragazzo scopre che non si tratta di suo zio, ma del suo padrone. Venduto per pagare i debiti del padre, è costretto a lavorare duramente. Poi un giorno Aziz decide di portarlo con sé per un lungo viaggio all’interno del continente africano. Yusuf conosce la morte e la violenza e impara le difficili regole di convivenza di un mondo sull’orlo del conflitto, dove musulmani, missionari cristiani e indiani coesistono in un fragile equilibrio. Al ritorno Yusuf è un altro: un giovane robusto e avvenente. È ancora schiavo, ma a dargli la libertà del cuore c’è l’amore, quello per la giovane ancella della padrona, Amina. Ma la ragazza cela un terribile segreto e, mentre il colonialismo europeo stringerà le sue maglie sul continente africano, Yusuf capirà il cammino che dovrà intraprendere.

Recensione di Parla della Russia.

Libia

Recensione di Claudia, “Il giro del mondo attraverso i libri

È il 2012 quando Hisham Matar ritorna in Libia, accompagnato dalla moglie Diana e dalla madre. Sono trascorsi trentatre anni dalla sua ultima volta in Libia, all’epoca era un bambino di nove anni. Trentatre anni sono un lasso di tempo lunghissimo, durante il quale sono accadute molte cose: le più importanti, per Hisham, sono state l’arresto e l’incarcerazione di suo padre Jaballa Matar, orgoglioso oppositore del regime di Gheddafi. (continua)

Marocco

recensione di Marina Taffetani su Sonnenbarke:

Di cosa parli il libro è presto detto: in una famiglia marocchina sono nate sette figlie e, all’arrivo dell’ottavo bambino, tutti sperano vivamente che stavolta sia un maschio. Questo perché per tradizione è solo il figlio maschio a poter ereditare, altrimenti la fortuna paterna va agli altri parenti e alle figlie femmine non restano che briciole. Inutile dire che anche l’ottavo figlio sarà una femmina. (continua)

Mozambico

Recensione di Rosella Clavari pubblicata su Scritti d’Africa:

Il romanzo in esame prende spunto da un reale fatto di cronaca: a Cabo Delgado, in Mozambico, dove vengono inviati  quindici giovani studiosi per attività di prospezione sismica, si verificano continui assalti ed uccisioni da parte di leoni e vengono per questo spediti nel luogo dei cacciatori; nonostante la loro presenza, i leoni riescono a farla franca ancora per un po’ di tempo seminando il terrore e la morte. (continua)

Nigeria

Recensione di Benny, sul “vecchio” blog “Unreliablehero

I quattro atti di questo romanzo corale sono incentrato su due momenti particolari della storia nigeriana: i primi anni Sessanta, l’alba di nuove speranze, e gli ultimi anni del decennio, segnati da una cruenta guerra civile. All’inizio del decennio, il sole-Nigeria, finalmente libero dalla nuvola bianca del colonialismo, inizia a risplendere. Però nuove nubi di tempesta si addensano presto all’orizzonte: nel giro di sei anni, il sole si spacca in due metà (Nigeria e Biafra) e si tinge di rosso sangue. (continua)

I nove racconti di questo volume raccontano l’amore nelle sue sfaccettature, nelle sue miserie, nella sua capacità di tenere insieme le persone anche quando si fanno del male. Perché è vero che l’amore è potere; il potere di far sì che una madre anziana abbandonata dai suoi figli trovi la forza di perdonarli e di capire che ormai hanno la loro vita ed altri affetti a cui dedicarsi, o l’amore di un figlio adolescente per la madre alcolizzata e disperata che lo picchia e non si preoccupa di sfamarlo. È un potere forte, che può essere esercitato in forma ricattatoria, … (mia recensione)

Recensione di Federica Privitera pubblicata su Critica Letteraria

La figlia del re ragno racconta la storia di due adolescenti dalle vite opposte, ma i cui i destini si intrecciano irrimediabilmente l’uno con l’altro. A Lagos la diciassettenne Abike, figlia intelligente e smaliziata del ricchissimo magnate Johnson, incontra per strada un giovane venditore ambulante di gelati, Runner G, che si distingue dagli altri suoi colleghi per tenacia e classe, sebbene viva nel famigerato distretto Mile 12… (continua)

Prudenti come serpenti

Baba Segi è un facoltoso poligamo di mezz’età, grassoccio e vanitoso, con un insaziabile appetito per il cibo, le donne e il sesso. Da due anni ha sposato la bella Bolanle, intelligente, istruita e di vent’anni più giovane. La coppia però non ha ancora avuto figli e, disperato, Baba Segi decide di abbandonare stregoni e ciarlatani per rivolgersi alla medicina ufficiale, convinto che la sua bella laureata sia sterile. La decisione scatena un putiferio in casa perché le indagini potrebbero portare alla luce un terribile segreto, gelosamente custodito dalle altre mogli. Se il capofamiglia scoprisse la verità sarebbe la fine per quelle intriganti e la loro numerosa prole… l’unica cosa da fare è passare alle maniere forti e liberarsi dell’odiata Bolanle. Tra complotti e oscure trame domestiche, i racconti di quattro donne in un romanzo divertente, ironico e dissacrante, che è anche una riflessione disincantata e insieme poetica sulla Nigeria contemporanea.

Senegal

Di questo autore non ho trovato recensioni convincenti ai libri; in rete si trova molto materiale sulla sua attività cinematografica, ma non sui libri. Se chi legge questo post potesse indicarmi delle recensioni, gliene sarei molto grata.

Ousmane Sembène è scrittore (e cineasta, e critico: tra i maggiori del mondo africano) del postcolonialismo. Vale a dire, scrittore che ha raggiunto la consapevolezza, semplice e disperata, che l’anticolonialismo altro non è che mettere la storia alla rovescia. Ripartire dalla coscienza dei vinti, riaprire le loro strade interrotte dalle linee inesorabili dell’altra civiltà, ritornare agli incontri tra mondi culturali diversi che, poiché le culture sono tra loro intraducibili, diventano rapidamente scontro e dominio.

Sudafrica

Recensione di Benny, sul “vecchio” blog “Unreliablehero

No, la realtà non è così semplice: Lurie, in quanto esperto del linguaggio, sa che dietro la violenza subita da Lucy si nasconde un messaggio. Il professore e sua figlia vivono in un mondo post-apartheid in cui la lingua è diventata improvvisamente obsoleta: non esiste ancora un lessico condiviso, capace di sanare le ferite, di ricucire i rapporti tra bianchi e neri. L’incapacità di comunicare alimenta l’odio, innescando nuovi cicli di violenza e di vendetta. (continua)

Il romanzo di Yewande Omotoso, sorretto da una scrittura robusta, che riesce ad alternare diversi registri senza soluzione di continuità, indaga molti e cruciali nodi nelle vite delle due donne, scavando nella loro psicologia e mettendo sul piatto questioni come la maternità – vissuta o mancata, desiderata o avversata – l’emancipazione femminilel’amicizia, l’amore, il razzismo – anche nelle sue forme di condiscendenza e ipocrisia – e il modo in cui ciascuno può contribuire al superamento delle reciproche diffidenze. (mia recensione)

Galgut La promessa

Il nuovo straordinario romanzo di Damon Galgut, vincitore del Booker Prize 2021, che racconta il declino di una famiglia bianca durante la transizione del Sudafrica dall’apartheid e dal colonialismo alla società libera. Il racconto inizia nel 1986 e termina nel 2016, abbracciando quindi un trentennio cruciale, sia a livello pubblico che privato, per le vite dei protagonisti. (mia recensione)

Tunisia

Il romanzo si profila come il racconto di una generazione di studenti, impegnati nell’attività politica, pronti a combattere per inseguire gli ideali di giustizia sociale e libertà che, sebbene apparissero alla base della rivoluzione politica e culturale del Presidente, nonostante i progressi e l’emancipazione secolarizzata attuata dal padre della patria, si rivelano sempre più una trappola. (mia recensione)

Uganda

Recensione di Benny, sul blog “Unreliablehero

Intrecciare le radici di un albero genealogico con quelle di una nazione: le saghe familiari sono uno dei modi migliori per raccontare il passato di un paese, perché rendono più intima ed accessibile ai lettori la Storia con la S maiuscola. Cronache africane di Moses Isegawa (Frassinelli, 2002) non fa eccezione: le alterne vicende di una famiglia disfunzionale sono legate a doppio filo al destino della travagliata Uganda. (continua)

Zimbabwe

Recensione di Francesca Giommi pubblicata su Il Manifesto

Nonostante evidenti similitudini tra il vissuto dell’autrice e quello della protagonista del suo romanzo – Darling è una ragazzina di dieci anni che cresce in Zimbabwe compiendo scorribande con una gang di bambini di strada, prima di emigrare verso gli Usa presso una zia alla ricerca di un futuro migliore… (continua)

Approfondimento: vi suggerisco questo interessante articolo che propone un’analisi dettagliata della letteratura africana tradotta in Italia.