Tra i possibili viaggi letterari da proporvi ovviamente non poteva mancare la Toscana, la mia regione di nascita. Anche se vivo ormai da vent’anni a Milano – città che amo – il legame ancestrale con la mia terra d’origine è fortissimo. Infatti non riesco a staccarmi da lei e ci torno ogni volta che posso.

toscana

Inutile elencare tutte le bellezze di questa regione, che fin dal passato ha affascinato letterati, viaggiatori e artisti. Veniamo alla letteratura, o meglio, ai romanzi che sono ambientati in Toscana e che potrebbero farvi venire voglia di passarci un periodo di vacanza. Senza scomodare i grandi autori della letteratura – Dante, Boccaccio, Ariosto, tanto per dire… – di seguito vi propongo la mia personale lista di romanzi ambientati in Toscana a partire dal Novecento, e aspetto i vostri suggerimenti per allargarla.

Per dovere di ospitalità, comincio dall’autore straniero che l’ha fatta amare agli inglesi:

Forster camera con vista

“Camera con vista”, di E.M. Forster

Il conosciutissimo romanzo di Forster, così come il film che James Ivory ne ha tratto, celebrano Firenze e le colline di Fiesole.

Se volete leggere una bella recensione di questo romanzo, vi consiglio quella di Benny, sul “vecchio” blog, “Unreliable hero”.

La Toscana, o meglio Firenze, è anche il set del famosissimo “Inferno”  – libro e film – di Dan Brown.

Una mia cara amica mi ha parlato del romanzo autobiografico “Sotto il sole della Toscana” dell’autrice statunitense Frances Mayes. Infatti racconta dell’acquisto di un casale in Toscana, a Cortona e della vita nella regione, immersi nella bellezza del paesaggio, nelle atmosfere e nelle tradizioni locali. Personalmente non l’ho letto, ma la mia amica mi ha riferito che leggendolo non si può sfuggire al fascino di questa terra…. insomma, potrebbe sembrare un grande spot pubblicitario…. no scusate, sono tremenda….

Passando agli autori di casa nostra, partiamo dai classici del Novecento, che letti oggi ci mostrano una realtà non dico datata, ma comunque afferente ad un periodo storico ormai trascorso. Sono però romanzi di grande caratura letteraria, che mantengono intatto tutto il loro fascino e la capacità di emozionare il lettore.

I romanzi di Carlo Cassola in generale, ma tra tutti suggerisco questo:

Cassola copertina coi sassi

Una relazione, di cui potete leggere la mia recensione. I luoghi sono Follonica, Marina di Cecina e il litorale fino a Livorno.

Una relazione” è un romanzo molto riuscito: perfetta la resa dell’atteggiamento maschilista dominante, della remissività e del fatalismo di una giovane donna che nonostante abbia capito di avere commesso degli sbagli, si vede negata ogni possibilità di svoltare. Perfette le descrizioni ambientali, le atmosfere: leggendolo pare di avere davanti agli occhi un film in bianco e nero, come quelli del cinema neorealista. Il mare invernale e la spiaggia mangiata dal vento di libeccio, la penombra della pineta, la sabbia bagnata dove non ci si può sedere, i viaggi in treno nella luce incerta dell’alba o al crepuscolo. Davvero lo consiglio!

Tra i romanzi di Vasco Pratolini,  che ci riporta a Firenze, suggerisco:

pratolini cronache

Cronache di poveri amanti“, per il quale vi rimando a questo articolo apparso su “Doppiozero”. Romanzo neorealista, è diventato anche un film con la regia di Carlo Lizzani, interpretato da Marcello Mastroianni, e vincitore di numerosi premi. Via del Corno è la protagonista principale del romanzo e le cronache che mette in scena sono quelle della Firenze negli anni che vanno dal 1920 al 1925.

Via del Corno è troppe cose per essere solo una strada: in quei cinquanta metri privi di marciapiedi e di interesse, esclusi dal traffico e dalla curiosità, ci si può imbattere nel meglio e nel peggio del mondo, in cuori e cervelli malati di ossessioni e desideri, ma soprattutto nell’autenticità di un gruppo di persone che usa dire “noi”. Via del Corno “è tutta udito”, e anche quando le finestre sono chiuse, le vicende, le rivalità, gli amori di uomini e donne si intersecano, si mischiano, trapassano da muro a muro. Finché, inevitabilmente, si confondono con il secolo e i suoi eventi: il Duce, il regime, la violenza politica, la repressione. Pratolini diceva che via del Corno – e lui la conosceva bene, per averci abitato da ragazzo – era la sua Aci Trezza, la sua epica popolare. Il romanzo che le dedicò nacque mentre l’autore lavorava con Rossellini alla sceneggiatura di Paisà: aveva il cinema neorealista “addosso” e lo trasferì su pagina, facendo della Firenze degli anni Venti l’icona indimenticabile di un mondo dolente ma vivo, dove la speranza era ancora accesa.

Vi suggerisco anche “Metello” e “Le ragazze di San Frediano“.

Sorelle Materassi

Un altro classico da non perdere è il celebre “Sorelle Materassi” di Aldo Palazzeschi, ambientato a Coverciano, alle porte di Firenze. Due anziane sorelle si lasciano spogliare dei risparmi accumulati in lunghi anni di lavoro come ricamatrici da un nipote, il bellissimo Remo. La loro decadenza economica è però ripagata dalla gioia esuberante del ragazzo, che trasmette alle due zitelle l’illusione di essere anch’esse parte vitale dell’esistenza. In Sorelle Materassi, qui presentato secondo l’edizione definitiva (1960), Palazzeschi realizza pienamente quella sorta di specularità espressiva, tematica, linguistica e psicologica che lo porterà per tutto l’arco della sua attività letteraria a giocare e a “divertirsi” con i contrasti, conducendo la narrazione sempre sospesa sul filo fra comicità e tragedia, fra il riso e la malinconia. Tra l’altro, da questo romanzo, fu tratta una delle primissime fiction televisive della Rai, che la mandò in onda nel 1972, con grande successo (e non dite perché non c’erano alternative… era davvero ben fatta, e con due grandi attrici, Ave Ninchi nei panni della domestica, e Rina Morelli, una delle due sorelle). Tra le comparse ci fu anche Roberto Benigni, ventenne, e del tutto ancora sconosciuto.

Arnetoli esagera la vita logo

A Firenze è ambientato anche il romanzo di Giulia Arnetoli, “Esagera, la vita“. Un romanzo che racconta una storia di resilienza e di rinascita al femminile, che parla a cuore aperto di sentimenti, di lotte, di relazioni difficili; un romanzo che mette al centro il punto di vista femminile ma che pure allarga il suo sguardo, includendo nel suo raggio quella volontà di ricostruire la propria vita, senza rinunciare per sempre a inseguire i sogni che l’hanno alimentata e nella consapevolezza di averne tutto il diritto.

Ambientato tra Firenze e Bolgheri (oltreché a Roma) il romanzo “Il colibrì” di Sandro Veronesi, romanzo con cui si è aggiudicato il Premio Strega nel 2020, per la seconda volta – dopo “Caos calmo“, unico autore con Volponi a vincere due volte -; romanzo da cui è stato tratto anche il bel film con Pierfrancesco Favino nei panni di Marco Carrera.

Il colibrì è tra gli uccelli più piccoli al mondo; ha la capacità di rimanere quasi immobile, a mezz’aria, grazie a un frenetico e rapidissimo battito alare. La sua apparente immobilità è frutto piuttosto di un lavoro vorticoso, che gli consente anche, oltre alla stasi assoluta, prodezze di volo inimmaginabili per altri uccelli come volare all’indietro… Marco Carrera, il protagonista, è il colibrì. La sua è una vita di perdite e di dolore; il suo passato sembra trascinarlo sempre più a fondo come un mulinello d’acqua. Eppure Marco Carrera non precipita: il suo è un movimento frenetico per rimanere saldo, fermo e, anzi, risalire, capace di straordinarie acrobazie esistenziali. Il colibrì è un romanzo sul dolore e sulla forza struggente della vita, Marco Carrera è – come il Pietro Paladini di “Caos Calmo” – un personaggio talmente vivo e palpitante che è destinato a diventare compagno di viaggio nella vita del lettore. E, intorno a Marco Carrera, Veronesi costruisce un mondo intero, una galleria di personaggi indimenticabili, un’architettura romanzesca perfetta come i meccanismi di un orologio, che si muove tra i primi anni ’70 e il nostro futuro prossimo – nel quale, proprio grazie allo sforzo del colibrì, splenderà l’Uomo Nuovo.

Qui trovate la mia recensione.

Sulla spiaggia e di là dal molo

Ci trasferiamo a Viareggio e conosciamo una Versilia ben diversa da quella odierna con “Sulla spiaggia e al di là del molo” di Mario Tobino. «Ricordare una Viareggio scomparsa a coloro che oggi hanno il sorriso della gioventù»: questo si prefiggono i racconti di Sulla spiaggia e di là dal molo, i cui protagonisti sono una terra battuta dal sole e dal vento e un popolo fiero e infantile, anarchico e incline alla dissipazione, avvezzo alle tribolazioni della marineria e amante della gioia di vivere. Di questo popolo e di questa terra Tobino si fa cantore, ne raccoglie i segreti lungamente custoditi, li fonde con rievocazioni di luoghi e persone, ricordi personali, brevi richiami storici. Il tutto unito da un grande amore per la terra natale e da un’ispirazione così vitale e così incantata del proprio oggetto da tradurre in romanzo la storia di un luogo. Anche da questa raccolta è stato liberamente tratto un film, nel 1999, con la regia di Giovanni Fago.

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Conservatorio di Santa Teresa” di Romano Bilenchi. Storia interiore dell’infanzia di Sergio tra campagna e città, “Conservatorio di Santa Teresa”, primo romanzo “definitivo e confesso” di Bilenchi e suo capolavoro, indaga e racconta la formazione impossibile del protagonista stretto fra gli affetti familiari e la scoperta prima del paesaggio e poi di una più complessa e controversa alterità.

Su Mangialibri trovate un’ottima recensione. Anche su Dietroleparole.

Anche tra gli autori più recenti troviamo diversi romanzi ambientati in questa splendida regione. Vi segnalo questi.

Malvaldi telefono senza fili

Il telefono senza fili” di Marco Malvaldi. Protagonisti Massimo e i vecchietti del Barlume. Ambientato nell’immaginaria località di Pineta, si riferisce alla zona costiera compresa tra Pisa e Livorno. Nelle pagine di Marco Malvaldi la raffica di battute in un italiano vernacolare che da solo ha effetto esilarante, la quantità di personaggi che ci appaiono come maschere grottesche e vere, l’imbroglio delle situazioni basate sull’equivoco, si fondono in un equilibrio tra comico e poliziesco che ha evidenti radici antiche nella commedia italiana; e che contemporaneamente è capace di affondare l’artiglio del sarcasmo nel costume dei nostri tempi. Il gruppo e le loro avventure sono anche approdate sugli schermi televisivi, in una serie esilarante di episodi, tutti girati all’Isola d’Elba.

Vichi nero di luna

Nero di luna” di Marco Vichi, ci porta verso le colline del Chianti. Un giovane scrittore fiorentino, Emilio Bettazzi, va ad abitare in una grande casa di campagna che un suo caro amico, prima di morire, aveva preso in affitto. Spera di riuscire, su quelle incantevoli colline del Chianti, a scrivere un bel romanzo. Ma fin dai primi giorni gli capitano cose strane e misteriose. Sente le voci concitate di un litigio provenire da una grande villa che a detta di tutti è abbandonata da anni per via di una vecchia e terribile tragedia. Vede nella notte una sagoma umana mezza nuda che corre nei campi. E scopre che da tempo ci sono delle stragi di galline e conigli che nessuno sa spiegare, nemmeno i carabinieri. Emilio cercherà di venire a capo di quei misteri, inventandosi detective, e nel frattempo conoscerà una ragazza, Camilla, che fa il medico in quella zona. E la sua singolare indagine privata lo porterà a scoprire una verità incredibile, capace di lasciarlo sbalordito… Ma sarà anche una vicenda che lo legherà inestricabilmente a quei luoghi, tanto da indurlo a decidere di restarci a vivere per sempre.

Pignatelli il campo di Gosto logo

Anna Luisa Pignatelli, col suo Il campo di Gosto, offre ai lettori un racconto amaro e profondo, che, attraverso brevi ricordi, traccia la parabola esistenziale di un uomo giunto alla vecchiaia, riflettendo allo stesso tempo sull’iniquità e la crudeltà del mondo. Gosto è un vecchio solo, stretto tra il luogo inospitale in cui si trova a vivere e la malvagità dei suoi compaesani, ma è anche il ritratto di chi non ha mai perso la fiducia nel prossimo e ha mantenuto intatto il suo amore per la vita. Molto evocative le descrizioni dei luoghi, che ci portano in una Toscana antica, a sud di Firenze, nel cuore delle dolci colline verdeggianti e dei borghi che le popolano, le strade costeggiate dai cipressi, i filari di viti e di olivi.

Maggiani meccanica celeste

Maurizio Maggiani ha scritto questo bellissimo romanzo, ambientato in Garfagnana, la zona da cui proviene la mia famiglia paterna e dove ho trascorso tutte le estati della mia infanzia.

Per questo romanzo vi rimando alla mia recensione.

Simeoni per chi è la notte

Anche con questo romanzo vi porto in Garfagnana. “Per chi è la notte” di Aldo Simeone. Mentre la seconda guerra mondiale si avvia verso la fase più cruenta, tra i monti della Garfagnana c’è un paese che sembra rimasto escluso dalla Storia e in cui la vita è scandita da antiche leggende. Per gli abitanti di Bosconero è più forte il divieto di entrare nel bosco del timore della guerra e delle terribili notizie che arrivano dal fronte. In paese si racconta che tra gli alberi si nascondano inquietanti creature: gli streghi, spiriti che, dopo il tramonto, si aggirano con un cero in mano, il loro indice che arde e non si consuma, in un’infinita processione. Chi sono? Qual è la risposta alla loro oscura domanda: «Per chi è la notte?». Francesco, di undici anni, vive con la madre, malinconica e distaccata, e con la nonna che nutre le sue fantasie con i racconti popolari. Il ragazzino non ha amici e vive isolato perché, secondo le dicerie paesane, è figlio di un disertore. Ma quel marchio infame non è la sua unica vergogna. Ancora più inconfessabile è il richiamo del bosco, nonostante la paura di ciò che in esso si annida. All’arrivo dei nazisti, e dopo l’apparizione di strane luci nel fitto degli alberi, sarà Tommaso, un ragazzino dagli occhi verdi e dai capelli rossi, giunto misteriosamente da solo in fuga dalla città, a convincere Francesco a violare quell’estremo confine, oltre il quale bisogna scegliere da che parte stare.
Per non apparire di parte, vi propongo la bella recensione di Claudia, autrice del blog “Il giro del mondo attraverso i libri“.

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Con il romanzo “Tempi supplementari” di Otello Marcacci andiamo a Grosseto. Qui incontriamo un manipolo di amici e li seguiamo da ragazzini ad adulti, uniti da tante cose ma soprattutto da una fatidica partita di calcio e dalle sue rivincite. La partita non è più una semplice sfida agonistica, assume i contorni di due modi polarmente opposti di concepire le relazioni, i valori, la vita. E vincere o perdere è un equilibrio mutevole: ciò che conta è la dignità con cui accettare la superiorità in campo dell’avversario, che non è detto sia per ciò il vero vincitore.  Un romanzo che è la memoriadi un’epoca, dei suoi costumi, di ciò che era importante o insignificante, di cosa rincorrevano le persone. Una memoria che consola chi quell’epoca l’ha vissuta ma se la trova ormai alle spalle, e una memoria per chi non ha l’età per averla potuta vivere.

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Sempre con Otello Marcacci, rimaniamo nella Grosseto degli anni DuemilaVenti. in Nottambuli a cena ritroviamo i temi cari all’autore che già davano valore al precedente Tempi supplementariil tempo, la memoria, il caso che non esiste, la morte, e, in più, il tradimento. Il tutto incorniciato in un ritratto delle più allarmanti derive nazionali: il riciclaggio di denaro sporco, le discariche abusive, le collusioni tra politica e mafia, il malaffare in generale, la crisi e gli imprenditori, alcuni onesti altri meno, ma tendenzialmente inclini al compromesso. Un romanzo che parla di seconde possibilità, di accettazione di se stessi e dei propri limiti, e, alla fine, di speranza.

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Una saga familiare che racconta la parabola di due intere generazioni, seguendo le vicende di un’Italia dai mille volti, che cade ma sa rialzarsi. 1944, ultimi mesi prima della liberazione da parte degli Alleati. Mario Innocenti ha undici anni e vive con la madre Italia, il padre Beppe e il fratello maggiore Emireno nel cuore della Maremma. Quando la guerra finisce, Beppe convince la famiglia a trasferirsi a Grosseto per aprire un bar. Gli anni passano e un’estate gli Innocenti conoscono i Coppola, una famiglia di Napoli in vacanza nella riviera maremmana con la figlia Rosa. Sono molto distanti a livello sociale, culturale e ideologico, ma questo non impedisce a Rosa e Mario di instaurare quella che da subito sembra ben più di una semplice amicizia. Un romanzo vivido e profondo tratto da una storia vera. Le vicissitudini di due famiglie agli antipodi che hanno lo stesso desiderio di rivalsa di un’Italia in pieno fermento politico e sociale.

C’è un borgo millenario scavato nella roccia dell’entroterra maremmano, il suo nome è “Le Case”. A Le Case l’universo umano non fa sconti e si mostra con oscenità. Ogni personaggio lascia dietro di sé una scia di fatti e intenzioni, originando trame che si incrociano, si accavallano, si scontrano dopo tragitti capaci di coprire intere esistenze. A Le Case si covano segreti inimmaginabili, ci si vende, si ammazza, si disprezza, si perdono fortune, si tramano vendette, ci si raccomanda a Dio, si vendono figli, si vive di superstizioni, si torna per salvarsi, si tradisce, si ruba, ci si rifugia, si cerca una nuova vita, si gioisce per le disgrazie altrui. Talvolta, inaspettatamente, si ama. Vi rimando alla mia recensione.

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Villa del seminario è un romanzo storico che rievoca fatti realmente accaduti e taciuti: Grosseto fu l’unica diocesi in Europa ad aver stipulato un regolare contratto d’affitto con un gerarca fascista per la realizzazione di un campo d’internamento. A Roccatederighi, tra il ’43 e il ’44, nel seminario del vescovo furono rinchiusi un centinaio di ebrei italiani e stranieri destinati ai lager di sterminio. Soprattutto Auschwitz. Sacha Naspini parte da qui per raccontare una storia popolata da personaggi di fantasia e persone realmente esistite – criminali collaborazionisti che riusciranno perfino a farsi intitolare una piazza dopo la guerra – e una vicenda dolorosa per tanto tempo insabbiata; lo fa raccontandola dal punto di vista di un personaggio inventato, l’umile ciabattino del paese, e nella Nota dell’autore spiega perché. Qui potete leggere la mia recensione.

Ci sono momenti magici in cui scrittori, artisti, critici condividono un luogo. E in quel luogo creano. Alberto Riva ci racconta di una pineta in Maremma a cui dobbiamo tutto. Perché in quel luogo sono stati scritti capolavori che leggiamo e rileggiamo ancora. Avevano casa a Roccamare Italo Calvino e Pietro Citati, Carlo Fruttero e Furio Scarpelli: facevano il bagno, camminavano, si scambiavano visite, cene, libri, parlavano di cinema, stavano in silenzio, si ascoltavano, ridevano, scrivevano. Come fu l’estate del 1985 in cui, lungo quella linea tirrenica, c’erano ancora tutti? L’estate in cui Calvino muore mentre scrive le sue Lezioni americane? Tornare su quella lunga spiaggia, le dune vagamente sahariane a perdita d’occhio fino a Marina di Grosseto, dove il signor Palomar osservava le onde e i seni delle bagnanti, significa ritrovare le tracce di una stagione indimenticabile fatta di amicizie struggenti e segrete corrispondenze: Federico Fellini, Mario Tobino, Milan Kundera, Carlo Cassola, Georges Simenon, Nico Orengo, Cesare Garboli, Fruttero & Lucentini e tanti altri. Dialoghi a distanza tra letteratura, cinema, pittura, musica e le voci di chi ancora ricorda, di chi c’era, di chi ci è passato, di chi ha amato e non dimentica. Ultima estate a Roccamare è la storia di un risveglio al sole, un viaggio nella creazione letteraria; un omaggio a un luogo bellissimo, a chi l’ha dipinto, a chi vi è approdato e a chi di lí è salpato.

Avallone acciaio

Spostiamoci a Piombino, dove ci porta Silvia Avallone, col suo best seller “Acciaio“. Un romanzo crudo, attuale; nonostante io non ami particolarmente i libri osannati, offre una resa davvero convincente dell’ambiente di quella cittadina, totalmente plasmata dalla presenza dell’acciaieria e di tutto ciò che ne consegue. Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte.

Romanzi attuali e ambientati in Toscana sono anche quelli di Fabio Genovesi, di cui vi consiglio in particolare:  Morte dei Marmi“, ma anche Chi manda le onde“, Esche vive

Nesi storia della mia gente

Di Edoardo Nesi, vi consiglio “Storia della mia gente“, a metà tra romanzo e saggio, offre un punto di vista di prima mano (dall’esperienza dell’autore) della realtà tessile di Prato, del suo boom e della sua fine, all’arrivo dei cinesi, con qualche puntata in Versilia.

A Livorno è ambientato il romanzo vincitore del Premio John Fante opera prima 2020, “Niente caffè per Spinoza” di Alice Cappagli.

Quando all’ufficio di collocamento le propongono di fare da cameriera e lettrice a un vecchio professore di filosofia che ha perso la vista, Maria Vittoria accetta senza pensarci due volte. Il suo matrimonio sta in piedi a fatica e tutto, intorno a lei, sembra suggerirle di essere arrivata al capolinea. Il Professore la accoglie nella sua casa e basta poco perché tra i due nasca un rapporto vero, a tratti comico e mordace, a tratti tenero e affettuoso, complice. Ogni lettura, per lei, diventa uno strumento per mettere a fuoco delle cose che fino ad allora le erano parse confuse e raccogliere i cocci di un’esistenza trascorsa ad assecondare gli altri. Intorno c’è Livorno, col suo mercato generale, la terrazza Mascagni e Villa Fabbricotti, le chiese affacciate sul mare.

Ci spostiamo a Pistoia e sull’Appennino pistoiese per goderci i due romanzi di Marisa Salabelle:

Vi rimando alle mie recensioni: qui trovate il primo, e qui il secondo.

E, da ultimo, permettetemi di inserire il mio romanzo, ambientato tra Lucca, Viareggio e la Garfagnana. Vi rimando alla pagina presente sul blog per le recensioni.

Bertoli Infondate

Se capitate a Firenze, se amate i libri e i viaggi, allora vi lascio un indirizzo:

Libreria On the road, Via Vittorio Emanuele II, 106; qui troverete cartine, guide turistiche, cicloturismo, motociclismo turistico, narrativa viaggio, cartografia, planisferi.

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Un bel tour, direi, abbiamo toccato gran parte del territorio, viaggiato in epoche diverse; sullo sfondo le città, i paesaggi idilliaci delle colline, le lunghe spiagge dei litorali, i boschi dell’Appennino, la devastazione degli insediamenti industriali. Non mi resta che attendere i vostri commenti e suggerimenti!!

Ah… la foto in copertina ritrae il viale d’ingresso al mio podere in Toscana, luogo magico e catartico….

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