Parliamo spesso dei film che sono stati ispirati da romanzi; ognuno di noi, sono sicura, non avrebbe difficoltà ad elencarne almeno una decina. Oggi, parlando con mia figlia, ci siamo chieste quali canzoni sono state ispirate da romanzi o da poesie, magari anche solo da un titolo, un verso, un personaggio.

Abbiamo fatto una lista poi ci siamo messe a cercare in rete e abbiamo realizzato che in realtà ce ne sono molte, alcune a noi sconosciute….

Stasera vi propongo quelle a noi note e, come di consueto, sono curiosa di ricevere i vostri suggerimenti.

Il primo album che mi è venuto in mente è “Burattino senza fili“, di Edoardo Bennato ispirato a “Pinocchio” di Collodi: nei testi dei brani sono presenti tutti i personaggi del famoso romanzo. E poi “L’isola che non c’è” dove fa irruzione Peter Pan di J.M. Barrie.

Ho rispolverato il buon vecchio Guccini, – ovviamente mia figlia non lo conosceva…. – con “Cyrano” e “Signora Bovary“. Ma anche “Gulliver“….

Sapete quanto mi piace Battiato … citiamo “Invito al viaggio” che ci porta verso Baudelaire.

Antonello Venditti canta “L’insostenibile leggerezza dell’essere“, ispirandosi a Milan Kundera.

Naturalmente Fabrizio De Andrè con “Non al denaro non all’amore né al cielo”, ispirato all'”Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters.

 

E poi i Dire Straits, con “Romeo and Juliet” !!

E Kate Bush, con “Wuthering heights“, ispirato al romanzo di Emily Bronte.

Mia figlia ha suggerito gli Oasis con “Don’t look back in anger“: è vero, porta il titolo di una commedia di John Osborne, “Look back in anger“! E “2+2=5” dei Radiohead, ispirato a “1984” di George Orwell. A proposito di questo romanzo a me è venuto in mente l’album “Diamon dogs” di David Bowie.

Ma c’è anche Bob Dylan che, con “Desolation row” (uno dei brani più lunghi della storia…) si ispira a “Angeli di desolazione” di Jack Keouac.

Un altro brano molto vicino all’opera che l’ha ispirato è “Killing an arab” dei “The Cure“: il romanzo è “Lo straniero” di Albert Camus.

Se fate un giro in rete ne trovate tantissime altre e chissà quante altre ce ne saranno!

Vi segnalo due libri che approfondiscono questo tema:

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L come libro, a cura di Walter Gatti, ABEditore

Quanti debiti deve pagare il rock (inteso non solo come genere musicale, quanto come sistema di comunicazione basato sulle sette note) al mondo della letteratura e della scrittura? Di sicuro c’è che la parola scritta è spesso l’utero della parola cantata: da quel paradiso terrestre ecco il corpo non più in forma stampata, ma di melodia e significanza.

Il libro scandaglia e analizza infatti il rapporto che c’e’ tra la canzone rock e pop e la grande produzione letteraria, facendo venire a galla i tanti “debiti” che i musicisti pagano alle suggestioni e ispirazioni lanciate nei loro titoli da tanti scrittori e poeti. Il volume analizza una produzione musicale che va da Elvis Presley ai Negramaro, passando per Led Zeppelin (Ramble on), Pink Floyd (Pigs on the Wing), Francesco De Gregori (Alice), Metallica (The call of Khtulu), Afterhours (I milanesi ammazzano il sabato), Baustelle (Baudelaire) e Giovanni Lindo Ferretti (Linea Gotica).

   “Il nostro intento e’ quello di fornire una guida ragionata e documentata al rapporto tra musica e letteratura- ha detto Walter Gatti durante la presentazione del libro- E’ infatti evidente che la canzone molto spesso si abbevera a romanzi e poemi, raccogliendo ispirazioni ed anche – a volte – prendendone a piene mani intere immagini e suggestioni, come ha fatto Angelo Branduardi nelle sue Confessioni di un malandrino tratte da Eisenin, oppure Kris Kristofferson, che ha messo in musica un intero capitolo di Furore di John Steinbeck”.

Polese tu chiamale se vuoi

Già autore nel 2017 di un interessante volume sulla rilevanza del bacio nei testi della canzone italiana, Ranieri Polese pubblica ancora con Archinto Tu chiamale, se vuoi… Citazioni, echi, lasciti letterari nelle canzoni italianeuna documentata ricerca sull’utilizzo di citazioni letterarie nella produzione musicale del nostro ’900.
Lo scambio di parole o frasi tra letteratura e canzoni è stato quasi sempre unilaterale: più frequenti sono le tracce di poesie nei testi delle canzoni (echi, titoli, analogie, recuperi) che viceversa. I modi in cui si attua questa trasfusione lessicale sono sostanzialmente quattro: reminiscenze, imitazioni, allusioni nascoste, citazioni. Inoltre, ci possono essere accostamenti inconsapevoli, addirittura inconsci, in quanto il patrimonio musicale di un paese deriva da una koinè d’uso sia generalizzata sia personale, per cui ogni fruitore può cogliere individualmente una risonanza emotiva, ignorata da altri.

Dante, “Top of the Pop”, è il più citato dai parolieri nostrani, non solo nel recupero di versi e locuzioni, ma anche come personaggio, figura esemplare inserita nell’ambiente fiorentino trecentesco e memorizzata collettivamente. Nella sua Danthology, Polese ricostruisce cronologicamente tutti gli apporti danteschi al canzoniere nazionale dalla metà dell’800 ad oggi. L’accurato confronto tra i testi e la fonte dantesca riserva al lettore più di una sorpresa: nella miniera del sommo poeta hanno attinto a piene mani Garinei e Giovannini, Rascel, De André, Venditti, Vecchioni, Guccini, Jovanotti, Ligabue, Nannini, Baustelle. Così da tutto il repertorio dello Stilnovismo, Nilla Pizzi, Claudio Villa, Tony Dallara, Gianni Morandi, Little Tony, Lucio Dalla.

Anche i lasciti della poesia petrarchesca sono evidenti nei testi delle nostre canzoni: il predominante e quasi esclusivo tema dell’amore irrealizzabile o perduto; la sofferenza per la lontananza; l’autoanalisi del protagonista maschile; il linguaggio medio, mai innovativo o sperimentale, accessibile a tutti i livelli; il riferimento alla natura e agli animali; la puntualizzazione temporale (ore, giorni, mesi, stagioni); il nome di Laura ripreso in molte composizioni (Nek, Michele, Tony Renis, Vasco Rossi, Vecchioni).

Per quanto riguarda l’influenza di Giacomo Leopardi nella letteratura, nel cinema e nelle canzoni, Ranieri Polese parla addirittura di “leopardimania”, per i continui richiami alla giovinezza fugace, ai palpiti del cuore, al cielo e alla notte, all’infinito e all’eternità, alla solitudine, alla morte e alla rinascita che ritroviamo ovunque.

Nelle due appendici finali vengono affrontati i casi in cui le canzoni riprendono versi o titoli di libri di autori stranieri (Villon, Lee Masters, Ginsberg, Poe, Baudelaire, Sagan) o recepiscono echi della poesia erotica di Catullo e Saffo.