La figlia musona, arrabbiata, con la bava alla bocca, alla quale non interessava per niente essere la prossima dei fortunati Levov, che lo stanava dal suo nascondiglio come se il fuggiasco fosse lui, iniziando lo Svedese all’ostracismo di un’America completamente diversa, una figlia e un decennio che avevano mandato in mille pezzi la sua particolare forma di utopia, la peste americana che, infiltrandosi nel castello dello Svedese, aveva contagiato tutti. La figlia che lo sbalza dalla tanto desiderata pastorale americana e lo proietta in tutto ciò che è la sua antitesi e il suo nemico, nel furore, nella violenza e nella disperazione della contropastorale: nell’innata rabbia cieca dell’America. (pag. 88)
Quando si avvicinano le elezioni americane, non so perché, ma mi viene un desiderio irrefrenabile di rileggere “Pastorale americana” del grande Philip Roth.
Eppure, come dobbiamo regolarci con questa storia, questa storia così importante, la storia degli altri, che si rivela priva del significato che secondo noi dovrebbe avere e che assume invece un significato grottesco, tanto siamo male attrezzati per discernere l’intimo lavorio e gli scopi invisibili degli altri? Devono, tutti, andarsene e chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori solitari, in una cella insonorizzata, creando i loro personaggi con le parole e poi suggerendo che questi personaggi di parole siano più vicini alla realtà delle persone vere che ogni giorno noi mutiliamo con la nostra ignoranza? Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite … Beh, siete fortunati. (pag. 38)
Su questa opera immensa è stato detto tutto, non mi dilungo in descrizioni o commenti. Solo, vi suggerisco di leggerla, se ancora non lo avete fatto. E vi segnalo qualche lettura per approfondire:
https://www.doppiozero.com/materiali/roth-non-esce-di-scena
https://podtail.com/en/podcast/holden-dust/pastorale-americana-di-philip-roth-raccontato-da-a/
https://unreliablehero.wordpress.com/tag/pastorale-americana/
Ho trovato questo libro bellissimo, potente, con una scrittura a tratti cinica, como solo Roth sapeva fare (almeno per me). Peccato per il film, secondo me non all’altezza del libro.
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Mi sono guardata bene dal vedere il film…. Per me questo romanzo immenso non potrebbe, neanche per mano del miglior regista/sceneggiatore, essere trasposto in un film.
Prendi per esempio un altro caso di film da romanzo: La versione di Barney. Nel film – che per carità è pure spassoso – ha assunto un’identità macchiettistica…..
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Capita spesso con i film. Di solito per libri che reputo molto belli, evito le trasposizioni cinematografiche. In questo caso mi aveva incuriosito la regia di Ewan McGregor e avevo anche letto che il film era piaciuto a Roth.
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Questo è un romanzo straordinario!
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uno dei capolavori del 900
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Oh, ma io volevo leggere un tuo commento! A proposito di elezioni americane e di Roth anche “Il complotto contro l’America” si presta, eh ;). Il film non sono proprio riuscita a vederlo: dopo dieci minuti ho spento la tv con un moto di stizza XD. P.S. Grazie mille per la citazione e buone letture!
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Posso solo dire che è IL romanzo dell’America
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una rivelazione per me leggerlo.
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per me si riconferma tale ad ogni rilettura.
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Ottimo consiglio, me lo rileggo anch’io
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Bene!! il buon vecchio Philip ne sarà felice…. ;)))
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