Qualche giorno fa, ho letto un interessante articolo di Paolo Cacciari su “Il fatto quotidiano” , dal titolo “Covid, “tempesta perfetta nata dall’uomo“, che mi ha rimandato ad un libro passato un po’ inosservato , alla sua uscita, ma che poi è stato “riscoperto” in queste settimane, da quando ci siamo ritrovati al centro della “tempesta perfetta” a cui fa riferimento Cacciari, balzando in vetta alle classifiche di vendita. Sapete che non amo i trend e le scalate per motivi contingenti, ma leggere questo saggio (un libro che è stato assegnato ami a figlia come compito dall’insegnante di italiano), è interessante ed istruttivo.

Spillover. L’evoluzione delle pandemie, di David Quammen, Adeplhi 2014, traduzione di Luigi Civalleri, pagg 608

Scritto nel 2012, pubblicato in Italia nel 2014 da Adelphi, , questo saggio/reportage contiene una specie di profezia, una previsione, forse largamente prevedibile, “sic stantibus rebus”, ma, non di meno, di forte impatto emotivo, visto come poi sono andate le cose…

La prossima pandemia potrebbe venir fuori da un mercato cittadino della Cina meridionale.

 

Scritto in sei anni, durante i quali l’autore ha seguito gli scienziati al lavoro nelle foreste congolesi, nelle fattorie australiane e nei mercati delle affollate città cinesi, “Spillover ci catapulta in un mondo popolato da esseri microscopici, invisibili, pericolosissimi e in grado di spazzare via addirittura l’intera umanità: i virus.
Quamman ha intervistato decine di medici, virologi e anche sopravvissuti per cercare di capire come funzionano le malattie umane che hanno origine dagli animali, le zoonosi appunto, e come sia possibile evitarle.

Non vengono da un altro pianeta e non nascono dal nulla. I responsabili della prossima pandemia sono già tra noi, sono virus che oggi colpiscono gli animali ma che potrebbero da un momento all’altro fare un salto di specie – uno spillover – e colpire anche gli esseri umani.

Ogni lettore reagirà in modo diverso alle scene che David Quammen racconta seguendo da vicino i cacciatori di virus cui questo libro è dedicato, quindi entrerà con uno spirito diverso nelle grotte della Malesia sulle cui pareti vivono migliaia di pipistrelli, o nel folto della foresta pluviale del Congo, alla ricerca di rarissimi, e apparentemente inoffensivi, gorilla. Ma quando scoprirà che ciascuno di quegli animali, come i maiali, le zanzare o gli scimpanzé che si incontrano in altre pagine, può essere il vettore della prossima pandemia – di Nipah, Ebola, SARS, o di virus dormienti e ancora solo in parte conosciuti, che un piccolo spillover può trasmettere all’uomo –, ogni lettore risponderà allo stesso modo: non riuscirà più a dormire, o almeno non prima di avere letto il racconto di Quammen fino all’ultima riga. E a quel punto, forse, deciderà di ricominciarlo daccapo, sperando di capire se a provocare il prossimo Big One – la prossima grande epidemia – sarà davvero Ebola, o un’al­tra entità ancora innominata.

Ecco a cosa sono utili le zoonosi: ci ricordano, come versioni moderne di San Francesco, che in quanto esseri umani siamo parte della natura, e che la stessa idea di un mondo naturale distinto da noi è sbagliata e artificiale. C’è un mondo solo, di cui l’umanità fa parte, così come l’HIV, i virus di Ebola e dell’influenza. Nipah, Hendrea, e la SARS, gli scimpanzé, i pipistrelli, gli zibetti e le oche indiane. E ne fa parte anche il prossimo virus killer che ci colpirà, quello che non abbiamo ancora scoperto.

Quammen, autore e divulgatore scientifico, ci trascina in un vero e proprio incubo in grado di lasciarci a lungo insonni. Lo fa con il taglio del reportage, usando un linguaggio semplice, diretto, narrativo e profondamente istruttivo, mettendoci in guardia sugli enormi pericoli che corriamo nel far finta che il problema sia marginale.

Intere aree geografiche devastate, stili di vita ecodistruttivi – agricoltura intensiva, uso smisurato di pesticidi, allevamenti massivi – , modelli sociali ed economici ad altissimo impatto: tutto questo, in continua e precipitosa evoluzione, ha portato ad un aumento della velocità di salto di specie e della diffusione delle malattie infettive. Queste ultime non sono dei semplici “incidenti di percorso”, ma conseguenze non volute della nostra invadente presenza sul Pianeta Terra. Di fronte alla distruzione di interi ecosistemi, per lo più per motivi economici – pensiamo ad esempio alla Foresta Amazzonica o ai luoghi inesplorati dell’Africa, ricchissimi di biodiversità, alla ricerca di terreni coltivabili, legname o altre risorse – gli animali cercano una soluzione e si spostano e, con essi, anche virus, batteri e altri organismi. Così, aumentano i rischi di contatto tra specie diverse e, con essi, il rischio di spillover.