Non mi riconosco più in nessuno di questi funesti Stati-nazione che riemergono. (..) Non credo a nessuna delle nazioni. Ma agli europei sì. Ai giovani europei, che saranno le prime vittime del crollo e che proprio per questo devono fare massa critica per rafforzare l’Europa subito, demolendo l’economia del saccheggio, partendo da un manifesto in tutte le lingue capace di dare una sberla ai nostri palazzi ridotti al sonnambulismo. Ragazzi, non voglio che diventiate, se vi va bene, lustrascarpe di oligarchi in crociera di lusso. Sta a voi evitare l’imbarbarimento, lo scontro sociale, la razzia nei negozi, l’assalto alla diligenza e di conseguenza la dittatura, come in certi Stati centroafricani. E io non posso accettare che quelli della mia età si ritrovino a piangere sulla vostra generazione, quando non abbiamo ancora smesso di piangere su quella del passato. Quella degli uomini e delle donne che hanno fatto l?europa e che ora la peste si porta via senza nemmeno il conforto della famiglia. (pag. 57)

Il veliero sul tetto, Paolo Rumiz, Feltrinelli 2020

Ho letto, tutto d’un fiato, e poi riletto, gli appunti che il maestro Paolo Rumiz ha scritto durante la quarantena; una serie di riflessioni profonde che scansionano a trecentosessanta gradi la crisi legata al dilagare della pandemia, le reazioni che i governi hanno messo in atto, gli effetti su noi cittadini che abbiamo subito il tutto.

Come sempre, Rumiz ci offre una visione che va oltre l’hic et nunc, che traguarda al dopo, mettendoci in guardia ed esortandoci – soprattutto le giovani generazioni – a pensare con la nostra testa, ad avere un ruolo attivo nel nostro presente e futuro, a non farci ingannare da proclami e fumo negli occhi travestito da nazionalismi e tornaconti.

Un libro che consiglio a tutti di leggere, ora che possiamo guardarci alle spalle e riflettere sul passato prossimo che abbiamo appena vissuto, per prepararci a costruire un futuro diverso. Sperando che la pandemia ci abbia davvero insegnato qualcosa, che ci abbia convinto che bisogna mettere in discussione i modelli di sviluppo che ci hanno portato ad un passo dal disastro. Perché, non illudiamoci, non andrà tutto bene se non faremo delle riflessioni ed agiremo presto. Perché siamo sull’orlo del precipizio.

Vi rimando a questa auto-recensione :

Ho scritto un diario della mia quarantena, trascorsa per senso civico ed età anagrafica “a rischio” rigorosamente nella mia casa di Trieste, definendolo come “il viaggio più interessante di tutta la mia vita”.

Il titolo del libro è “Il veliero sul tetto. Appunti per una clausura” perché, durante i mesi del lockdown, avevo eletto il tetto del mio condominio come la “plancia” di un veliero. Essendo rinchiuso in un perimetro e non potendo viaggiare in senso orizzontale, il primo spostamento che ho sentito la necessità di fare è stato di esplorare la dimensione verticale. (segue qui)

Qui sul blog, avevo segnalato anche il libro di David Quammen, Spillover, che vi consiglio caldamente di leggere.