Quante volte ero rimasto di fronte alla vetrina ad ammirare l’Iskrafon! Ogni volta che andavo a scuola e che ritornavo. Persino di domenica chiedevo alla nonna di fermarci un attimo perché dovevo allacciarmi le scarpe, in realtà guardavo dal basso in alto quell’apparecchio da cui mi separava solo un vetro. Due casse, e poi la scritta «STEREO»! (..) Una volta tentati di convincere il negoziante perché mi facesse provare l’Iskrafon, ma evidentemente si vedeva da lontano che non ero un vero acquirente. (..) Sulla strada di casa pensavo alla mancanza di un giradischi come a una dura punizione. (..) A volte mi facevo prestare un disco e lo nascondevo a casa finché non veniva il momento di restituirlo. Non avevo niente per ascoltarlo.

Il giradischi di Tito, di Miha Mazzini, Fazi editore 2008, traduzione di Michele Obit, pagg. 284

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Questo piacevolissimo romanzo ci porta nella Slovenia degli anni Settanta, quando faceva parte della Jugoslavia retta da Tito, e racconta – in prima persona, con uno stile fresco e calibrato sull’età del protagonista – la vita e i desideri di un ragazzino dodicenne, appassionato di musica e cinema, il cui più grande desiderio è possedere un giradischi per potere ascoltare la musica occidentale in voga tra le giovani generazioni.

Una musica che profuma di libertà, che rompe con il passato e con la rigida osservanza dei canoni propagandistici sostenuti dalla classe dirigente. Una musica che è anche la scusa per potere approcciare le ragazze, per potersi distinguere tra i compagni ed avere una propria opinione quasi da esperti. Egon Vittori (di origine italiana per parte del nonno) sa tutto a proposito della musica, conosce i gruppi in voga, sa come suona un chitarrista o un bassista, legge in biblioteca le riviste specializzate, ma tutto rimane nel campo della teoria, o quasi, se si eccettuano i dischi che riesce ad ascoltare a casa degli amici.

Egon è timido, porta gli occhiali ed è impacciato; guarda le ragazze da lontano, è innamorato della compagna di scuola Maja ma non sa come fare per conquistarla. Se avesse un giradischi potrebbe invitarla a casa con la scusa di ascoltare i dischi. Ma poi pensa che a casa sua sarebbe meglio non portarla visto che vive con la nonna, che è un po’ svanita e crede di parlare con le anime dei defunti, e la madre, donna delle pulizie nella ferriera del paese, con un caratteraccio e una tendenza a fare scenate a chiunque. Egon e sua madre hanno un rapporto difficile: lei è convinta di avere un figlio ritardato, un “traditore”, come dice, che non le vuole bene e non apprezza tutto quello che fa per lui. In realtà, molto poco, se non umiliarlo e terrorizzarlo di continuo, con le sue regole e pretese strambe, che il ragazzino non riesce a comprendere, sentendosi sempre in colpa per questo e in un continuo stato d’ansia, sempre all’erta per intercettare l’umore della madre e trovare l’adeguato comportamento per non farla infuriare.

Suo padre è scomparso, non ne conosce nemmeno il volto perché sua madre lo ha ritagliato persino dalle poche fotografie di quando era piccolo. Vivono in un piccolo appartamento, e non se la passano bene. Egon invidia alcuni suoi coetanei i cui genitori lavorano in Germania, da dove portano in regalo jeans e magliette e i tanto desiderati dischi di musica rock. La sua vita, finita la scuola, si trascina tra casa, dove deve accudire la nonna e il cinema del paese dove va quasi tutti i pomeriggi, dato che non hanno un televisore. Il suo altro svago è la lettura dei fumetti, palliativo che lo consola per la mancanza del tanto desiderato giradischi, con cui vorrebbe ascoltare l’unico disco che possiede, l’lp dei T.Rex che gli ha regalato una cugina.

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Egon ha due amici. Uno è il coetaneo compagno di scuola Fritz, molto più sveglio di lui, figlio del proiezionista dell’unico cinema in città, che, grazie all’accesso alle bobine, ha ritagliato i fotogrammi sexy delle pellicole e si è fatto una lunga collezione.

L’altro è Roman, il vicino di casa hippy, che ha girato il mondo e ha visto l’India e Woodstock, che lo invita a casa sua per ascoltare i dischi e fumare delle strane sigarette che lo fanno ridere a crepapelle. Grazie a Roman, Egon amplia la sua cultura musicale, scoprendo l’alternative e il progressive rock, nonché la band Pentangle.

Il giradischi di Tito” è un romanzo di formazione che mette in scena l’affacciarsi alla vita adolescente di un ragazzino – e dei suoi coetanei – con i suoi miti, il primo amore, l’amicizia cameratesca tra maschi, il desiderio di libertà e di ribellione al conformismo, la passione per il cinema, la musica, i sogni e anche il volto cattivo degli adulti, impersonato dal temuto insegnante di ginnastica, e la voglia di liberarsi dall’asfittico legame con la madre.

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Con una scrittura leggera e scorrevole, l’intreccio di avventure diverte e commuove, e non si può fare a meno di fare il tifo per Egon e sognare che, alla fine, possa coronare il suo sogno di possedere un giradischi.

Miha Mazzini ha tratto questo romanzo dalla sceneggiatura del suo film “Sweet dreams are made of this“, vincitore di numerosi premi, ma mai arrivato in Italia.

Qui potete leggere l’incipit.

Le foto inserite nel post sono tratte dal film.