Per gli ammiratori di Kent Haruf, NN Editore ha riservato una nuova uscita tanto attesa: La strada di casa, un altro capitolo dedicato alla cittadina Holt e ai suoi abitanti, nella traduzione di Fabio Cremonesi.

Cittadina che abbiamo percorso in lungo e in largo scorrendo le pagine della Trilogia della pianura (qui sul blog trovate tutte le recensioni dei romanzi editi in Italia, tag: Haruf).

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La strada di casa (Where you once belonged, 1990)

All’inizio gli abitanti di Holt non si allarmarono per la sua scomparsa. Al contrario, ne furono piuttosto divertiti. La presero come una specie di scherzo, come un altro dei suoi gesti repentini e bizzarri, che nel tempo sarebbe stato giustificato, o quantomeno compreso, come l’ennesima puntata della leggenda da cui era costantemente accompagnato in città. (pag. 101)

Scritto prima della Trilogia della Pianura e già con la stessa grazia letteraria, La strada di casa è l’ultima opera non ancora tradotta di Haruf in Italia. Il canto di una comunità ferita, un romanzo epico che ha tutti i segni distintivi del classico americano moderno.

Jack Burdette è troppo grande per la città di Holt e per i suoi abitanti. Ex giocatore di football, cacciato dal college con un’accusa di furto, poi militare in missione all’estero, è il tipo che passa il sabato sera a bere e scherzare con gli amici, mentre l’eterna fidanzata lo aspetta, paziente, seduta ad un tavolo. Burdette è ammirato da tutti per la sua forza, per le qualità di giocatore, per la sua ruvidezza. A tal punto da affidargli la direzione dei silos della cooperativa agricola della città, quando il vecchio direttpore se ne va in pensione.

Ma è proprio quando sembra aver messo la testa a posto che Burdette prende una direzione deviata. Lasciando tutti di stucco, soprattutto la sua storica fidanzata, torna da un congresso di agricoltori sposato: al suo fianco, una donna conosciuta dodici ore prima.

Mentre tutti sono curiosi di vederla, immaginandosi una femme fatale, la sua ormai ex non riesce a digerire lo shock. Burdette riprende il suo posto in città come se nulla fosse. Passano gli anni, nascono due figli ma Holt gli sembra sempre più stretta e scomoda… finché non scompare con la cassa della cooperativa, lasciando la moglie e i figli a purgare la vergogna dei suoi misfatti..

Dieci anni dopo, la città non ha perdonato né dimenticato. Eppure Jack torna un’ultima volta, con una vistosa Cadillac rossa targata California e un passato ingombrante, per far saltare di nuovo ogni convenzione e ogni certezza, senza alcun rimpianto.

È Pat Arbuckle, direttore dell’Holt Mercury, nonché suo amico di vecchia data, a raccontare la storia di Jack. Lo fa quando Jack torna a Holt, con un lungo flash back che ripercorre le loro storie, destinate ad incrociarsi. Pat tiene il filo della narrazione, per rivelare le drammatiche circostanze dietro alla decisione di Jack di abbandonare la moglie e i figli e lasciare Holt. Ed è Pat ad assistere alla sua nuova, drammatica fuga.

Ancora una volta Kent Haruf, con la sua scrittura tenera e implacabile e il suo sguardo asciutto ed empatico sulla vita e il destino, ci racconta la storia di un’umanità fragile, ostinata e tenace. Come negli altri romanzi, le storie che animano le pagine sono raccontate con partecipazione e un occhio attento a cogliere i dettagli davvero significativi per comprendere il modo di vivere, di pensare e di agire di un’intera comunità; Haruf, attraverso la voce narrante di Pat, compone un ritratto perfettamente a fuoco e permette al lettore di sentirsi dentro la storia. L’avvicendarsi dei capitoli è come una musica che trascina in pista il lettore: non si riesce a smettere di leggere finché non si arriva alla fine. E, alla fine, si ha bisogno di tempo per lasciare decantare un finale che non fornisce consolazione. Solo speranza, e fiducia nel fatto che le persone sappiano redimersi.

Qui potete leggere l’incipit.