Vito corre via, corre e solleva sabbia e spruzzi finché l’acqua non è profonda abbastanza per tuffarsi. La cima innevata dell’Etna fa rabbrividire Saro, che comunque si toglie i vestiti: ha la pelle candida e il pet­to magro da bambino. E lì, con gli occhi chiusi, sdraiato in mutande su un telo da mare, risente nelle orecchie e nel cuore la risata della sua Madonna. Sembra incre­dibile averla ritrovata in mezzo a tutta quella gente, e infatti è incredibile, è un miracolo, è il destino che ci vuole insieme, altrimenti com’è possibile che lei, con quella voce d’argento, con quei ricci di lava, tra tanti che le stavano intorno guardasse proprio me? (pag.19)

Un avanzo di troppi risvegli, di Valentina Morelli, CasaSirio 2020

photo of man sitting alone in the middle of a train track
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Il romanzo d’esordio di Valentina Morelli è uno di quelli che scorre via veloce, come il treno su cui “l’uomo” viaggia di nascosto; viaggia veloce, con passo incalzante, dosando mistero e tensione, senza tralasciare particolari e atmosfere. E trascina il lettore dalla prima all’ultima, sorprendente, pagina.

La narrazione procede su due binari, che fin dall’inizio il lettore immagina possano, anzi debbano incontrarsi. Nel primo segmento, seguiamo “l’uomo”: un tipo taciturno, magrissimo, emaciato, che si muove guardingo e non ama i luoghi affollati. Prende di nascosto un treno da Milano – non ha denaro per pagarsi il biglietto – e con i suoi pochi effetti personali, a cui tiene in modo ossessivo, cerca di tornare in Sicilia, a casa sua. Vuole arrivare là, dopo avere scontato vent’anni di galera, per fare onore ad una promessa. La parola data a cui non ha potuto essere fedele è l’unico appiglio che lo tiene in vita; una vita che ormai per lui si è svuotata di significato, che risuona soltanto con gli echi del rimpianto.

Nel secondo segmento veniamo catapultati in una Catania pulsante e affollata, col naso intasato dall’odore della carne di cavallo; quell’odore che Saro – il protagonista – tanto detesta e con cui invece deve fare i conti. Sì, perché l’odore viene dalla macelleria di suo padre, quella per cui lui il pomeriggio deve fare le consegne a domicilio; macelleria in cui rischia di finire a lavorare dovendo così rinunciare alla sua aspirazione a finire il liceo. Saro odia la macelleria, odia suo padre e suo fratello, così distanti da lui, così bruschi e per niente consapevoli che si possa aspirare ad una vita diversa; e Saro vorrebbe una vita diversa, lo vorrebbe eccome, ma solo sua madre lo capisce e lo incoraggia.

Saro, timidezza e riccioli biondi, è un adolescente, ha un unico grande amico, suo cugino Vito e gli capita di innamorarsi della bella Agata, ragazza della buona borghesia, inarrivabile per lui. Mentre il cugino cerca di convincerlo a lasciare perdere, Saro non pensa ad altro se non conquistare l’attenzione di Agata. Con mille stratagemmi, i due cercano di rendere possibile questo incontro ma sulla loro strada si frappongono il ragazzo di lei e un delinquente a cui devono un favore.

Catania by Giuseppe-D-amico

(photo credits Salvo D’amico)

I due filoni procedono in parallelo su due registri diversi: se in quello dell’”uomo” è il mistero a dominare il racconto, in quello di Saro sono più gli aspetti familiari a risaltare, insieme alla “cotta”.

Nel primo, seguiamo il protagonista in questo lungo viaggio attraverso la penisola, gli incontri fortuiti con persone che cercano di dargli una mano, i suoi silenzi e la necessità maniacale di lavarsi, in modo minuzioso e con gesti ripetitivi, quasi un rituale. E il suo zaino, dal quale non vuole separarsi e nel quale custodisce ciò che ha di più prezioso.

Nell’altro ci troviamo immersi nel mondo vociante e vibrante – tra l’altro espresso con innesti dialettali che rendono vivido e sanguigno il racconto – di due adolescenti che cercano di trovare la loro strada nella vita, attenti a mantenere in equilibrio gli affetti familiari e le proprie aspirazioni. Saro aspira ad una vita diversa da quella che lo vorrebbe in macelleria, a fianco di padre e fratello; vuole studiare e lasciare la Sicilia, andarsene via, magari proprio con Agata, se riuscisse a conquistarla.

Ma cosa hanno in comune Saro e “l’uomo”? Sono destinati ad incontrarsi?

Queste sono le domande che continuerete a porvi, fino ad arrivare alla fine, alle risposte, perché il congegno narrativo è ben equilibrato e calibrato, capace di incalzare e creare aspettativa, intrigante e cadenzato. I due protagonisti catturano subito l’attenzione: entrambi scontrosi e molto decisi, sanno bene per cosa stanno lottando e sono determinati ad ottenerlo.

MORELLI_VALENTINAfoto

Valentina Morelli è nata a Modena e cresciuta a Milano, vive a Genova da vent’anni dove lavora come project manager. Ha collaborato con la rivista letteraria Cadillac. “Un avanzo di troppi risvegli” è il suo primo romanzo.

Qui potete leggere l’incipit.