Di una cosa nessuno parlava mai: di quanto la morte potesse rendere meschine le persone. E del fatto che dopo un lutto bisognasse ricalibrare le amicizie muovendosi intorno al vuoto lasciato da chi non c’era più, e di come tutt’a un tratto non si sapeva più come stare insieme. (pag.15) Erano lì perché si sentivano in dovere di farlo. Per Sylvie e per Gail. Perché lo avrebbero fatto in ogni caso. Perché cos’era l’amicizia, dopo quarant’anni? Cosa sarebbe stata dopo cinquanta, o sessanta? Era un mistero. Qualcosa di immutabile, una forza profonda e ineludibile come la vibrazione dell’oceano che sentiva sotto la sabbia. (pag. 122)

Il weekend, di Charlotte Wood, NN Editore 2020, traduzione di Chiara Baffa, pagg 240

Le settantenni Jude, Wendy e Adele sono amiche da una vita e, per la prima volta, si trovano di fronte ad un evento che ribalta tutte le loro sicurezze (e insicurezze) rispetto al loro stare insieme. Con Sylvie formavano un quartetto consolidato e funzionante in base ad un equilibrio basato su precisi ruoli, ma ora Sylvie è morta, proprio lei che era il collante.

Erano state attratte dalle rispettive orbite, era nato l’amore e non si erano più lasciate. Eppure quella forza di gravità si era pian piano affievolita. Da quando Sylvie non c’era più, era come se Adele, Wendy e Jude fossero mal assortite. Prima erano in quattro, c’era una simmetria. Quando andavano in vacanza prenotavano due doppie. A tavola c’erano quattro posti, due per lato. Ora invece si era creato un vuoto terribile, innaturale. (pag. 69)

Non solo questo sarà il loro primo Natale senza di lei, ma dovranno trascorrerlo nella sua casa al mare nella piccola cittadina immaginaria di Bittoes, sulla costa del New South Wales, ripulendo la casa e decidendo la sorte dei suoi effetti personali per prepararla per la vendita.

Gail, la compagna di Sylvie, è tornata a Dublino ed ha affidato loro questo ingrato compito. Come ricorda ripetutamente Jude alle altre, questa non è una vacanza, nonostante sia Natale e per anni abbiano trascorso le vacanze insieme proprio in questa casa. Le fa eco Wendy, che raggiunge le amiche a bordo della sua auto scassata, in compagnia del suo cane anziano e malandato Finn; ormai cieco e sordo, incontinente e un po’ spelacchiato, è uno dei personaggi di questo dramma. Anzi, Finn è un monito ambulante della mortalità, e diventerà la pietra di paragone del fine settimana.

Sylvie lo aveva regalato a Wendy quando era rimasta vedova e si era rinchiusa in se stessa, ma Jude non lo sopporta… anche se nel suo sguardo, come per una sorta di incantesimo, continua a vedere proprio gli occhi di Sylvie… E Adele sarà ispirata proprio dal suo atteggiamento a dare una svolta alla sua vita.

new south wales casa

Il romanzo ha le caratteristiche di una pièce teatrale, un dramma che si consuma in scene ambientate negli interni della casa e sulla spiaggia, con due sole varianti: una cena al ristorante, un ingresso in chiesa. Il tutto si svolge nei due giorni prima di Natale e il giorno stesso di Natale. In questo spazio-tempo le tre protagoniste, sia individualmente che come gruppo, affrontano i limiti della loro amicizia: riemergono le cose che non si sono dette ma che hanno pensato, i giudizi che avrebbero voluto esprimere ma che si sono tenute dentro, qualche vecchio rancore. Un’amicizia che è cambiata nel corso del tempo, come sono cambiate loro stesse, ma che non ha perso la sua forza, la sua capacità di resistere alle crisi.

La schizzinosa e severa Jude, tutta d’un pezzo e incline a comandare, affronta il compito di ripulire in modo efficiente ed energico, dividendo i compiti e spronando le altre; la bizzarra attrice Adele, troppo presa da se stessa e dai suoi problemi, contribuisce in modo caotico; e l’accademica vedova Wendy, impegnata più che altro a preoccuparsi per il suo cane decrepito Finn, fa quello che può.

Dal punto di vista dei legami affettivi sono tutte e tre un po’impantanate. Il marito di Wendy è morto da tempo ma lei non si rassegna alla sua assenza; con i figli ha un rapporto teso e distante. L’amante sposato di Jude da quasi quarant’anni anni sta trascorrendo il Natale con la moglie e la famiglia, e poi la raggiungerà per trascorrere qualche giorno con lei. La nuova compagna di Adele l’ha già mollata, è praticamente al verde e senza un tetto sulla testa, e ormai nessuno le offre ruoli da interpretare.

La narrazione ha un’energia tesa e irrequieta e un crescente senso di claustrofobia. Jude sogna il giorno di Santo Stefano, quando arriverà Daniel; Wendy non vede l’ora di tornare a casa e iniziare a lavorare al suo nuovo libro. Adele è forse l’unica che vuole davvero essere lì, se non altro per il fatto che ora non ha nessun altro posto dove andare. Il racconto procede seguendo il ritmo dei lavori per sgombrare la casa dalle cianfrusaglie, un atto metaforico, che va in parallelo con quel processo di sfrondamento dal “vecchiume” che si fa andando avanti con gli anni; lavori che sono alternati ai monologhi interiori di ciascuna delle protagoniste, che a turno, mentre si guardano l’un l’altra, reagiscono alle parole e alle azioni dell’altra e meditano su questioni come invecchiamento, amore e paura, la morte.

Ciò che emerge dai loro pensieri e comportamenti è la realtà materiale: la fisicità costante, intensa e spesso terribile di gestire il proprio corpo anziano e avere a che fare con quello di altre persone in una vecchia casa ingombra in un’estate australiana subtropicale, infestata dalle zanzare. I dettagli del cibo e delle bevande, dei corpi e dei vestiti, del disordine da ripulire, della costante battaglia tra ordine fisico e caos fisico, sono tutti usati non solo per evocare esperienze sensoriali e risvegliare nel lettore ricordi vividi, ma anche come modalità di caratterizzazione. Wendy è disordinata e caotica, Jude è ordinata e repressiva e Adele si gloria del proprio corpo ben conservato, ma si sottrae e schiva il lavoro di pulizia. E a proposito di Adele e del rapporto col corpo, c’è un episodio quasi comico quando è sulla spiaggia, la mattina presto, mentre in un momento di comunione con la natura, riflette sul suo senso di felicità e libertà nel suo corpo, e riaffiorano i ricordi dei momenti migliori della sua vita ma… deve fare pipì ma non sa dove…

new-south-wales-national-parks

L’amicizia – la loro in particolare, ma anche in senso ampio – viene esplorata attraverso il modo in cui queste e altre caratteristiche giocano la loro parte nel modo in cui le donne si relazionano tra loro. Con molta ironia ma anche partecipazione, Wood svela poco a poco i caratteri e i fatti del passato, in un crescendo che culmina nella catartica crisi finale.

No, non erano gli amanti ma le amiche – persone coraggiose, brillanti – quelle che desideravi, corteggiandole con cene, regali e weekend insieme fuori porta. Era passato così tanto tempo. Quarant’anni! (..) Era stato un periodo pieno di vita, di fioriture. Ciascuna vedeva nell’altra il meglio di sé. (pag. 68)

Il weekend è un romanzo riccamente strutturato, parla di così tante cose che è difficile rendere giustizia a tutte. Le idee sull’amicizia, l’invecchiamento e il dolore continuano a succedersi, a rimbalzare tra i pensieri delle tre donne, mettendo a fuoco punti di vista diversi che trovano però anche delle convergenze. Il passato torna per ciascuna a mostrare quale era la forza, ma anche le debolezze, e il fatto che, con lo sguardo di adesso, si ha l’impressione di non avere colto appieno tutto ciò che la vita aveva da offrire.

Wendy non aveva ricordi di New York (..) cercò di ricordare quel periodo, ma non ci riuscì. Se ne vergognò, perché era convita che la ricchezza di dettagli del mondo fosse un bene prezioso, anche se lo si capiva solo dopo averla persa. Era stato così per tutta la vita: quando cercava di rievocare qualcosa, qualche esperienza (..) si rendeva conto di non aver prestato abbastanza attenzione, e ora quei ricordi erano spariti, restavano solo contorni sfocati. (..) Passava il tempo immagazzinando dettagli mentre aspettava che accadesse qualcos’altro. (pag. 177-178)

E poi c’è questa presenza che ha un che di magico, di soprannaturale: il vecchio Finn. Ognuno delle tre donne ha una misteriosa epifania che si rivela attraverso Finn, una breve e intensa rivelazione sulla semplice esistenza creaturale, in cui l’ansia e l’impegno umano sembrano inutili e insensati, in cui le cose materiali come ricchezza, successo, perdono di importanza, facendo risaltare ciò che invece conta e che dura oltre il tempo: come l’amicizia che scelgono nuovamente, non avendo più paura di essere se stesse.

Il weekend parla dell’invecchiamento, ma affrontandolo non come uno stadio di fine corsa. Sì, i suoi tre personaggi centrali sono settantenni e ognuno a modo suo è preso dagli effetti fisici, cognitivi ed emotivi dell’ingresso in quel periodo della vita. Eppure ognuna è anche enfaticamente la stessa donna che è sempre stata, detestando i pregiudizi con cui deve confrontarsi semplicemente perché ha accumulato abbastanza compleanni. Classe e denaro sono in gioco anche qui, perché l’invecchiamento è un’esperienza che, soprattutto per le donne single, può significare povertà. Mentre Adele si ritrova a fare affidamento ancora una volta sul suo fascino per restare a galla, la conclusione di Wendy è schietta: “Nessuno ti vuole quando sei vecchio. Devi sistemare le cose prima di arrivare a questo punto. Devi affrontare il futuro, le peggiori possibilità, devi prepararti. Anticipa, adatta, accetta.”

Per Jude, Wendy e Adele, il senso di possibilità, di essere aperte al futuro, di non essere ancora finite, non scompare con l’età – e perché dovrebbe? Nonostante le umiliazioni inflitte loro e le supposizioni fatte su di loro, solo a causa della loro età, Wood ci ha presentato tre donne impegnate, difficili, vulnerabili e coinvolgenti, che, a dispetto dell’età avanzata, sono tutte molto vive.

Charlotte Wood è una scrittrice australiana, considerata tra le cento donne più influenti del paese secondo l’Australian Financial Review. Nel 2016, con il suo romanzo The Natural Way of Things, ha vinto lo Stella Prize, l’Indie Book of the Year and Novel of the Year e il Prime Minister’s Literary Award. Ha scrit­to per il New York Times, il Guardian, Literary Hub, il Sydney Morning Heralde il Saturday Paper.

Romanzi:

  • Pieces of a Girl (1999)
  • The Submerged Cathedral (2004)
  • The Children (2007)
  • Animal People (2011)
  • The Natural Way of Things (2015)
  • Il weekend (The Weekend, 2019), Milano, NNE, 2020 traduzione di Chiara Baffa
  • Stone Yard Devotional (2023)

Saggi:

  • Love and Hunger (2012)
  • The Writer’s Room: Conversations About Writing (2016)
  • The luminous solution (2021)

Per una panoramica sulla letteratura australiana, vi rimando al mio Viaggio letterario.

Vi rimando anche all’articolo che ho dedicato ai romanzi con protagonisti anziani: rimarrete sorpresi da quanta letteratura ruota attorno a questo tema, con opere vibranti e coinvolgenti.