Il vincolo tra animali ed esseri umani può essere complesso tanto quanto quello che ci lega ad altre persone. Alcuni intrattengono con i loro animali domestici un rapporto di espansività contenuta. Li nutrono, se è necessario li portano a passeggio, ma di rado ci parlano se non per reprimerli o “educarli”. C’è chi, al contrario, trasforma una tartaruga nel suo più intimo confidente. (..) È vero che i gatti sono meno esigenti dei cani e che in genere la loro compagnia è meno forzata, a volte quasi impercettibile. Ma so per esperienza che possono sviluppare un’enorme empatia nei confronti degli individui della loro stessa specie, così come nei confronti dei loro padroni. (Felina, pag. 61)

Bestiario sentimentale, di Guadalupe Nettel, La nuova frontiera edizioni 2018, traduzione di Federica Niola, pagg. 121

I cinque racconti – con ambientazioni che spaziano da Parigi al Messico – che compongono questa raccolta della scrittrice messicana si presentano con un’apparente semplicità, prima di tutto grazie alla scrittura che è così ben calibrata da scorrere via come una biglia su un drappo di seta e poi perché la costruzione narrativa crea una tensione, mette cioè il lettore nella posizione di non essere sicuro – o di temere – su cosa aspettarsi, e ne sollecita la curiosità.

I racconti si aprono come finestre sul quotidiano, su delle vite ordinarie, colte in quel fatidico momento in cui ci si trova di fronte ad un bivio, ad una scelta. Il filo conduttore di questi punti di svolta dei protagonisti sono l’addio e la perdita. Nettel propone un’ibridazione tra il mondo animale e l’universo umano per parlare di temi naturali come la ferocia della vita di coppia, la maternità – quando è desiderata e quando non lo è – le crisi esistenziali dell’adolescenza o i legami inimmaginabili che si possono instaurare tra due amanti.

Mi faceva pena vederlo lì, da solo, nel suo recipiente di vetro. Dubito molto che sia stato felice. È questo che più mi ha rattristato ieri pomeriggio, quando l’ho visto galleggiare come un petalo di papavero sulla superficie di uno stagno. Lui, invece, ha avuto più tempo, più calma per osservare Vincent e me. E sono sicura che, a modo suo, anche lui ha provato pena per noi. In generale, si impara molto dagli animali con cui conviviamo, pesci compresi. Sono una specie di specchio che riflette emozioni o comportamenti celati che non abbiamo il coraggio di vedere. (La vita matrimoniale dei pesci rossi, pag. 11) 

In ognuna delle cinque storie, animali, insetti o funghi sono una presenza fondamentale e speculare rispetto agli umani con cui condividono lo spazio vitale. A volte servono da catalizzatori di decisioni complesse, altre volte diventano specchio dei processi attraverso i quali passano i protagonisti umani. Ci sono cinque storie feroci, ma non in senso ovvio; gli animali qui sono placidi pesci d’acquario, gatti che fanno le fusa o serpenti potenzialmente pericolosi chiusi in un terrario. La ferocia è nelle emozioni degli umani: la violenta angoscia che sembra affondare i denti nelle protagoniste de “La vita matrimoniale dei pesci rossi” o “Felina“; la feroce disperazione d’amore della protagonista di “Funghi” o la profonda necessità di trovare un posto nel mondo per i protagonisti di “Guerra nell’immondizia” o “La vipera di Pechino”.

Gli umani che si incontrano tra le pagine sono imperfetti, deboli, a volte irrisolti, o infelici, passano attraverso crisi relazionali, o di identità; hanno atteggiamenti a volte superficiali se non egoistici verso gli animali con cui convivono; a volte anche crudeli o meschini. Ma questo sanno essere gli umani; imperfetti, difficilmente generosi o eroi.

L’ingestione degli scarafaggi non solo ci aiutò a sconfiggere la piaga, ma consolidò la nostra amicizia. Io ripresi a mangiare negli stessi orari degli altri, stando più attento ai miei modi, e i miei cugini smisero di emarginarmi per il mio pessimo comportamento. Non c’è nulla come un segreto per favorire l’unità tra i membri di una famiglia. (..) Il modo migliore per sterminare una specie è fare sì che un’altra se la mangi. Isabel aveva ragione e i risultati parlavano da soli. (Guerra nell’immondizia, pag 57)

Amanti uniti a distanza da una micosi, le gravidanze parallele di una donna e di una gatta, una crisi coniugale accompagnata dai malesseri di una coppia di pesci rossi. Sono storie toccanti e anche inquietanti, come quella della famiglia che, invasa dagli scarafaggi decide, per liberarsene una volta per tutte, di far valere la supremazia umana e di mangiarli. E sono storie che raccontano l’assenza, la mancanza o il venire a mancare. Come quando un padre si estranea dalla vita della famiglia.

(i funghi) quegli esseri strani, assimilabili, nell’aspetto, al regno vegetale, ma con un attaccamento alla vita e all’individuo parassitato che non può che avvicinarli anoi. (..)Sradicare un fungo può essere complicato tanto quanto porre fine a una relazione indesiderata. (Funghi, pag. 97)

I racconti di Guadalupe Nettel mi hanno richiamato quelli di David James Poissant di Il paradiso degli animali e quelli di Megan Mayhew Bergman, Paradisi minori. Per una presentazione della scrittrice vi rimando al mio Focus autore che le ho dedicato.

Vi segnalo anche la mia recensione all’altra raccolta di racconti di Nettel, Petali e altri racconti scomodi.

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