Tema lavoro

Il libro di oggi è:

Nessuno è indispensabile, di Peppe Fiore, Einaudi 2012, pagg. 224

Impiegato modello in un’azienda modello – italiano medio tragicamente modello -, Michele Gervasini fa coincidere la sua idea di felicità con gli angoli acuti del contratto a tempo indeterminato. E poco importa se ogni mattina deve affrontare il traffico isterico della via Pontina per raggiungere il suo ufficio alla Montefoschi, azienda leader nella produzione di latte e derivati. Lì lo aspettano gli altri dipendenti dell’Ufficio pianificazione e controllo, una pattuglia di buffi animali da scrivania che vive – non solo simbolicamente – all’ombra dell’enorme, minacciosa mucca aziendale in vetroresina che campeggia davanti agli stabilimenti.

Michele Gervasini è il tuo vicino di scrivania. Goffo e incolore, sempre a un passo dall’agognato scatto di carriera, dimostra a ogni respiro una solenne verità: l’uomo è quell’animale che, grazie al lavoro, sceglie liberamente di rendersi schiavo per tutta la vita. Ma un giovedì mattina la più mite fra le colleghe si dà fuoco nello sgabuzzino delle scope, e all’improvviso bisogna rivedere i confini di quelle giornate che fino ad allora avevano funzionato con l’efficienza di un formicaio.

Con lo spirito dissacrante di una corrosiva commedia tragicomica, “Nessuno è indispensabile” sovverte la tradizione del romanzo industriale seguendo il ritmo e la grammatica della contemporaneità, per descrivere in maniera umanissima e feroce i rituali, le mitologie, il misticismo laico che stanno alla base della vita aziendale. Peppe Fiore racconta la deriva impazzita del mondo in cui viviamo, la nevrosi da scrivania, i tic e le frustrazioni di ogni giorno, mettendo in scena personaggi che non hanno a disposizione un’altra vita, né il desiderio di immaginarsela.  Se è vero che in ufficio contano solo gli obiettivi raggiunti, quando un tuo collega lascia vestiti e scarpe a filo della balaustra – allineati con la massima precisione – prima di gettarsi nel vuoto in mutande e canottiera, forse la strategia va ripensata. E non solo quella aziendale.

Sorretto da una scrittura fluida, da uno stile ammiccante e da una malinconia di fondo, scorre come fosse un diario, fa riflettere e sorridere. Non risponde alle tante domande che solleva e non si può dire se finisca bene o male; mostra personaggi dal profilo ordinario, unici eppure uguali tra loro, persone omologate dalla normalità, colti in uno spaccato di vita reale in cui molti lettori possono riconoscersi.

Bella la copertina affidata alla sapiente verve di Franco Matticchio.