Settembre sarà il mese in cui tutti (o quasi) si lasceranno alle spalle le vacanze: si torna alla vita di sempre, al lavoro, a scuola, agli impegni, ma la mente non smetterà di pensare ai luoghi meravigliosi visitati e la fantasia ci aiuterà a sognarne di nuovi. Anche i libri ci possono dare una mano e allora la rassegna di questo mese sarà un viaggio verso luoghi lontani, un saltare di paese in paese per assaggiare modi di vivere diversi, paesaggi particolari e prepararsi alla prossima vacanza.

ASIA

Tash Aw esplora la vitalita` culturale dell’Asia moderna in un memoir poetico che racconta la complicata storia della sua famiglia: una vicenda di migrazione e adattamento, di distanze e sottintesi, di accettazione cieca e amore silenzioso. Gli stranieri smarriti su un molo sono i nonni dopo l’insidioso viaggio in barca per fuggire dalla Cina verso la Malesia negli anni Venti. Dal porto di Singapore, a una corsa in taxi nella Bangkok di oggi, a un’abbuffata da Kentucky Fried Chicken nella Kuala Lumpur degli anni Ottanta, Aw tesse storie di inclusione ed esclusione, tra scenari che saltano da villaggi rurali a club notturni e una varieta` vertiginosa di lingue, dialetti e slang, per creare un ritratto intricato e vivido di un luogo stretto tra il futuro in rapido avvicinamento e un passato che non si lascia andare.

BIELORUSSIA

E/O edizioni porta alle stampe il nuovo romanzo di Saša Filipenko (di lui avevo letto e recensito Croci rosse), giovane scrittore bielorusso, che “descrive la ribellione del suo popolo contro il dittatore Lukašenko con un umorismo incantevole, pieno di arguzia e, insieme, di dolore.”

Dopo essere stato calpestato dalla massa presa dal panico, Cysk, studente di musica di 16 anni, cade in coma. La maggior parte delle persone lo abbandona: sua madre, la sua ragazza, il medico che dovrebbe curarlo. Solo sua nonna resta al suo fianco e si prende cura di lui. E lo fa – cocciuta, inesorabile – per giorni, mesi, anni. Il giorno della sua morte improvvisa sarà anche il giorno in cui Cysk tornerà alla vita, per scoprire che il suo paese è persino più in coma di lui: il presidente è lo stesso, lo stesso il grigiore, le stesse le repressioni e la mancanza di libertà. C’è speranza nei giovani? C’è speranza nelle manifestazioni? C’è speranza di cambiare? Chiediamocelo insieme a lui.

CANADA

Molly Gray non è come tutti gli altri. Fatica a intrattenere rapporti sociali e interpreta a modo suo le intenzioni di chi le è vicino. La nonna, che l’aveva cresciuta, rielaborava il mondo per lei, codificandolo in semplici regole secondo le quali Molly poteva vivere, ma da quando la nonna è morta, la venticinquenne Molly ha dovuto affrontare da sola le complessità della vita. Lanciandosi con ancor più passione nel suo lavoro di cameriera d’albergo. Il carattere riservato, il suo amore ossessivo per la pulizia e l’ordine, la rendono una cameriera eccezionale. Si diverte a indossare la sua uniforme impeccabile ogni mattina, a rifornire il suo carrello di saponi e bottiglie in miniatura e a riportare le camere degli ospiti del lussuoso Regency Grand Hotel a uno stato di perfezione. Ma la vita ordinata di Molly viene sconvolta quando entrando nella suite del milionario Charles Black lo trova morto. Assassinato nel suo letto. Prima che Molly capisca cosa sta succedendo, il suo comportamento insolito insospettisce la polizia, che la considera la principale sospettata. Si ritrova presto intrappolata in una rete di inganni, che non ha idea di come districare. Fortunatamente per Molly gli amici che non ha mai saputo di avere la aiutano nelle indagini alla ricerca del vero assassino. Riusciranno a trovarlo prima che sia troppo tardi? Molly, però, non ha raccontato tutto ciò che ha visto quando ha trovato il cadavere, e l’ha fatto per una ragione ben precisa…

CROAZIA

Quando la diciassettenne Silva scompare dal suo villaggio sulla costa dalmata si sta celebrando la festa dei pescatori. È un sabato di settembre del 1989 in una Jugoslavia morente e l’indagine viene affidata all’ispettore Gorky Šain. Ben presto le ricerche rivelano un ritratto più complesso e sconosciuto della ragazza: studentessa delle superiori a Spalato implicata negli ambienti della droga econ molti soldi a disposizione. E poi c’è un testimone uscito dal nulla, che afferma di averla vista comprare il biglietto di un pullman diretto all’estero.
La Storia nel frattempo segue il suo corso; ciò che resta del regime di Tito sta crollando e il nuovo potere dà il via a una caccia alle streghe che non risparmia nemmeno le forze dell’ordine: Gorki Šain è obbligato a dimettersi e il caso viene chiuso.
La famiglia di Silva è l’unica a non arrendersi, a continuare ostinatamente le ricerche e a voler trovare delle risposte. Solo molti anni più tardi, in una Croazia alquanto cambiata, un evento inatteso farà luce su quell’indagine…
«Acqua rossa» è un giallo sociale potente e dai tratti epici. Accanto alla tensione del poliziesco mostra, in un grande narrazione, gli sconvolgimenti di quasi tre decenni della società jugoslava: caduta del comunismo, guerra civile, crollo dell’economia e dell’industria, investimenti stranieri, corruzione, turismo. I destini individuali che incrociano i traumi della Storia.

FILIPPINE

Da una delle maggiori scrittrici filippine un romanzo che parla di sorellanza, responsabilità familiari e amore, un mosaico potente di immagini, personaggi e relazioni.

Sotto il regime dittatoriale delle Filippine, tra gli sconvolgimenti politici, Tradite racconta la storia di due sorelle innamorate dello stesso uomo. Una passione che minaccia di portarle a tradirsi l’un l’altra e a rinnegare tutto ciò per cui il loro padre ha combattuto. Timida e idealista, Pilar tenta di continuare la guerra di suo padre contro la dittatura, mentre Lali, appariscente sorella maggiore, sposa il nemico – Arturo, figlioccio del dittatore. Entrambe cercano il loro posto in questo mondo violento, ma riusciranno a far fronte alla corruzione politica e alla spinta irrefrenabile dei loro stessi desideri? Sullo sfondo della turbolenta storia delle Filippine, scavando con mano esperta nei molteplici aspetti della condizione umana, Tradite è un romanzo multiforme e brillante.

FINLANDIA

Una saga poetica racconta l’eccentrica e sventurata famiglia degli Skrake attraverso i suoi personaggi indimenticabili e una sequela di storie tragicomiche che ripercorrono gli eventi del Novecento.

Sono il bisogno di capire se stesso e la propria inquietudine a indurre Wiktor Skrake, incallito scapolo quarantenne di Helsinki, pubblicitario di successo e fondista, ad abbandonare tutto per scavare nel passato della sua famiglia sulle tracce di quella maledizione o vocazione al fallimento che sembra marchiarla. Si riannodano così i fili di una saga che abbraccia tre generazioni e un caleidoscopio di avventure tragicomiche, attraverso un secolo di storia finlandese e di ferite mai rimarginate. La sciagura di chiamarsi Skrake è il ritratto poetico di un eroico fallito che sembra personificare tutti i paradossi della condizione umana, è un’indagine originale sulla famiglia, le radici, e sulla storia che «è solo una fiaba crudele e irresponsabile» a cui siamo noi a dover dare un senso.

GHANA

Spesso i romanzi che arrivano da alcuni paesi africani sono storie uniche su esperienze di migrazioni, sulle difficoltà di adattamento, e su una vita divisa tra più paesi e culture. Queste voci, per quanto molto diverse tra loro nello stile e nei temi che affrontano, sono state definite dalla scrittrice ganaense Taiye Selasi “afropolitan”; il termine nasce dalla commistione di african e cosmopolitan, e simboleggia l’esperienza pluriculturale che lega questo filone.

La bellezza delle cose fragili, Taiye Selasi. Kweku Sai è morto all’alba, davanti al mare della sua casa in Ghana. Quella casa l’aveva disegnata lui stesso su un tovagliolino di carta, tanti anni prima: un rapido schizzo, poco più che un appunto, come quando si annota un sogno prima che svanisca. Il suo sogno era avere accanto a sé, ognuno in una stanza, i quattro figli e la moglie Fola. Una casa che fosse contenuta in una casa più grande – il Ghana, da cui era fuggito giovanissimo – e che, a sua volta, contenesse una casa più piccola, la sua famiglia. Ma quella mattina Kweku è lontano dai suoi figli e da Fola. Perché il chirurgo più geniale di Boston, il ragazzo prodigio che da un villaggio africano era riuscito a scalare le più importanti università statunitensi, il padre premuroso e venerato, il marito fedele e innamorato, oggi muore lontano dalla sua famiglia? Lontano da Olu, il figlio maggiore, che ha seguito le orme del padre per vivere la vita che il genitore avrebbe dovuto vivere. Lontano dai gemelli, Taiwo e Kehinde, la cui miracolosa bellezza non riesce a nascondere le loro ferite. Lontano da Sadie, dalla sua inquietudine, dal suo sentimento di costante inadeguatezza. E lontano da Fola, la sua Fola. Ma le cose che sembrano più fragili, come i sogni, come certe famiglie, a volte sono quelle che si rivelano più resistenti, quelle che si scoprono più forti della Storia (delle sue guerre, delle sue ingiustizie) e del Tempo.

GIAPPONE

Con nagori in giapponese si indica la fine della stagionalità di un frutto, di un ortaggio, di un dono della natura. Ma nagori assume anche le sfumature della nostalgia per una stagione giunta al termine e che ci lasciamo a malincuore alle spalle. Nagori annuncia una futura assenza: per ritrovare quell’odore, quel sapore, quell’emozione bisognerà aspettare un intero anno, non potendo far altro che conservarne il ricordo nella memoria dei sensi. Partendo da un’affascinante riflessione sul nostro legame con le stagioni e la natura, Ryoko Sekiguchi traccia un percorso incantevole attraverso l’arte, la letteratura, la gastronomia, e lo splendore millenario di saggezza e poesia del Giappone.

Sayoko ha trentacinque anni, un marito ligio alla tradizione materna che vuole la donna chiusa tra le pareti di casa, a occuparsi con saggezza delle faccende domestiche, una figlia di tre anni, Akari, che nel parco, dove Sayoko di tanto in tanto la conduce, se ne sta a giocare da sola in un angolo, discosta dagli altri bambini. Anche Sayoko è sola, ma soffre terribilmente della sua solitudine. La routine quotidiana è per lei un peso che, giorno dopo giorno, si accresce a dismisura e minaccia di soffocarla. La donna decide così di rispondere a svariati annunci di offerte di lavoro. Dopo aver collezionato una marea di rifiuti, riceve la chiamata di Aoi, titolare di una società, la Platinum Planet, che offre un servizio di sorveglianza e un aiuto domestico alle persone che si avventurano in viaggi di lunga durata. Il lavoro è semplice, si tratta di annaffiare le piante, strappare le erbacce in giardino, ritirare la posta e fare le pulizie. Sayoko accetta con entusiasmo. Si ritrova così a dividere il tempo con una donna che ha la sua stessa età, ha frequentato la sua stessa università, e ostenta una personalità e uno stile di vita completamente diversi dai suoi, se non addirittura agli antipodi. Lei vive in funzione dell’opprimente marito e della figlia. L’altra dirige una piccola azienda e si gode la propria libertà pur celando, dietro un’apparente sicurezza di sé, un passato difficile con cui fare i conti. Durante i turni le due donne si studiano, si confidano e si domandano segretamente come sarebbe potuta essere la loro vita, se avessero fatto l’una le scelte dell’altra. Mentre Sayoko inizia a rinascere, riscoprendo la voglia di uscire e di avventurarsi nel mondo, Aoi percepisce dentro di sé un sottile cambiamento, come se quella donna conosciuta, per caso fosse una “ragazza dell’altra riva”, venuta direttamente dal suo passato per dirle che non è troppo tardi per ricominciare a vivere.

LONDRA, U.K.

La vita della trentenne Annie McDee negli ultimi tempi ha preso una brutta piega: dopo la rottura con lo storico fidanzato si ritrova sola, in un appartamentino un po’ squallido, l’unico che può concedersi con il suo magro stipendio di cuoca. Cinque settimane prima, a uno speed-dating organizzato in un museo di Londra, ha conosciuto Robert e, ora che vorrebbe fargli un regalo di compleanno, è costretta a rovistare in un negozio di seconda mano. Tra cumuli di ciarpame e scarti appartenuti a chissà chi, Annie nota un quadro appoggiato a una parete, dietro una pianta di plastica. Il proprietario non ne sa granché: ha acquistato la baracca alla cieca, cianfrusaglie e ninnoli compresi. Spinta da un impulso irresistibile, la giovane donna acquista il dipinto, salvo doversene pentire la sera stessa, quando Robert la molla senza nemmeno presentarsi a cena. Decisa a restituire il quadro per riavere indietro i soldi, il giorno dopo Annie pedala fino al negozio del rigattiere, ma al suo arrivo ha un’amara sorpresa: l’area intorno alla bottega è chiusa dal nastro della polizia e al suo posto non restano che macerie fumanti. Poche ore dopo la sua visita nel negozio, qualcuno vi ha fatto irruzione, ha legato il titolare, sparso benzina ovunque e lanciato uno straccio in fiamme. Il locale è bruciato in poche ore. Davanti all’accaduto, a Annie non resta che rassegnarsi al sacrificio delle sue settantacinque sterline e tornarsene a casa con il dipinto sottobraccio. Nelle settimane successive, tuttavia, la sua vita e la sua persona sembrano stranamente diventare oggetto di improvviso interesse e curiosità di un gran numero di bizzarri individui.

POLONIA

La storia di una famiglia e delle tre generazioni di donne che la compongono, un intreccio di personaggi memorabili, condannati a un’esistenza sbiadita e a una solitudine profonda mentre il loro paese si abbandona al consumismo.
Polonia, primi anni ’70. Jadzia e Stefan Chmura, freschi sposi e genitori della piccola Dominika, varcano la soglia del loro nuovo appartamento a Piaskowa Góra, nella periferia di Walbrzych. Il modernissimo quartiere edificato dal governo socialista per le famiglie dei minatori promette comodità e benessere, ma presto la montagna di sabbia sulla quale è costruito rivela tutta la propria ingannevole fragilità. Joanna Bator, con uno stile denso di immagini vivide e sorprendenti, racconta la storia di una famiglia e delle tre generazioni di donne che la compongono, dando vita a un intreccio di personaggi memorabili, condannati a un’esistenza sbiadita e a una solitudine profonda, mentre il mondo che li circonda si trasforma inesorabile, abbandona il socialismo e si converte al consumismo. Solo lo spirito ribelle di Dominika sembra capace di spezzare la catena dell’infelicità.

ROMANIA

Romania, 1926. Nina, la protagonista di questa saga familiare, è una ragazza bella e dallo spirito combattivo, figlia del prefetto della Bessarabia. Nel giorno del suo sedicesimo compleanno incontra un’indovina che le preannuncia una vita lunga e difficile. La giovane non crede alla profezia, ma la veggente avrà ragione, l’esistenza di Nina e dei suoi fratelli seguirà le sorti di una nazione dilaniata dal violento nazionalismo dell’estrema destra, quindi da Hitler, per poi finire nella morsa dell’occupazione russa. Sotto la dittatura comunista cambia tutto e non resterà nulla della grande famiglia in cui la giovane è cresciuta, dei balli alla corte del re Ferdinando Hohenzollern Sigmaringen, dei vivaci festini universitari a Bucarest. L’ombra della profezia non risparmierà nemmeno il suo matrimonio, dettato da un amore travolgente per cui la donna sfiderà le convenzioni sociali e che le regalerà anni di intensa felicità tra le montagne della Transilvania. Nina ingaggerà una lotta senza tregua contro il destino, che di volta in volta vestirà la divisa delle truppe ungheresi, degli ufficiali russi o della polizia politica. Con la sola forza dell’amore per i figli, si giocherà il tutto per tutto al tavolo di una vita che le riserverà molte sorprese. Cristina Stanescu racconta la storia di una donna coraggiosa in pagine di grande intensità narrativa, abbinate a una dettagliata ricostruzione storica. Un romanzo di passioni sullo sfondo di un secolo di profondi e laceranti cambiamenti.

SVEZIA

Un’auto è esplosa nel centro di Stoccolma. Amor, un giovane dalla pelle un po’ piú scura, si aggira per le strade della città paralizzata dalla paura facendo del suo meglio per rendersi invisibile. Scritto con lo stile perforante di una canzone trap, Chiamo i miei fratelli è il racconto di cosa succede quando lasciamo che la paranoia ci entri dentro. Come individui e come società.

Un’auto è esplosa nel centro di Stoccolma. Parole come «attentatore suicida» e «terrorista» lampeggiano dai telegiornali e si installano nella testa delle persone. Amor vaga per le strade di una città surreale. Ha una missione – deve andare a comprare per la cugina un ricambio per il trapano – ma è scosso da questa nuova città paranoica dove la polizia riempie le strade. Non farti notare, agisci normalmente, si dice. Ma cosa significa normale? Chi è un potenziale sospettato? E non sembra anche a voi che tutti gli occhi siano puntati su di lui? Nel corso di ventiquattro intense ore, vediamo il mondo attraverso gli occhi spaventati e ansiosi di Amor. A volte è difficile sapere cosa sta realmente accadendo e cosa è solo la creazione della mente sempre piú febbrile di Amor. Chiamo i miei fratelli è un romanzo breve ma potentissimo su ciò che accade quando la paura e la paranoia ci entrano dentro, come individui e come società, e ci fanno vedere noi stessi e gli altri in modo diverso. Scritto con uno stile elettrico e coinvolgente, Chiamo i miei fratelli costringe il lettore a confrontarsi con il nostro impulso a dividere il mondo in «noi» e «loro». Ma loro chi sono? E chi siamo noi? E se la nostra paura, la paura per cui siamo pronti a tutto, fosse una profezia che si autoavvera?

U.S.A.

Stretta tra i selvaggi Appalachi c’è una valle angusta dove anche la luce ha timore a entrare, una terra d’ombra che gli abitanti del luogo ritengono abitata da creature soprannaturali. Qui, in una fattoria, vivono i fratelli Shelton: Laurel, una giovane donna che tutti credono una strega, e Hank, appena tornato dalle trincee della Francia. L’incontro con uno sconosciuto cambierà per sempre la vita di entrambi, portando un improvviso bagliore e svelando a Laurel il senso di una felicità che non aveva mai vissuto. Sul passato dell’uomo aleggia però un segreto che restituirà inesorabilmente la valle alle sue tenebre. Ron Rash ci regala un romanzo ipnotico e struggente che ci fa immergere nell’abbagliante magnificenza della natura e in una piccola comunità che si nutre di superstizioni e pregiudizi ed è scossa dai lontani echi della guerra.

Infine, un romanzo che parla di viaggi ma nella forma dell’espatrio, della fuga da un luogo in cerca di un altro che prometta una vita migliore.

Sur pubblica il nuovo romanzo di Carlos Manuel Álvarez (scrittore cubano che vi avevo presentato nella recensione del suo romanzo Cadere); con una prosa visuale, simbolica, e uno stile incalzante, dà forma a un mosaico di storie, un romanzo corale che racconta lo sradicamento, l’amicizia e la solidarietà con grande finezza ed empatia.

Un attivista in fuga da un paesino di campagna, una famiglia in vacanza al mare, una coppia che si perde fra i corridoi del Louvre, un barbiere di periferia, uno scrittore in cerca di una storia. Gli uomini e le donne di questo romanzo sono naufraghi sulla terraferma incagliati in una zona di confine. Si muovono in una specie di limbo, nella perenne sospensione fra realtà e desiderio, passato e futuro, fra il paese che si sono lasciati alle spalle e quello in cui – nell’eterna speranza di una promessa, di un nuovo inizio o semplicemente di una tregua – hanno deciso di stabilirsi. Alcuni vogliono andarsene ma non ci riescono, altri se ne sono andati ma è come se non fossero mai partiti. Perché, in fin dei conti, cosa significa espatriare? Perdere un territorio o guadagnarne uno nuovo? Che si trovino ancora a Cuba, negli Stati Uniti, in Messico, in Francia o in Germania, i protagonisti sono come paralizzati sulla frontiera di un mondo a cui non appartengono del tutto

Buone letture!!