Guardò ancora una volta il volantino (..) Nel frattempo erano trascorsi sei anni, due guerre. Per due volte il fronte era passato attraverso quella valle, si erano succeduti due eserciti. Mentre le formiche gialle incendiavano le case di quelle nere, e viceversa, il foglio con l’immagine di Silva continuava a rimanere intatto vicino all’ingresso del bagno. Mentre gli altri morivano e invecchiavano, Silva era l’unica a restare giovane, congelata in quel quadrato bianco.

Acqua rossa, pag. 120

Acqua rossa, di Jurica Pavičić, Keller 2022, traduzione dal croato di Estera Miočić, pp. 368

Non mi stanco mai di leggere libri come questo: un romanzo di grande respiro che mette in scena il dramma di una famiglia che vede svanire nel nulla una figlia diciassettenne e che pian piano si sgretola, ma anche un affresco storico che racconta la Croazia appena prima della dissoluzione della Jugoslavia, le guerre che ne seguirono e il cambiamento sociale oltreché politico che ne seguì. Il tutto narrato con la tensione del romanzo giallo, che si snoda attraverso l’indagine poliziesca e personale della famiglia, alla ricerca della verità sulla sparizione di Silva.

Un romanzo davvero notevole: perfetta conduzione della trama gialla, perfetta caratterizzazione dei personaggi, descrizioni precise dei luoghi e delle atmosfere, una prosa scorrevole, quadro storico preciso, pathos… insomma una lettura che vi consiglio senza alcun dubbio.

Veniamo alla trama che cercherò di tratteggiare senza svelare troppo. Tutto inizia il 23 settembre 1989 quando la diciassettenne Silva Vela esce di casa al tramonto per recarsi alla festa di pescatori del suo piccolo borgo marinaro croato in cui vive con i genitori e il fratello gemello Mate. Il mattino successivo subito in casa si rendono conto che Silva non è rientrata e quindi parte la ricerca della ragazza da parte del padre Jacov, del fratello e dell’ispettore Gorki Săin, incaricato dell’indagine.

Mentre la polizia si muove attivamente perlustrando il paese, i dintorni, i luoghi in cui i ragazzi erano soliti appartarsi, il tratto di costa con vedette e sommozzatori e battelli, si interrogano tutte le persone con cui Silva era venuta in contatto, vagliando gli alibi di tutti, e in special modo quelli del fidanzato Brane Rokov, che però risulta aver passato la notte sul pullman di ritorno da Fiume, e del ragazzo con cui si era appartata quell’ultima notte, Adrijan Lekaj, l’ultima persona ad averla vista viva.

Mentre i genitori e il fratello sono convinti che Silva conduca la normale vita di una studentessa e brava ragazza, man mano che le indagini si allargano, salta fuori un profilo diverso: a Spalato, dove ha una stanza in uno studentato, Silva è implicata in un giro di spacciatori, il che le procura somme di denaro notevoli per la sua età. Proprio questa disponibilità di denaro potrebbe essere stato uno stimolo ad abbandonare la famiglia e andarsene lontano, il che significherebbe che la sua sparizione sarebbe volontaria e non delittuosa. Ma mancano riscontri oggettivi.

Il padre e il fratello fanno stampare migliaia di volantini con la sua foto e le informazioni su come era vestita quel giorno, e li affiggono ovunque: nei dintorni del paese, a Spalato, si spingono lungo le strade statali che convergono intorno, fino a spingersi in Bosnia. Ma nonostante gli sforzi profusi dall’ispettore Săin e dai familiari, di Silva non c’è alcuna traccia.

Il protrarsi nel tempo dell’assenza di notizie genera una serie di rotture e un clima di diffidenza, sia a livello familiare, che nel piccolo borgo, dove l’attenzione è puntata su Adrijan, che molti ritengono implicato. Purtroppo, però, il dissolvimento della Jugoslavia e i venti di guerra fanno inceppare l’investigazione: le priorità ora sono diverse, militari e civili sono coinvolti nella guerra che infiamma i paesi balcanici, i responsabili della polizia vengono cambiati. Solo la famiglia non si rassegna e continua la ricerca.

La verità su questo caso si scoprirà a distanza di decenni, quando tutto sarà diverso: l’assetto geopolitico dell’area balcanica, il governo della Croazia, la ripresa a livello economico che richiama investitori esteri decisi a sfruttare le potenzialità turistiche del paese, che cambiano il volto anche del piccolo borgo marinaro e che minano i rapporti tra i suoi abitanti.

Vibranti i ritratti del padre Jacov, della madre Vesna, del fratello Mate, tutti vittime della scomparsa che ha cambiato inesorabilmente gli equilibri familiari. Il trauma legato alla scomparsa di Silva, le rivelazioni sulla sua vita, hanno un impatto a lungo termine, e cambiano i destini di tutti, così come gli eventi socio-politici e militari cambiano il destino di un’intera nazione. 

Il racconto segue non solo le vite dei familiari ma anche dei personaggi che sono intrecciati alla loro storia, come il primo poliziotto incaricato dell’indagine Gorki Săin e il secondo, Tomislav Čović, ciascuno nell’evoluzione che ha avuto. Săin è il nipote di un eroe che aveva combattuto a fianco di Tito durante la Seconda Guerra Mondiale; ispettore di polizia rispettato, viene allontanato quando al potere salgono i nazionalisti, e addirittura diviene il capro espiatorio di un’indagine dichiarata fallita dal nuovo investigatore Čović, espressione di una nuova nomenclatura. Ma, al contempo, anche Săin ha cambiato pelle, divenendo un agente immobiliare con pochi scrupoli per una società irlandese che costruisce resort di lusso per stranieri su quelle coste dalmate. E poi Mario Cvitković, l’ex spacciatore per cui lavorava Silva, militare di peso durante la guerra, politico affermato nella ripresa economica, che ora è diventato il capo della contea.

Nello svolgersi degli eventi seguiamo anche le parabole dei due ragazzi che avevano avuto rapporti con Silva, Adrijan e Brane; della familgia Roskov e di altri abitanti del paese.

«Acqua rossa» è un giallo sociale potente e dai tratti epici. Accanto alla tensione del poliziesco mostra, in un grande narrazione, gli sconvolgimenti di quasi tre decenni della società jugoslava: caduta del comunismo, guerra civile, crollo dell’economia e dell’industria, investimenti stranieri, corruzione, turismo. I destini individuali che incrociano i traumi della Storia.

Qui potete leggere l’incipit.

Jurica Pavičić è nato a Spalato nel 1965. È scrittore, sceneggiatore e giornalista.
Dal 1989 lavora come critico cinematografico per vari giornali. È autore di sette romanzi, due raccolte di racconti, saggi sul cinema, sulla Dalmazia e sul mondo mediterraneo… Le sue opere sono state tradotte in inglese, tedesco, italiano, russo, francese e bulgaro. Con Acqua rossa in Francia ha vinto il Grand prix de littérature policière come miglior romanzo straniero, il prix Le Point du polar européen e il prix Transfuge du meilleur polar étranger.