INCIPIT
Non era la prima volta che accadeva. Si svegliava presto, nella luce ancora livida, con un desiderio sereno ma impellente di andare in chiesa. Declino cognitivo, senza dubbio. Lesioni al lobo frontale, religione, paura della morte, erano tutti sintomi della stessa cosa. Jude non si faceva illusioni. Quell’anelito, se così si poteva definire, era un mistero, un’esigenza che nasceva da dentro, una specie di fitta che si presentava ciclicamente e, nonostante fosse ormai una consuetudine, arrivava ogni volta acuta e inaspettata. Come l’artrite che le divampava alla base del pollice. Il fatto era che quella sensazione non c’entrava niente con il Natale, né con qualsiasi altra cosa potesse accaderle da sveglia. Apparteneva alla sfera del sonno, al suo io sognante. All’inizio ne era infastidita, ma ormai Jude non opponeva resistenza. Era il mattino del 23 dicembre, e stesa nel suo letto bianco immaginava lo spazio fresco e buio di una cattedrale dove poter stare sola, accolta da una forza delicata e invisibile. Immaginò di inginocchiarsi, di appoggiare la fronte sull’antico legno della panca davanti a sé e di chiudere gli occhi. C’era pace, in quell’ideale oasi di silenzio. Disfunzione del lobo frontale, poteva scommetterci. Alla sua età era inevitabile.
Charlotte Wood