La magia di questa opera, “In vedetta”, è tutta nella sensazione di tempo rallentato che sembra già preannunciare la dimensione onirica della pittura metafisica. I soldati sono fermi, in vedetta, in uno spazio talmente vuoto che non si riesce ad immaginarvi alcun nemico, né presente né futuro. Sono potenzialmente fermi in un’attesa eterna, come i soldati della fortezza Bastiani nel «Deserto dei Tartari» di Dino Buzzati. (post)
Giovanni Fattori, livornese di nascita e fiorentino d’adozione, è tra i Macchiaioli quello che preferisco. Era un bell’uomo, come si vede dall’autoritratto (a meno che sia stato indulgente…), con grande sensibilità artistica e grandi ideali. Infervorato da una passione patriottica giovanile e da ideali democratico-liberali, partecipò ai moti come “fattorino” trasportando messaggi clandestini sotto forma di fogli incendiari da una parte all’altra della Toscana. Fu testimone dell’assedio di Livorno nel 1849 e rimane profondamente colpito dal coraggio e dalla semplicità con cui affrontavano la morte i popolani livornesi che si opponevano agli austriaci. Nonostante Fattori non prenda parte direttamente ai combattimenti, questi ricordi influenzeranno la sua vita e la sua arte. Le battaglie risorgimentali, che saranno tante volte oggetto delle sue pitture, sono per lui la strada per raggiungere non solo l’unità d’Italia, ma soprattutto un mondo sociale nuovo, libero, onesto e giusto.

A Firenze, nel 1852, frequenta il Caffè Michelangiolo, luogo di incontro di molti artisti, come lui mossi da impegno civile e passione per l’arte. Fece parte del gruppo detto dei Macchiaioli: il termine venne inizialmente usato in modo denigratorio da un giornalista della “Gazzetta del popolo”. Agli artisti piacque e decisero di adottarlo.
Gli artisti aderenti al movimento erano decisi ad abbandonare le vecchie concezioni pittoriche, ad allontanarsi dal Romanticismo, e a porsi davanti alla realtà con schietta emozione, senza diaframmi letterari, attraverso un’esperienza diretta, “sperimentale” della natura, in un’ottica veristica.

La Maremma lo influenzò profondamente per i suoi paesaggi selvaggi, nei quali Fattori percepiva la forza indomabile della natura. Inoltre fu colpito dalle condizioni di vita della misera gente, e dalla dignità con cui i contadini affrontavano ogni situazione e ogni ostacolo.



giovanni fattori , livornese, quanto mi piace…ho visto una sua mostra proprio a livorno qualche tempo fa…buondì carissima
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un toscano ammirevole…. ciao e buona giornata anche a te…. ho visto che sei già bella pimpante….. 😉
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rido, ora vo…
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Sono un amante di Fattori ed ho visto moltissime mostre a lui dedicate .Sono capitato per caso nel blog e mi è piaciuto .Vorrei sapere se tu sei di “Lucca drento” come me.Buona serata.
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Anche tu sei lucchese? Che bello! Sono nata in via dei Borghi, ma la famiglia di mio padre, per parte materna, ha sempre vissuto in piazza San Quirico (dove una volta c’era il cinema Mignon). Purtroppo non ci vivo da molti anni…. ma ci torno spessissimo!
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Nato in Via Elisa,per venti anni in piazza S.Maria ,poi Roma ed ora ( 85 anni ) a Viareggio.Mi piace come scrivi e di cosa scrivi .Ho rivisto la Signora della domenica
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Sei tornato a respirare aria di Versilia… ti ringrazio per le gentili parole e sono felice che apprezzi i miei tentativi…. La signora della domenica è davvero un bel film: in questo caso, devo dire, il film riesce a non sfigurare rispetto al romanzo. Non sempre è così… ciao, Pina
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