I lampi tranquilli della mente, di Pier Luigi Luisi

Recensione di Claudio Cherin

La mente dell’uomo cataloga momenti, sensazioni, stati d’animo. Ma, essendo limitata, finisce per selezionare i ricordi da conservare. Quello che viene scartato rimane come un frammento. Che, all’improvviso, si fa largo nella coscienza. Così affiora un nome, un volto di cui non si ricorda altro.

Su quest’idea ruota il romanzo di Pier Luigi Luisi ‒ chimico, accademico e scrittore ‒ che ha elaborato e tradotto dall’inglese il suo romanzo I lampi tranquilli della mente, ora pubblicato dalle FuoriStampa (2023).

Marcel, il protagonista del romanzo, è neurobiologo, ha avuto una fulminante carriera in ambito accademico, ha conosciuto e frequentato lo psicanalista Carl Gustav Jung, del quale è stato paziente ed è diventato amico. All’Università studia la mente e il suo funzionamento. Ma il passato lo ha segnato: sua moglie è morta in un incidente autostradale, e con questa amara memoria cerca di convivere. A tormentalo è anche il difficile rapporto con il figlio. Da qualche anno, infatti, un muro di silenzio li ha, lentamente ma inesorabilmente, separati.

La vita di Marcel scorre tranquilla, fino a quando, un giorno, davanti a un quadro di Klimt, incontra una donna di nome Anna, una musicista. Marcel ‘vede’ in Anna una persona che gli appare familiare. Come fosse un fantasma del suo passato. E per questo decide di parlarle.

Marcel le racconta, così, quella strana sensazione che ha percepito nel momento in cui l’ha vista e l’ha portato a parlarle. In Anna c’è qualcosa che di lei l’attira. Qualcosa che lo porta verso un passato che sa di aver vissuto, ma di cui non si ricorda.

La donna, tutt’altro che turbata dal desiderio di Marcel di conoscerla, decide di prendere con lui, un caffè; invitarlo a casa, dopo un po’ di tempo; diventarne, infine, la confidente e l’amante.

Il romanzo di Luisi ha qualcosa che ricorda i romanzi francesi di Patrick Modiano, di Georges Bataille, di Maurice Blanchot. L’intento dell’autore è di usare il romanzo per riflettere (e illustrare) concetti e scoperte delle neuroscienze. L’intento è estremo: non sempre si riesce a rendere in narrativa concetti filosofici o scientifici. Non sempre la conoscenza di un argomento e la sua divulgazione possono diventare materia di un romanzo. A Luisi il merito di aver saputo costruire un personaggio complesso, come l’accademico Marcel, che è tormentato da un tarlo esistenziale, oltre che scientifico: quello di penetrare vivendo nei meccanismi della mente e della memoria.

La storia d’amore con Anna ‒ fatto di un amore intenso, passionale, che lo completa e gli permette di sperare di nuovo in un futuro, dopo la morte della moglie ‒ a un certo punto si interrompe. Marcel si sentirà sopraffatto dalla gelosia, quando la donna viene a sapere della malattia di Bartolomeo, un suo amico musicista, alla quale la donna, per anni, è stata legata.

Un giorno, Marcel si scopre a ricordare il volto di una giovanissima ragazza messicana di cui era innamorato, quando era ancora un ricercatore agli esordi. Questo ricordo di un amore sembra all’uomo scalzare e svilire quello per Anna.

Così, Marcel decide di andare alla ricerca della donna messicana e di quell’amore mai del tutto vissuto, che, forse, non sarebbe durato che una stagione; e che, all’improvviso, gli sembra l’unico motivo per continuare a vivere. Il viaggio si rivela ben presto un modo per soddisfare il bisogno, non solo di ricerca (una ricerca del proprio Sé), ma anche del proprio destino (delle scelte non fatte, degli appuntamenti persi, per un banale contrattempo).

Marcel, come un ‘puer eternus’, torna nell’hotel in Messico in cui ha frequentano, quando era un giovanissimo e brillante ricercatore, la ragazza con l’idea di poter modificare le scelte del suo passato.

Marcel è un uomo soggetto alle passioni, come la mente è soggetta a quelle immagini, che lo stesso Marcel definisce, ‘asignificative’. Le ‘immagini asignificative’ sono pulviscolo di vissuto che affiorano dalla memoria e portano alla luce frammenti e volti, parole o solo immagini e di vita corrosi dal tempo. Estranei, ormai, alla mente come alla coscienza di chi se le ritrova.

Con questo romanzo, Luisi racconta anche quanto la memoria, che molti individuano come una pate importante dell’uomo, sia qualcosa di labile e di soggetta a mutamenti. E di come l’uomo sia condannato a perdere lentamente parte di sé. Rimanendo ‘nudo’ e vulnerabile.

La storia di Marcel affascina per il mistero della scienza e della nostra mente e pone quesiti ancora insoluti, pieni di magia e meraviglia. Una lettura che si mostra interessante e che non si può rimandare.

Pier Luigi Luisi ha svolto la sua attività di ricercatore e di carriera come professore di Biochimica, inizialmente al Politecnico Federale di Zurigo e poi all’Università di Roma Tre; ha pubblicato numerosi articoli scientifici ed è autore di opere di narrativa. Il romanzo, I lampi tranquilli della mente, disponibile finora solo nella versione di lingua inglese, è stato pubblicato da Fuori Stampa nella traduzione in italiano, curata dal suo stesso autore.