I ricordi più dolorosi appianano l’amore, a volte, come un manto di neve fresca sulle strade, che diventano tutte uguali. I miei sentimenti non sono più evidenti, nemmeno se scendessi nei meandri di me stessa a cercarli.

Pag. 160

La piccinina, di Silvia Montemurro, E/O Edizioni 2023, pp. 192

Le “piscinine” erano apprendiste sarte e modiste fra i 6 e i 15 anni, figure caratteristiche della Milano tra Otto e Novecento che percorrevano la città per consegnare vestiti su misura dagli opifici tessili. Al pari di molte altre bambine e bambini, ragazzi e ragazze che lavoravano senza tutela sia nelle campagne che nella vorticosa industrializzazione della città, le “piscinine” fanno parte della storia dei diritti nel lavoro minorile e femminile in Italia. Oltre ai soprusi salariali, erano costrette a subirne di peggiori, in silenzio, perché nessuno credeva loro: le molestie e le violenze sessuali praticate dai mariti, e dagli uomini di casa, delle loro «maestre».

Il bel romanzo di Silvia Montemurro prende spunto dal quadro di Emilio Longoni in cui è ritratta una “piscinina”, quadro che suo padre aveva acquistato quando lei era ancora una bambina e che era appeso come molti altri, un elemento decorativo e niente di più. Fin quando si è aperto un varco nella sua immaginazione, una epifania impellente, a tal punto da farle approfondire il contesto e la protagonista ritratta in quella tela così vivida. E da costruirci una storia coinvolgente, profonda.

foto ripresa da un articolo de La Repubblica

Dagli studi fatti per conoscere il contesto storico e sociale, è emerso che dello sciopero di cui si parla, evento centrale nella storia, in Archivio di Stato non vi è traccia, né a livello centrale che milanese. Mentre invece ne hanno parlato abbondantemente giornali. Come il «Corriere della sera», che tende a minimizzare i fatti ottenendo così il duplice effetto di ridicolizzare le scioperanti e di spostare l’attenzione pubblica da uno sciopero che riteneva più pericoloso, quello dei ferrovieri.

Lo sciopero delle “piscinine” si svolge in un momento di passaggio molto importante per l’Italia, nel quale si tenta il passaggio dal sistema liberale a quello democratico. Un passaggio anche sanguinoso, come testimoniano le ondate repressive delle forze conservatrici contro quelle popolari sullo scorcio degli anni Novanta dell’Ottocento.

La mattina del 23 giugno 1902 Milano si svegliò davanti a uno spettacolo mai visto. Centinaia di persone camminavano insieme urlando slogan di protesta e rivendicando i propri diritti. Nulla di strano, gli scioperi in quel periodo erano all’ordine del giorno, se non fosse che a marciare questa volta erano bambine, molte sotto i dieci anni, povere, affamate, malvestite, ma decise a far valere le proprie ragioni di lavoratrici sfruttate e schiavizzate.

Emilio Longoni, La piscinina

Montemurro immagina una di queste bimbe, Nora, proprio quella del quadro di Longoni, pittore divisionista fortemente impegnato in campo politico e sociale: nella finzione letteraria, il pittore era stato l’amante della madre, e aveva proprio voluto ritrarre la sua piscinina. Nel racconto seguiamo le vicende legate allo sciopero e alle dure reazioni che suscita, sia da parte delle “maestre” che da parte dei familiari della protagonista Nora, e poi gli anni che seguono e che vedono Nora diventare una donna.
La trama si sviluppa tenendo insieme gli aspetti pubblici legati alle condizioni lavorative delle ragazze e gli aspetti privati della vita di Nora: il rapporto conflittuale con la madre e i fratelli, soprattutto dopo la morte prematura del padre; l’amicizia burrascosa con Lisa e Angelica; l’amore non corrisposto con Achille; la protezione del pittore Longoni che, quasi come un padre putativo, la difende dalle amare delusioni della vita.

Nora è una bambina fragile, trattenuta dal suo aspetto fisico non particolarmente attraente – si confronta con le due amiche più belle e smaliziate di lei – e dalla balbuzie che la mette in difficoltà ogni volta che vorrebbe esprimere i suoi pensieri e che la fa soffrire quando gli altri la prendono in giro. Crescendo impara a fare i conti con questa sua caratteristica e, viste le batoste che la vita le riserva, in qualche modo si fortifica.

Dunque una lettura che riesce ad emozionare il lettore, appassionandolo alle sorti di queste bambine e ragazze, approfondendo una pagina della storia milanese che non molti conoscono.

Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

Silvia Montemurro è nata la notte di San Lorenzo del 1987. Ha esordito nel 2013 con L’inferno avrà i tuoi occhi, segnalato dal comitato di lettura del Premio Calvino, cui sono seguiti tra gli altri Cercami nel ventoLa casa delle farfalleI fiori nascosti nei libri e L’orchestra rubata di Hitler.