Ian Fleming, il papà di James Bond ha avuto una vita avventurosa tanto quanto quella del suo agente 007. Lo scrittore – figlio di aristocratici inglesi -, fin da giovane, si dimostra amante della bella vita. Gli piace bere e fumare, guidare auto sportive, praticare sport estremi e non è indifferente al fascino femminile. Insomma, ha molto in comune con il suo seducente personaggio, che è una specie di alter ego dello scrittore.

Dopo questi primi anni turbolenti (riesce anche a farsi espellere dall’accademia militare in cui lo aveva spedito la madre alla morte del padre, per metterlo in riga) mette la testa a posto. Gli studi all’Università di Monaco prima e a Ginevra poi lo vedranno eccellere come studente e gli serviranno per trovare lavoro come corrispondente da Mosca, Londra e Berlino per il Times. E per diverso tempo sarà giornalista per l’agenzia stampa britannica Reuter. L’interesse per la scrittura andrà di pari passo con il mondo delle spie e dei segreti.

Dal 1939 entra a far parte del servizio segreto della Marina britannica, esperienza che gli permetterà di lavorare sulle storie della spia inglese più amata di tutti i tempi: prenderà parte all’Operazione Ruthless come ad altri interventi Top Secret e guiderà l’unità militare 30 Assault Unit come supervisore durante lo sbarco in Normandia.
Nel 1946 decide di acquistare una sontuosa villa in Giamaica, nella baia di Oracabessa – sulla costa settentrionale -, completa di di spiaggia privata e barriera corallina, a cui darà il nome Goldeneye.

È proprio qui, a partire dal 1952, che si rifugerà ogni anno, da gennaio a marzo, per scrivere le avventure di James Bond, in quel “magnifico vuoto di una vacanza giamaicana”.

Durante il viaggio di nozze, nel 1952, conclude la bozza di Casino Royale, il primo libro con protagonista 007. Da quel momento in poi seguiranno a cadenza annuale nuove avventure con James Bond, spia e intrepido seduttore con pistola e smoking, da Vivi e lascia morire a Una cascata di diamanti o Dalla Russia con amore. Fleming scriverà almeno una dozzina di libri.
Molto del successo è legato alla produzione cinematografica, merito anche dell’affascinante Sean Connery – per molti l’unico, l’originale, l’inimitabile -, che assumerà per primo le sembianze fisiche dell’eroe di Fleming. Sean Connery, infatti, da Licenza di Uccidere – uscito nel 1962- fino a Si vive solo due volte del 1967, passando per Missione GoldfingerThunderball: Operazione Tuono, e Una cascata diamanti, interpreterà il ruolo della spia al servizio della Corona inglese.
Toccherà poi a Roger Moore divenire il nuovo iconico interprete – in ben sette pellicole – di James Bond. Dopo di lui ci saranno Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig.

Ma torniamo al nostro scrittore e vediamo quali erano le sue abitudini legate alla scrittura.
Quando Fleming acquistò la proprietà, la casa era un bungalow abbastanza semplice, arredato senza fronzoli. Fleming scriveva su una scrivania ad angolo, sgombra di oggetti, seduto su una sedia dallo schienale girevole; teneva a portata di mano alcuni testi di consultazione sulla flora e la fauna del posto, specialmente una guida scritta da un ornitologo che rispondeva al nome di, udite udite, James Bond.

Si svegliava alle 7.30, faceva una nuotata nudo, e consumava la colazione in giardino. Verso le 9 si ritirava in studio, chiudendo le imposte per mantenere la stanza fresca. Batteva a macchina usando una Imperial, scrivendo, nell’arco della mattinata, una media di 2000 parole. Pausa pranzo e siesta, per riprendere poi a scrivere attorno alle 5 del pomeriggio. Non correggeva quasi niente di quello che aveva scritto e, a fine giornata, riponeva tutti i fogli in un cassetto della scrivania. Ci teneva molto a questo suo metodo.

Dopo la Imperial, si concesse il lusso di acquistare una Royal Quiet Deluxe, macchina da scrivere portatile, placcata oro, prodotta dalla Royal Typewriter Company di New York, che usò a lungo. Mentre batteva a macchina fumava ininterrottamente sigarette che la Morland di Grosvenor Square di Londra confezionava in apposite scatole per lui.

Dagli anni 70 la proprietà è di Chris Blackwell, l’imprenditore visionario che fondò l’Island Records (sarà interpretato da James Norton nel film su Bob Marley), che ha trasformato GoldenEye in una delle strutture caraibiche più apprezzate dalle star da decenni: a fine soggiorno, Kate Moss, Naomi Campbell, Jude Law, Willie Nelson e Martha Stewart hanno donato un albero da piantare nel rigoglioso giardino; Sting scrisse il testo di Every Breath You Take, e il frontman degli U2 Bono la sigla per il film GoldenEye, mentre si trovavano qui.
Gli ospiti possono prenotare la villa di Ian Fleming (con due camere da letto e altre tre ville per gli ospiti), dove la sua scrivania si trova ancora proprio lì, come l’ha lasciata. Tra i servizi: maggiordomo privato e accesso alla spiaggia privata.