L’anno si prospetta davvero interessante: tantissime nuove proposte anche a febbraio, l’avvio del premio Strega, la preparazione di eventi come Book-pride e il Salone di Torino… insomma nelle redazioni c’è tanto fermento e le vetrine delle librerie si popolano di nuovi titoli. Questi sono quelli che mi hanno colpito e che vi propongo.

In questa famiglia non ci sono segreti!“, proclama all’inizio di questo libro Damián, il padre, il patriarca, con le sue idee granitiche, ossessionato dalla rettitudine e dalla pedagogia. Ma quella casa senza segreti è in realtà piena di crepe, e l’oppressione che si respira tra le sue mura finirà per creare vie di fuga, codici clandestini, occultamenti, finzioni e menzogne.
Composta da due ragazze, due ragazzi, una madre e un padre, questa famiglia operaia, apparentemente normale e piena di buone intenzioni, è protagonista di un romanzo corale che abbraccia diversi decenni e nelle cui storie sono racchiusi il desiderio di libertà e la critica ai pilastri che tradizionalmente hanno sostenuto, e continuano a sostenere in gran parte, l’istituzione familiare: autoritarismo e obbedienza, vergogna e silenzio.  

Sara Mesa dimostra ancora una volta di possedere un occhio clinico per svelare il comportamento umano, individuare ferite latenti e ritrarre in tutta la sua complessità le fragilità, le contraddizioni e le debolezze che ci compongono. Questo libro è una nuova svolta nella costruzione di uno degli universi letterari più potenti dell’attuale letteratura spagnola e la conferma di un talento che continua a crescere.

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Premiato come miglior libro dell’anno dai librai norvegesi, bestseller letterario trascinato da una scrittura sferzante, teso come un thriller e commovente come una storia d’amore, La mia Ingeborg è l’intenso racconto di una famiglia che, capeggiata da un uomo distruttivo, va in pezzi.
Tollak è un uomo pieno di contraddizioni: testardo e sensibile, rude e orgoglioso. Un uomo impossibile, a detta di molti. Ormai vecchio e solo, barricato nella sua fattoria, non fa che imprecare contro il mondo che da tempo, per lui, ha smesso di avere senso. L’unica persona che lo teneva attaccato alla vita era lei: sua moglie Ingeborg, amatissima, scomparsa da qualche anno. I suoi due figli, ora adulti, hanno abbandonato la valle. La vita di Tollak, soprattutto negli ultimi anni, è stata avvolta nel silenzio: troppo difficile dare voce alla rabbia che gli brucia dentro. Ma ora è giunto il momento di parlare, di raccontare finalmente la sua verità. Prima che sia troppo tardi ha bisogno di condividere i suoi segreti.

1917: la Russia è sconvolta dalla rivoluzione d’ottobre, che cambierà con violenza l’assetto del mondo. Dopo la terribile sorte dello zar e della famiglia imperiale, gli Olsufiev fuggono da Mosca per cercare riparo in Italia, a Firenze, dove hanno la fortuna di possedere una casa… Basato su documenti storici, diari, lettere e foto in possesso dell’autrice, discendente di quella nobile famiglia, “L’apolideè l’appassionante storia di una fuga e di un approdo. E della vita che i protagonisti, sostenuti dalla forza d’animo della matriarca Olga, devono affrontare nella nuova patria, dove il destino riserverà loro molte sorprese.

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Il 6 aprile 1945 Pino Robusti, studente di Architettura, viene fucilato a Trieste alla Risiera di San Sabba, unico lager di sterminio d’Italia. Fuori dalla Risiera durante quei drammatici giorni ad attenderlo e a chiederne la grazia ci sono il padre Vittorio, e la fidanzata Laura. Un romanzo che ricostruisce la storia vera di Pino, dall’infanzia al suo grande amore. E ancora prima le vicende della famiglia Robusti, dalla Grande Guerra al passaggio di Trieste all’Italia, fino all’avvento del fascismo. Una storia ricostruita a partire dalle lettere originali che Pino Robusti scrisse in cella alla fidanzata e ai genitori, e dalle testimonianze di chi conobbe i due innamorati che avevano in piazza Oberdan il loro punto d’incontro.

Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”. A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere.

Primo romanzo dell’esordiente Perrine Tripier, Le guerre preziose è un testo commovente, tenero e poetico che ci fa riflettere sull’importanza dei luoghi in cui siamo cresciuti e che abbiamo imparato ad amare e sull’inevitabile nostalgia condita da amarezza che ci lasciano in eredità.

Isadora Aberfletch è un’anziana signora che aspetta la morte in una casa di riposo dove la finestra di camera sua dà su un parcheggio. L’anno prima ha lasciato la casa di famiglia in cui ha vissuto per tutta la vita, un imponente edificio immerso in un giardino fiorito e circondato da boschi che cambiano aspetto a seconda delle stagioni. E le stagioni sono proprio il filo conduttore di una saga familiare raccontata attraverso i ricordi e cadenzata dal sole dell’estate, dal vento dell’autunno, dalla neve dell’inverno e dai pollini della primavera. Tra bagni nel misterioso laghetto torbido e vorticose discese in slittino si dipana la storia di una grande famiglia e della casa che ne è il catalizzatore, fino all’inevitabile decadenza di entrambi.

L’appassionante storia di Umm Kalthum, la più grande cantante araba di tutti i tempi.
Una storia d’amore lunga cinquant’anni ambientata al Cairo, un romanzo esotico e appassionante che racconta il Medio Oriente e la posizione della donna nelle società islamiche. È la storia di Umm Kalthum, la più grande cantante araba di tutti i tempi, prima amica di re Faruk e poi di Nasser, amata da molti uomini mentre lei preferiva le donne, personaggio carismatico, capriccioso e geniale. Il romanzo narra anche del poeta Ahmad Rami, che amò Umm per tutta la vita e scrisse gli struggenti testi delle sue canzoni. Lei non ricambiava il suo amore, ma ne succhiava la linfa: i testi, l’ispirazione, il dolore. Con Rami tutto il mondo arabo fu innamorato della voce di lei, della sua sensualità ambigua, dell’amore impossibile che cantava.

La voce di una giovane donna libera si alza da Gaza, tormentata dai bombardamenti israeliani e dalla tirannia islamista, per raccontare la sua storia: quella di una ragazza come tante, che ha voglia di vivere, di conoscere e di amare, di sfidare le assurde regole del maschilismo e la violenza del fanatismo religioso.
Una voce fresca, sorprendente, audace che ci regala un racconto, mai ascoltato finora, di cosa significa essere palestinese e donna, patriota e femminista. Non possono fermarla né gli zii, intolleranti dirigenti di Hamas, né le bombe israeliane.
Cosa ne sarà di una ragazza di Gaza che cresce all’ombra di uno zio, importante dirigente dei servizi di sicurezza di Hamas, al quale si oppone con determinazione e coraggio? Cosa ne sarà di lei con i soldati israeliani che fanno regolarmente irruzione in casa sua nel cuore della notte e costringono il nonno e altri vecchi a uscire in pigiama per cancellare i graffiti che alcuni giovani hanno disegnato sui muri? Cosa ne sarà di lei con un padre musulmano liberale amante della letteratura e un nonno benevolo che la nasconde sotto le coperte in una società dominata dalla chiusura, dalla corruzione e dal maschilismo, ma anche da un’incredibile umanità? La ragazza scrive per liberarsi dei troppi sentimenti contraddittori stilando, con un tono sia allegro che serio, un ritratto sensuale dell’amatissimo paese natio divenuto nel corso degli anni un calderone di guerre e integralismi. Diventerà scrittrice, ecco cosa ne sarà.

Il volto di uno dei membri dell’ex Quinta D del liceo Pasolini ricompare all’improvviso sui manifesti elettorali di una città il cui motore è rappresentato dalla ragione per cui imprese e delitti vengono espulsi dalla stessa vescica: i soldi. Il ricongiungimento dei vecchi compagni di classe diventa il pretesto per indagare sulla metamorfosi che da banali cialtroni li ha convertiti in feroci razzisti e per riflettere sulla deriva che ha trasformato un piccolo branco di anarchici in un gregge in transumanza verso l’odio. Costretti a lavorare insieme per accrescere con ogni mezzo possibile la popolarità del candidato sindaco, uno di loro scopre che in realtà, a unirli, è una tragedia.
Davide Grittani, con una commedia amara che racconta tic, paranoie e aberrazioni delle campagne elettorali, ieri nostalgici corpo a corpo basati perlopiù sul trasformismo e oggi ricatti sociali ispirati dalla precarietà dei nostri tempi, rivela impietosamente il vuoto valoriale che ha consentito all’ultranulla di scalare ogni forma di potere. Traccia una mappa iperrealista dove l’essenza stessa – e il futuro – della democrazia rappresentativa appare irrimediabilmente compromessa.

Un romanzo storico dal sapore di un classico che, con una trama ricca di intrecci, intrighi, amori e terribili inganni, e uno stile coinvolgente e ricercato, ci conduce tra le scintillanti stanze dei palazzi imperiali e i loro splendidi giardini, mostrandoci il volto segreto delle città d’Oriente.
Giovanni Zimisce, cresciuto con gli zii materni, i Foca, è diventato con il tempo un valoroso condottiero e combatte con coraggio per l’Impero bizantino accanto a Niceforo, il generale più brillante della sua epoca, e a Leone Foca. La guerra è tutto ciò che gli rimane: sua moglie è morta di parto e i parenti del padre, i Curcuas, lo considerano un traditore. Quando ormai sembra che Giovanni non abbia più altro scopo se non combattere al fianco dei Foca, tre streghe gli profetizzano che diventerà imperatore. Ma come è possibile, visto che sul trono ora siede Niceforo, il suo mentore, l’uomo che l’ha cresciuto e per cui darebbe la vita? Quando proprio Niceforo gli volterà le spalle e l’affascinante Teofano busserà alla sua porta, Zimisce dovrà decidere che cosa fare in futuro: restare fedele all’imperatore, assecondando i principi con cui è cresciuto, o prenderne il posto, accettando definitivamente il suo destino? Guerre, omicidi, congiure e tradimenti: dopo l’esordio con Magnificat, Sonia Aggio torna in libreria con un romanzo avvincente e denso di colpi di scena, ripercorrendo le vicende di un uomo straordinario che, partendo da semplice soldato, riuscì a cambiare le sorti del suo Impero conquistando inaspettatamente la corona. In questo libro, l’autrice ricostruisce la parabola esistenziale di Giovanni Zimisce attraverso il racconto epico della sua ascesa al trono, descrivendo la realtà quotidiana di una delle dominazioni più estese che il mondo abbia mai conosciuto.

Se la sorte ti ha riservato un parto trigemellare, meglio prenderla con umorismo. Forse è per questo che Valentina Bronti, trentenne, torinese, una carriera messa tra parentesi, ha scelto per le sue tre bambine i nomi di Emilia, Carlotta e Anna, come le celebri sorelle Brontë. Conservare alto l’umore non è così facile per Valentina, una vita incastrata tra illusori tutorial sulle pulizie domestiche e una relazione fallimentare con Marco, il padre delle bimbe che si è ritirato a dormire nello sgabuzzino. Finché un giorno viene convocata all’asilo perché le tre piccole pesti hanno tentato la fuga trascinando con sé una compagna. Davanti alla direttrice, c’è un’altra mamma: Chiara Barberis. Altezzosa e severa, Chiara lascia in Valentina una strana impressione. Un’impressione confermata dalla scoperta che si tratta proprio di «quella» Chiara Barberis: la sorella di Elisa, la ragazza scomparsa inspiegabilmente dieci anni prima, quasi inghiottita dal buio di una Torino che da sempre ha fatto del mistero il suo secondo volto.
È così che Valentina si ritrova in una storia piena di ombre e bugie. Con un entusiasmo e una sagacia sorprendenti, prima di tutto per lei, si tuffa nelle strade, nei palazzi signorili, negli atenei della città, improbabile ma tenace investigatrice. Ciò che Valentina scoprirà di Elisa, di Torino e soprattutto di sé stessa è la materia spumeggiante di questo romanzo, capace di tratteggiare un personaggio attualissimo in cui convivono senso di inadeguatezza, acume e un’ostinata vitalità.

È l’inizio del 2020 e in città giunge notizia di un nuovo virus potenzialmente letale. A New York i casi sono ancora sporadici e la gente, la scrittrice Lucy Barton fra loro, si aggrappa alla vita di sempre. Ma non William, il primo marito di Lucy: da poco reduce dal fallimento del suo terzo matrimonio e dal rifiuto di una sorellastra che non lo vuole incontrare, William è un uomo di scienza, e la intuisce da subito, la catastrofe che sembra spazzar via la vita conosciuta, la grande paura che annienta le certezze e scuote le relazioni. Anche quella antica di due vecchi coniugi che credevano di aver esaurito le sorprese. Ancora una volta tocca far appello all’amore, alle sue forme strane e imperfette, per far sì che il comune dolore anziché allontanare unisca. Per salvarsi la vita.

Romanzo, memoria, manuale non ortodosso per genitori debuttanti. Un diario della paternità, una «lettera al figlio» in cui la realtà e la pura finzione convivono in una strana armonia.
Un giorno un padre vede nascere il suo bambino; quell’uomo, a sua volta, è un figlio che ripensa al proprio padre, tra avventure, disavventure, gioia e sgomento. L’arrivo di un figlio non solo modifica il presente e il futuro, ma scuote anche le nostre idee sul passato, e accanto ai sentimenti che emergono nel formarsi di una famiglia, la scoperta dell’amore filiale, la paura costante che accompagna ogni gesto e ogni pensiero, tutto questo diventa nella voce di Alejandro Zambra un’opera spericolata e commovente, riflessiva e al tempo stesso umoristica.

Una donna, una artista, una madre. Adelaida Gigli è stata una delle figure femminili più sorprendenti dell’Argentina del secolo scorso. Pronta a nascondere armi e dissidenti nella sua casa, a ridere in faccia al potere, a ribellarsi alle convenzioni, a mostrarsi esuberante e dissacrante, Adelaida ha espresso sempre sé stessa fino in fondo e ha dovuto pagare sulla propria pelle l’orrore della censura, della dittatura e della perdita. Il ritratto che ne fa Adrián N. Bravi è appassionato e vivo.

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In questo romanzo incontrerete una donna nata bambino che per non rinunciare alla propria identità più autentica dovrà attraversare l’inferno, quello costruito dagli uomini sulla terra. Sarà costretta a fuggire da molte gabbie, liberandosi da pregiudizi, malignità, umiliazioni, violenza. Sopporterà i tradimenti più dolorosi e la solitudine più estrema. Lontana da casa, sprofonderà nell’orrore e nello strazio della guerra dei Balcani, simile a una delle tante guerre che ammorbano questi decenni di pace apparente. Nella sua storia senza respiro, ogni affermazione e ogni negazione vengono rivoltate, amplificate, distrutte e poi sognate, nel tentativo folle di arrivare a un punto che sia almeno un po’ veritiero. Un luogo dove chi è generoso e sa amare abbia ancora diritto all’esistenza. Questa donna che non cede, che non si corrompe, che sa vedere, persino sorridere, e giocare, ha un nome semplice, si chiama Maria. Non è frequente, ma a volte succede che ci siano persone come lei e storie come la sua, nelle quali gli archetipi si manifestano e parlano delle vite di tutti

PER CHI PREDILIGE I ROMANZI INTIMISTICI E RIFLESSIVI

Una donna senza nome, sulla cinquantina, è a letto in preda alla febbre. Sulla soglia del delirio, le tornano alla mente frammenti e dettagli di quattro persone che hanno segnato la sua vita.
Un romanzo dalla pro­sa delicata e precisa, che solleva domande profonde sulla natura delle relazioni e sul modo in cui raccontiamo le nostre vite, e ci fa ricordare quanto ogni esistenza sia sorprendentemente plasmata dal contatto intimo con alcune persone e dai tanti, apparentemente marginali, dettagli: un gesto, una canzo­ne, una speranza tradita, un biglietto d’amore scritto in un libro.
Caso letterario nel mondo nordico, vincitore del Premio August 2022 – il più alto riconoscimento per la letteratura svedese – I dettagli ha venduto più di 100.000 copie in Svezia.

Questa storia comincia una sera d’inverno, il 7 gennaio 1978. Davanti a una sede del Movimento sociale italiano nel quartiere Appio Latino, a Roma, vengono uccisi a colpi d’arma da fuoco due attivisti di destra. Da quel momento, i morti di Acca Larentia diventano icone intoccabili del neofascismo. Questa storia ricomincia il 30 aprile 1987, quando viene arrestato Mario Scrocca, un militante di estrema sinistra. Secondo gli inquirenti, Scrocca avrebbe fatto parte del commando che colpì ad Acca Larentia. Lo troveranno cadavere ventiquattro ore più tardi, impiccato in una cella di Regina Coeli. Ma troppe cose non tornano… Questa storia senza fine ricomincia – una volta ancora – un pomeriggio di giugno del 2021. Due donne si incontrano sotto il cielo di Roma. Rossella ha sessant’anni ed è la vedova di Mario Scrocca. Valentina, di anni, ne ha trenta, è cresciuta dalle parti di Acca Larentia, in passato ha frequentato dei neofascisti e si porta dentro le cicatrici di quelle frequentazioni. “Dalla stessa parte mi troverai” è il racconto di un amore vissuto a mille nei giorni in cui tutto era ancora possibile e di una vita spezzata al tempo del disincanto collettivo, prima di essere consegnata all’oblio.

Ernesto Furlan detto Hervé, ex membro di Prima Linea latitante, e Antoine Donizzetti, broker a Milano, sono zio e nipote. Mentre la sua vita va trasformandosi in uno sfacelo, Antoine riceve una lettera da Marrakech e apprende della morte, e di un’eredità, dello zio. A pochi giorni dal più grande crollo finanziario del terzo millennio, con pesanti accuse penali addosso, Antoine dovrà scegliere se partire per il Marocco sulle tracce di Hervé, mito della sua adolescenza, gettandosi nell’incertezza di incontri ambigui, nel trauma di conoscenze inattese. Gli anni trascorsi a Parigi, figlio di esuli triestini, ritornano a galla, riconnettendo la violenza di un omicidio preterintenzionale al nuovo disordine del suo presente. Andrei insedia il lettore in un ritmo incalzante dove Antoine e Hervé si fronteggiano. L’anarchia politica interroga quella privata attorno alla frattura contemporanea del concetto di libertà.

PER CHI AMA I GIALLI, AGATHA CHRISTIE, I TRENI E L’IRONIA

Dopo Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno, Benjamin Stevenson torna con un giallo brillante e ricco di humour, che corre davvero come un treno verso il più sorprendente dei finali.
Ernest Cunningham è nei guai. Dopo essere diventato famoso per aver scritto un true crime sulla sua famiglia – una famiglia micidiale: hanno tutti ucciso qualcuno –, il suo agente letterario e il suo editore gli chiedono con insistenza un nuovo libro. Ma dove trovare l’ispirazione, senza che qualcuno ci rimetta la pelle? L’occasione si presenta sotto forma di un invito al Festival Australiano del Giallo. In omaggio ad Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie, gli organizzatori hanno deciso di riunire un gruppo di celebri giallisti a bordo del Ghan, il treno che attraversa l’Australia, da Darwin a Adelaide. Durante il viaggio, Ernie avrà modo di confrontarsi con i colleghi e forse, chissà, di mettersi finalmente al lavoro. Neanche il tempo di partire che ci scappa il morto. Per deformazione professionale, ciascuno dei giallisti inizia subito a elaborare teorie in base alla propria specializzazione: c’è chi procede per deduzione, chi veste i panni del medico legale e chi traccia il profilo psicologico del possibile assassino. A bordo sono tutti sospetti. Sulla carta sanno tutti come ragiona un detective e, prima ancora, come si commette un crimine, ma chi è passato dalla teoria alla pratica?

PER CHI E’ CURIOSO

Una stupefacente storia del mondo ricostruita attraverso il ruolo (enorme) che vi ha avuto il sale. Dall’autore del bestseller internazionale Merluzzo, il pesce che ha cambiato il mondo.
Fino a circa cento anni fa, quando la geologia moderna rivelò quanto fosse diffuso, il sale era uno dei beni più ricercati. Necessario per la vita, aveva un valore tale da essere utilizzato anche come moneta. La domanda di sale ha disegnato le prime rotte commerciali e causato, o determinato l’esito, di molte guerre e conflitti. Le tasse sul sale hanno costruito imperi e ispirato rivoluzioni. In questa storia, che si legge come un romanzo e abbraccia il mondo, Mark Kurlansky racconta di come il sale – l’unica roccia che mangiamo – ha plasmato le civiltà fin dall’inizio dell’umanità.

Per riscoprire come siamo diventati «noi». Dalle piazze Garibaldi ai forti abbandonati, tra lapidi dimenticate e paesaggi incontaminati, si viaggia dentro una storia di solito ricordata solo per capitoletti che, se riannodati, restituiscono a un Paese profondamente diverso il senso della sua unità. Dalle celebrazioni per il 150esimo dello Stato italiano, il Risorgimento ha conosciuto un revival, come i suoi luoghi, spesso coincidenti con ambienti naturali spettacolari. Per decenni, un intento pedagogico nazionale ha ispirato, in nome di una memoria comune, un turismo celebrativo, spesso oggetto di gite scolastiche, il più delle volte frammentario e retorico. Ripristinare oggi uno sguardo maturo sui tanti teatri della vicenda risorgimentale può regalare, oltre che scoperte sorprendenti, momenti toccanti e suggestivi. Dal Capanno di Garibaldi vicino a Ravenna, a Sapri e Padula sulle orme di Pisacane, da S. Martino della Battaglia a Caprera, si snoda un itinerario tra storia e natura, che tocca località talvolta poco conosciute, meritevoli di essere sottratte all’oblio.