Il mese di marzo si apre con la bellissima fiera dell’editoria indipendente a Milano, Book Pride, dall’8 al 10. Book Pride non è solo una kermesse di libri, è anche una serie di eventi, dibattiti, riflessioni sul mondo della cultura, sul suo ruolo nella società e sui temi attuali. Dunque oggi vi presento alcune delle (tante) novità che troveremo nelle librerie e negli stand di questa e di tutte le altre fiere libresche. Vi suggerisco di dare un’occhiata – se non l’avete già fatto – anche alla rassegna di febbraio (QUI) perché c’erano davvero tante novità interessanti.
PER CHI AMA I LEGAMI FAMILIARI

Dallʼautore de Il patto dellʼacqua, unʼavvincente saga familiare che si dipana attraverso cinque decenni tra India, Etiopia e America.
Marion e Shiva vengono al mondo all’ospedale di Missing, Addis Abeba. Suor Mary Joseph, in sala operatoria, sta perdendo sangue a fiotti mentre cerca di dare alla luce i suoi gemelli. Tutto è cominciato sette anni prima, quando una giovane indiana con gli occhi profondi raggiunge l’ospedale in cerca del dottor Stone, chirurgo apprezzatissimo ma uomo impenetrabile. Da quel momento, tra suor Mary Joseph e il chirurgo, a ogni operazione, cresce l’intesa fra loro. La stessa intesa che ora lega i gemelli, due maschietti che miracolosamente sopravvivono alla madre, morta di parto, e al padre che, sconvolto, fugge abbandonandoli.
I bambini crescono nell’ospedale, entrambi si appassionano alla medicina, entrambi alla stessa donna: per questo Marion, sconfitto, lascerà l’Etiopia scossa da fermenti rivoluzionari per un poverissimo ospedale nel Bronx. Niente al modo sembra poter ricucire la ferita senza perdono che si è aperta tra i fratelli. Niente, se non l’incontro improvviso con un padre mai conosciuto.
Nel racconto di una terra in cui il mito sembra emergere naturalmente dal quotidiano e di una famiglia che condensa in sé l’intera esperienza umana, Verghese intreccia i fili della sua trama guidato dal desiderio «di mettere a nudo le anime, oltre che i corpi, dei personaggi» (The New York Times), e dà vita a una storia unica, indimenticabile.

Chi è Josef? Un padre, quello di Monika, un marito, quello di Grete, un figlio, quello illegittimo di un contadino del Lungau. Josef, il soldato con la gamba amputata, il direttore della casa vacanze per reduci di guerra, il misterioso asceta rinchiuso in un convento per curare il suo dolore. Monika Helfer ci porta attraverso la vita di questo padre assente, amante della letteratura e dei lunghi silenzi, con una narrazione delicata, quasi onirica scevra dell’eccessivo sentimentalismo che spesso ricopre i ricordi. Ripercorriamo così anche l’infanzia dell’autrice sullo Tschengla, la casa sovraffollata in cui si trova a vivere suo malgrado con le sorelle, la sua vita da adulta e scrittrice. Josef è un resoconto esistenziale che rimane impresso nella memoria con la sua eco dolorosa ed è anche il ritratto di un’intera generazione, quella del dopoguerra, che poco ha raccontato ai propri figli.

Andrea sbarca il lunario lavorando come giardiniere. Schivo e solitario, pare vivere in simbiosi coi silenzi della campagna toscana che lo circonda. Dopo la morte improvvisa della moglie Chiara, si ritrova da solo con Nina, la figlia che Chiara ha avuto da una precedente relazione. Nina è tutto quello che una ragazzina di undici anni è e dovrebbe essere, e Andrea cerca quanto più possibile di preservare un’apparenza di normalità nella loro vita, proteggendola dalla verità riguardo la morte di sua madre, che solo lui e un ex collega di Chiara conoscono. Proprio quando Andrea e Nina sembrano aver trovato un nuovo equilibrio, il padre biologico della bambina, che fino a quel momento si è limitato a mandare soldi dal Venezuela dove si è trasferito con l’attuale compagna, rivela di voler recuperare il rapporto con sua figlia, facendo temere ad Andrea di finire col perderla per sempre. Ma fino a che punto potrà spingersi per avere un ruolo nella vita di Nina? Asciutto e poetico, intimo e tenero, ma anche potente e toccante nella sua sincerità fatta di gesti quotidiani e traumi a cui è difficile sopravvivere, Chiudi gli occhi, Nina è la storia di una famiglia di oggi. Un’indagine profonda sulle relazioni che vanno al di là dei vincoli e al di là dei legami di sangue.

Libro presentato da Gianluigi Simonetti nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.
Raccontando il nostro presente attraverso le tensioni familiari e l’impulso a scappare, vagare – per poi far sempre ritorno –, Filippo D’Angelo rende in modo perfetto il senso di incompiutezza di una generazione: diventare padri senza sapersi emancipare dal ruolo di figli.
Maurizio ed Emanuele sono fratelli e, come spesso accade ai fratelli, sono molto diversi tra loro. Il primo ha proseguito la tradizione familiare ed è diventato architetto; il secondo, più piccolo, ha una vaga vocazione letteraria e lavora da anni in organizzazioni umanitarie. Maurizio vive a Parigi con la moglie argentina Consuelo e la figlia Cristina, ma rientra a Milano quando, grazie al padre, viene coinvolto in CityDays, ambizioso progetto di un’archistar americana. Lo ritroveremo poi, tra vita e lavoro, tra fughe e pentimenti, a New York, in Israele e a Buenos Aires, dove cercherà di salvare il suo matrimonio. Emanuele, dopo una missione in un campo profughi congolese della quale conserva un vergognoso segreto, accetta un incarico nella travagliata Repubblica Centrafricana, e lì, in mezzo a intrighi e lotte di potere, dovrà occuparsi di un difficile caso di abusi sessuali su minori. I destini di Maurizio ed Emanuele sono davvero così distanti come sembra?

Sull’orlo di una crisi di nervi, Mani Rafat vaga per Teheran alla disperata ricerca della sorella gemella. Non ne trova più traccia e sentimenti contrastanti gli attraversano la mente. È un giovane ingegnere dallo spiccato gusto letterario, che soffre di disturbi psichici e fa uso di stupefacenti. La moglie lo ha lasciato perché Mani non riesce a darle un figlio. Intorno a lui, per giunta, la città si muove a un ritmo disumano. A poco a poco, mentre il lettore lo insegue in questa ricerca spasmodica, il protagonista comprende che la sua inquietudine è alimentata da un dolore profondissimo: è un uomo, certo, e come tale lo riconoscono le persone in cui si imbatte, eppure dentro di sé custodisce un io femminile, cui da tempo non presta ascolto. A mano a mano che l’uomo inizia a riconoscersi meglio, la sua identità si sovrappone a quella della sorella perduta. Tra ossessioni e discriminazioni, perciò, la ricerca della gemella si intreccia all’indagine sull’animo femminile che Mani ha riscoperto in sé, con un finale imprevedibile e commovente.

Corpi mobili è un memoir dalla straordinaria forza evocativa in cui Jane Sautière racconta della sua adolescenza a Phnom Penh, dove ha vissuto insieme alla sua famiglia, dal luglio del 1967 al luglio del 1970.
I corpi mobili a cui si riferisce il titolo sono una sorta di ombre, di forme fugaci, di piccoli detriti che si muovono sulla retina e che si fanno potente metafora dei ricordi e delle persone che hanno fatto parte della vita dell’autrice: i genitori, i fratelli morti prima della sua nascita, i primi amori, ma anche le sensazioni provate in quegli anni, il sapore dei frutti esotici, il caldo, i colori saturi della città, la fauna e le piante locali. Come nelle opere di Annie Ernaux, anche in Sautière la storia personale incontra quella collettiva e la riflessione si fa a un tempo individuale e universale, lirica e pulsante di vita.
PER CHI AMA DISTOPIE E UTOPIE

Libro vincitore del Booker Prize 2023.
Con una scrittura rapida e senza pause, il romanzo ricrea l’atmosfera carica di tensione di una dittatura in ascesa e segue le vicende della protagonista, che dovrà capire fino a che punto può spingersi per salvare sé stessa e le persone che ama.
A Dublino, in una sera buia e piovosa, la scienziata Eilish Stack apre la porta di casa e si trova di fronte due agenti della polizia segreta. Sono lì per interrogare suo marito, un sindacalista. In questa inquietante distopia, Paul Lynch immagina una Repubblica d’Irlanda che scivola nel totalitarismo dopo l’ascesa del partito di destra National Alliance, che ha preso il potere in risposta alle pressioni dei sindacati per l’aumento dei salari degli insegnanti.

Con una lingua delicata e precisa, David Bosc compone il mosaico mutevole di un luogo immaginario: una quieta utopia in cui la libertà è una forma di gioia e la speranza vive nella cura di chi resiste.
Ryoshu e Shakudo vivono innamorati scrivendo e rilegando libri per bambini a Mahashima, ex capitale di un impero ormai in frantumi. Gli abitanti di questa città hanno rinunciato a ogni smania di possesso per riscoprire il passo lento di un presente libero di fluire, di una vita comunitaria capace di reinventare una società più solidale. Un giorno Ryoshu decide di tornare nei luoghi della propria infanzia, «bugiarda al pari di tutte le altre». Nel suo breve viaggio esplora una geografia intima dai confini invisibili e incontra l’enigmatico Akamatsu, con cui rievoca le storie di un mondo nuovo e antichissimo, dove il Giappone medievale sfuma nell’assolata costa della Provenza.
PER CHI SA CHE NELLE FAMIGLIE CI POSSONO ESSERE ZONE D’OMBRA

Estela ha passato sette anni in quella casa, con quella famiglia. Sette anni come domestica a tempo pieno: lavare, pulire, preparare da mangiare, occuparsi della bambina, la piccola Julia. Ora Julia è morta e tocca a lei – la domestica, la tata – dare la propria versione della storia. Raccontare per esempio di come ha lasciato la vita in provincia per tentare fortuna a Santiago, di come ha lasciato sua madre; raccontare della stanza sul retro dove ha dormito per tutto questo tempo, quella senza finestre; raccontare della bambina, delle unghie rosicchiate, delle pellicine sanguinanti; raccontare il disgusto e insieme l’affetto per i suoi datori di lavoro, le umiliazioni costanti; raccontare dei panni puliti, dei denti puliti, della faccia pulita; raccontare di Carlos, della cagnolina randagia, del veleno, della pistola. Alia Trabucco Zerán ha scritto un romanzo sui conflitti di classe, il denaro, la famiglia, la rabbia. Una storia in cui la tensione cresce a ogni pagina per portarci a un finale inevitabile e potentissimo, che mostra come per chi non ha voce una semplice vita di routine può trasformarsi in un incubo. Forse, come dice Estela: «Ci sono molti modi di parlare. La voce è solo il più semplice».

Il primo romanzo per Sellerio di Chiara Valerio segna una traiettoria narrativa inedita. Storia nera di personaggi, indagine su una provincia insolita, ritratto di donne in costante mutazione. Niente è fermo, in Chi dice e chi tace, le emozioni, gli amori, le verità e gli enigmi, i silenzi del presente e il frastuono della memoria: tutto si muove, tutto si trasforma, tutto può sempre cambiare.
PER CHI AMA IL THRILLER, IL GIALLO E I CASI DA RISOLVERE

Un animale selvaggio è un thriller mozzafiato costruito attorno a un meccanismo di suspense perfetto, che ci ricorda perché Joël Dicker, l’autore di La verità sul caso Harry Quebert, è diventato un fenomeno editoriale mondiale.
2 luglio 2022, due ladri stanno per rapinare una importante gioielleria di Ginevra. Ma questo non sarà un colpo come tutti gli altri. Venti giorni prima, in un elegante sobborgo sulle rive del lago, Sophie Braun sta per festeggiare il suo quarantesimo compleanno. La vita le sorride, abita con il marito Arpad e i due figli in una magnifica villa al limitare del bosco. Sono entrambi ricchi, belli, felici. Ma il loro mondo idilliaco all’improvviso s’incrina. I segreti che Arpad custodisce cominciano a essere troppi perché possano restare nascosti per sempre. Il loro vicino, un poliziotto sposato dalla reputazione impeccabile, è ossessionato da quella coppia perfetta e da quella donna conturbante. La osserva, la ammira, la spia in ogni momento dell’intimità. Nel giorno del compleanno di Sophie, un uomo misterioso si presenta con un regalo che sconvolgerà la sua vita dorata. I fili che intrappolano queste vite portano lontano nel tempo, lontano da Ginevra e dalla villa elegante dei Braun, in un passato che insegue il presente e che Sophie e Arpad dovranno affrontare per risolvere un intrigo diabolico, dal quale nessuno uscirà indenne.

A Three Pines è arrivata la bella stagione, ma non tutto è destinato a tornare in vita. Oltre a un tradimento inaspettato, stavolta Armand Gamache dovrà affrontare una seduta spiritica finita male.
Nel piccolo villaggio del Quebéc alcuni abitanti hanno deciso di invitare una sensitiva alla vecchia casa degli Hadley, sperando di liberarla da un’antica maledizione. Ma quello che sembra un innocuo rituale causa la morte, per crepacuore, di uno dei partecipanti. Eppure, giunto sulla scena del crimine, l’ispettore Gamache è costretto a chiedersi: si è trattato davvero di una morte naturale? Armand si ritrova così coinvolto in un caso che lo costringerà ad affrontare i propri fantasmi e quelli di una comunità apparentemente idilliaca, dove le relazioni sono molto più pericolose di quanto sembri. Il terzo romanzo della serie dell’ispettore Armand Gamache, ormai un classico del giallo.

Bodie Kane è una docente di cinema e podcaster di successo e tende a non indugiare troppo nei ricordi del passato, un passato che comprende una tragedia familiare che le ha funestato l’adolescenza, quattro anni perlopiù infelici nel collegio di una scuola superiore del New Hampshire e l’assassinio della sua compagna di stanza nella primavera dell’ultimo anno. Anche se le circostanze dell’omicidio di Thalia e l’arresto di Omar Evans, il preparatore atletico della scuola, sono oggetto di feroci discussioni in rete, Bodie preferisce non farsi coinvolgere troppo. Quando però la sua vecchia scuola, la Granby School, la invita a tenere un corso, Bodie è inesorabilmente attratta dal caso e dalle sue falle sempre più evidenti. Nella fretta di arrestare Omar, la scuola e la polizia hanno forse sottovalutato altri possibili sospetti? Il vero assassino è ancora a piede libero? Bodie comincia a pensare che forse, nel 1995, era a conoscenza di alcuni dettagli che avrebbero potuto aiutare a risolvere il caso.
PER CHI CREDE CHE I RICORDI, BELLI O BRUTTI CHE SIANO, SONO PARTE DI NOI E LA NOSTRA FORZA

In un tranquillo villaggio coreano, si trova una casa isolata con una particolare lavanderia gestita da Ji-eun, che offre ai visitatori la possibilità di eliminare i ricordi dolorosi. Mentre Jae-ha e Yeon-hee rivivono i loro momenti difficili, capiscono che cancellare i ricordi non porta necessariamente alla felicità. Le esperienze dolorose sono parte di loro e, con il tempo, possono trasformarsi in qualcosa di positivo. Jae-ha comprende l’intento benevolo dei suoi genitori, mentre Yeon-hee riscopre l’amore. Ji-eun, realizzando di dover guardare al futuro, aiuta i suoi ospiti a uscire dalla lavanderia più forti e pacifici, consapevoli che la guarigione significa accettare il dolore e amarsi nonostante tutto.

Il racconto si svolge in un paese della Lunigiana dove vivono tre amici, Brando, Sara e Larcher, e i loro padri, Toni, Sander e Marione, anch’essi amici. La comunità è stretta e le famiglie si legano generazione dopo generazione. Tuttavia, nel Natale del 1996, una tragedia scuote il paese: Michelino, figlio di emigrati del Sud, muore in circostanze tragiche insieme a Gianni, il pazzo del paese. Nel corso degli anni, le famiglie e il nuovo prete, don Maurizio, cercano di affrontare il futuro, ma nessuno potrà dimenticare gli eventi di quella terribile notte. Il racconto, che richiama i grandi narratori italiani del Novecento, dipinge un ritratto della provincia italiana, una realtà rurale caratterizzata dal lavoro, dalle trasformazioni sociali, e da una profonda connessione tra padri e figli.
Il libro dovrebbe uscire verso fine mese.
PER CHI CREDE CHE CI SIA SEMPRE UNA SECONDA POSSIBILITA’ PER LA FELICITA’

Virginie Grimaldi, autrice del molto apprezzato Una vita bella, possiede il talento ineguagliabile di farci passare dalle risate alle lacrime raccontandoci la vita con acume e sensibilità.
Théo ha diciott’anni e alle spalle una vita difficile fatta di abbandoni, delusioni e sogni infranti. Tuttavia la affronta con tenacia, ha trovato lavoro come aiuto-pasticcere e sta disperatamente cercando un alloggio. Nonostante la sua caustica ironia è un ragazzo buono e vuole credere che la vita possa riservargli un futuro migliore. Jeanne ha settantaquattro anni, è sola e triste. Da quando ha perso il marito, pochi mesi prima, vive di lacrime, ricordi e visite quotidiane al cimitero. Non vede sbocchi al suo sconforto, vivere le sembra ormai inutile. Iris ha trentatré anni ed è in fuga con una valigia verde. Ha lasciato la sua città, il suo uomo, il suo lavoro, ha cambiato numero di telefono e troncato i rapporti con tutti, e si nasconde a Parigi con la sola compagnia del segreto che si porta dentro. Provvede il destino a mettere quelle tre solitudini sotto lo stesso tetto. E la convivenza forzata, da principio sgradita a tutti, si rivelerà una fonte inesauribile di eventi esilaranti o commoventi, ma comunque significativi, che cambieranno completamente la vita dei tre protagonisti. Con una scrittura fluida che stilla ironia, Virginie Grimaldi ci ricorda che vivere è comunque e sempre la cosa più importante e che talvolta le speranze si concretizzano.
PER CHI VUOLE FARE UN VIAGGIO LETTERARIO DI SCOPERTA IN COLOMBIA

Un viaggio emozionante attraverso la complessa terra colombiana, caratterizzata da movimenti di emancipazione, conflitti armati, narcotraffico e disparità sociali. Valentina Barile ci guida, con coraggio e sensibilità, all’interno delle riserve indigene e nelle comunità femminili, dove la forza collettiva si unisce alla speranza. La storia si concentra su personaggi come Rhinna, mamá Carmen, Harold, Doña María, Mario Paciolla e altri ancora, evidenziando la lotta dei «desaparecidos», delle madri che hanno perso figli e dei figli che hanno perso il futuro. Si parla di droga, militari, foreste abbattute e corpi infranti, ma anche di resistenza. Restare vivi diventa un invito alla lotta contro l’ingiustizia, un piccolo dizionario di vita per coloro che combattono per i propri diritti e per un futuro migliore. È una narrazione che celebra la resilienza di chi sceglie di lottare contro le avversità e di chi crede nel futuro, nonostante le sfide incontrate lungo il cammino.
PER CHI AMA ROMANZI STORICI E BIOGRAFIE

Parigi, 1894. Mentre si immerge nelle intricate ricerche per la sua seconda laurea in Matematica, dopo aver conseguito quella in Fisica, Marie s’imbatte in Pierre, un animo affine in grado di decifrare la sua mente complessa. Tra loro nasce un connubio di intelletti straordinari, uniti dalla sete di conoscenza e dalla volontà di esplorare insieme gli enigmi dell’universo. Tuttavia, Marie fin da giovane si rivela essere una donna particolare: rifiuta il destino di moglie tradizionale, respingendo l’idea di confinarsi tra le mura domestiche. Quando si ritrova improvvisamente sola, costretta a confrontarsi con l’ostilità dell’ambiente scientifico maschilista e conservatore, inizia una battaglia per affermare la sua identità e il suo ruolo nel mondo. La vita di Marie prende così svolte inaspettate, mettendo alla prova la sua forza e la sua determinazione. Tra avventure misteriose e sfide personali, la scienziata che avrebbe successivamente conquistato ben due premi Nobel si trova a lottare non solo contro le forze della natura, ma anche contro un’epoca che fatica ad accettare il genio femminile. Attraverso la penna di Sara Rattaro, la figura di questa donna prodigiosa giunge fino a noi per portare il suo messaggio necessario e potentemente contemporaneo in ogni ambito e sfera dell’oggi: indossate il vostro coraggio e sfidate il mondo.

Philip Roth raccontato dal suo migliore amico attraverso le opere, i rapporti umani, le passioni e le idiosincrasie, fino agli ultimi giorni della sua vita. La storia di un’amicizia fra due scrittori, fra due anime diverse. Un Roth che esula dal consueto ritratto per essere osservato in un ambito più domestico, più intimo. Un piccolo libro pieno di momenti delicati e gemme di saggezza, che riesce a scavare nell’opera complessa di Roth, rinnovando il significato dei suoi romanzi e mostrando quanto siano ancora importanti nell’America di oggi.

Dopo Belle Greene e La donna dalle cinque vite, una nuova appassionante biografia-romanzo di Alexandra Lapierre.
Fanny Stevenson è il racconto travolgente di un’esistenza fuori dal comune, ricca di sogni e avventure. La vita di una donna che fu l’unico grande amore dell’autore dello Strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde e dell’Isola del tesoro. Una donna che ha incarnato un’epoca, un mito e un mondo. Un’opera frutto di cinque anni di ricerche.
Ha vissuto mille vite. È stata cercatrice d’oro nei deserti del Nevada, ha dissodato giungle nelle isole dei mari del Sud, fu una delle prime donne a studiare pittura nella Parigi degli impressionisti. Un giorno d’estate del 1876, in una locanda lungo il corso del Loing, fa la conoscenza di un giovane intellettuale scozzese. Ha quasi undici anni meno di lei, problemi ai polmoni e si teme per la sua vita. Tra quei due esseri che tutto separa – lei, americana, sposata, madre di tre figli; lui, unico figlio di austeri borghesi dell’epoca vittoriana – esplode l’amore. Un amore più forte di qualunque proibizione. Più forte della malattia e della morte. Un amore che farà di un giovane ribelle uno dei geni letterari più famosi della sua epoca: Robert Louis Stevenson, immortale autore dell’Isola del tesoro e dello Strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.
PER CHI AMA LE STORIE DI CHI HA IL CORAGGIO DI DIFENDERE LE PROPRIE IDEE

La prosa audace di Reimann dà corpo allo scontro tra idealismo e repressione, lealtà familiare e desiderio di autonomia, tra personale e politico. Le sue sono pagine tra le più vere e toccanti sui conflitti umani nella Germania divisa, ma anche di straordinaria attualità quando dicono del coraggio di difendere le proprie idee di libertà e felicità.
2022: durante i lavori di ristrutturazione di un edificio in un’anonima cittadina della Sassonia, sul fondo di uno sgabuzzino per le scope che «sembra il sottoscala di Harry Potter», viene rinvenuto un plico di carte. Grazie a questa scoperta casuale, “Fratelli”, il romanzo più importante di Brigitte Reimann – scrittrice simbolo della DDR, insieme a Christa Wolf – ha potuto rivedere la luce a oltre cinquant’anni dalla morte dell’autrice, così come era stato scritto in origine, ovvero prima che la censura di Stato facesse il suo sottile e sistematico lavoro.
Quando uscì la prima volta, nel 1963, suscitò comunque un gran clamore, sia all’Est che all’Ovest. La protagonista, la giovane pittrice Elisabeth, alter ego di Reimann in quella che oggi definiremmo un’opera di autofiction, apprende durante un pranzo di famiglia nell’aprile 1961 (il Muro sarà eretto, in una sola notte, quattro mesi più tardi) che il fratello Uli, amatissimo, è pronto a lasciare l’Est dove non vede alcun futuro. Elisabeth oltre a dipingere lavora anche in fabbrica, crede nello Stato socialista glorioso ed egualitario e ha poco tempo per convincere Uli a desistere dal suo proposito. Su Elisabeth e Uli incombono l’ombra del fratello maggiore Konrad, che ha già “tradito” fuggendo in Occidente, e gli spettri gemelli della paura e dell’opportunità.
PER FARE ALCUNE RIFLESSIONI SU PATRIARCATO E SOCIETA’

Il nuovo libro di Jessa Crispin è una meditazione libera sul tema dei «padri». Intrecciando ricordi e letture, fatti storici e riferimenti all’attualità, l’autrice indaga i sistemi di valori maschili che plasmano la nostra vita e la nostra società. Dall’osservatorio del Midwest americano di cui è originaria, terra di conservatorismo politico e di estremismi religiosi, Crispin applica il suo sguardo femminista ai mille modi attraverso cui il patriarcato si manifesta – nel matrimonio e nella famiglia, nella scuola e nella chiesa – fino ad affrontarne le espressioni più violente ed estreme, come il femminicidio, i movimenti antiabortisti e suprematisti, il terrorismo. Al tempo stesso prova a indicare modelli alternativi. Rivendica il cosmopolitismo come antidoto alle chiusure identitarie; contrappone la spiritualità intimamente vissuta alla rigidità dei dogmi, la cooperazione e l’autogestione femminile alla famiglia tradizionale; esalta il valore della solidarietà, della cura, invitandoci a uno sforzo collettivo di ascolto e riflessione per interrompere il ciclo della violenza e silenziare una volta per tutte i fantasmi del passato.
PER CHI SI SENTE CITTADINO DEL MONDO E AMA ESPLORARE PAESI E CULTURE

Mai nella sua storia la Corea del Sud ha avuto tanto successo sulla scena mondiale, e mai dall’inizio dell’era democratica la sua società è stata così polarizzata. Il divario tra l’immagine patinata e innovativa che il paese dà di sé all’esterno grazie ai suoi prodotti più esportati, dai semiconduttori al k-pop, e quella che è la vita quotidiana per milioni di coreani assediati da pressioni familiari e sociali, aspettative collettive, standard estetici, affitti esorbitanti e lavori precari, sembra a tratti incolmabile. Così come appare inconciliabile la differenza con cui le due tribù politiche in cui si divide il paese interpretano la storia: da una parte la battaglia contro il comunismo, che è il credo dei conservatori pro americani, dall’altra la lotta contro la dittatura di cui sono eredi i democratici, aperti al dialogo con Pyongyang e ferocemente antigiapponesi. È anche la folle velocità con cui si è trasformato il paese, tra i più poveri al mondo settant’anni fa, a provocare fratture in una società etnicamente quasi omogenea, votata alla cultura del ppalli ppalli, «in fretta in fretta», ma lenta ad adattarsi a una tale «modernità compressa». Ne pagano il prezzo i giovani, soprattutto le donne: molte hanno deciso che non sono più tenute a comportarsi come vorrebbero i loro padri e mariti, esacerbando il problema forse più complesso che la Corea deve affrontare, il crollo del tasso di fertilità. L’incapacità del governo, nonostante innumerevoli tentativi, di invertire questa tendenza intacca la dimensione quasi epica che lo stato coreano assume in certe narrazioni, di demiurgo che crea la nazione con i suoi piani quinquennali e la sacra alleanza con i chaebol a trasformare quei piani in prodotti esportabili sempre più sofisticati. Anche l’ondata di soft power coreano che ha travolto il mondo viene spesso raccontata attraverso le politiche commerciali di un governo lungimirante. Il rischio è di dimenticarsi del fattore più importante della trasformazione della Corea del Sud, e cioè il lavoro, il sacrificio, la creatività, la capacità di innovare e la volontà di una popolazione orgogliosa, mai soddisfatta, mai appagata, sempre pronta a scendere in piazza per cambiare le cose – governi, sistemi economici, discriminazioni –e dare al paese una direzione nuova.
Buon marzo a tutti, carico di buone letture!


Tantissime novità molto interessanti, mi sono appuntata diversi titoli, anzi diciamo decisamente troppi! Uno su tutti: la biografia romanzata di Marie Curie, tra l’altro l’autrice sarà qui a Imperia tra qualche giorno a presentare il romanzo.
Buone letture!
Paola
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Ottimo, così potrai approfondire la conoscenza dell’opera.
In effetti anch’io vorrei riuscire a leggere diversi di questi titoli…. Vedremo….
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Mi intriga quello della Valerio, sul quale ho in canna un podcast.
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Ottimo!!!
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Ma quanto sei brava! Leggere le tue recensioni è già un arricchimento culturale perché ci fai incuriosire ed avvicinare ad altre realtà. Ce ne sono alcuni che non mi perderò di sicuro!
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Grazie Silvana per la stima. Io sono sempre attratta dai libri e cerco di condividere quelli che trovo interessanti.
Buone letture!!!
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Non riesco nemmeno a segnare tutti quelli che mi interessano, figuriamoci leggerli!
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ah aha ah…..
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