L’italiano è una lingua meravigliosa, ha radici nel nostro passato greco e latino, è stata vitalizzata dagli idiomi degli invasori, si è arricchita di vocaboli nuovi grazie alle migrazioni e, dal Novecento, ha inglobato nell’uso corrente neologismi anglofoni, soprattutto quelli legati all’uso delle nuove tecnologie.
Ad ogni edizione dei dizionari, si registrano molte new entry; solo per fare un esempio, lo Zingarelli nell’edizione del 2015 ha inserito ben 500 nuove parole!
Per tanti neologismi che entrano nel lessico comune, ci sono parole della lingua italiana che rischiano di scomparire: secondo i lessicografi è un elenco di lunghezza impressionante. Allora ho deciso di dare un piccolo contributo al salvataggio delle parole meno comuni, quelle che usiamo di meno, o che ci appaiono desuete, o di cui nemmeno sospettavamo l’esistenza.
Oggi vi propongo:
FACONDIA, /fa·cón·dia/: deriva dal latino facundia, da fà-ri, parlare, dove la radice fa ha dato origine a termini quali affabile, affabulare, favella.
significa Facilità e abbondanza di parola (talvolta eccessive). Diciamo una disposizione naturale ad esprimersi con facilità e abbondanza di parola, che viene anche usata in senso spregiativo, come Verbosità. Un sinonimo potrebbe essere Eloquenza.
Se volete, potete contribuire aggiungendo quello che ritenete interessante salvare.

Qualche informazione sul nostro lessico:
Secondo i dizionari attuali, i lessemi dell’italiano oscillano tra i 200.000 e i 250.000. Se invece prendiamo come unità di misura le parole, il numero sale molto; la differenza si spiega facilmente tenendo conto che ciascun nome ha di norma due forme, gli aggettivi fino a quattro, l’articolo determinativo ne ha sei, i verbi una decina ecc. Possiamo dunque affermare che il numero delle parole italiane ammonta a circa 2 milioni.
Il nucleo del lessico italiano è il vocabolario di base: contiene circa 6.700 lessemi usati quotidianamente e necessari per farsi capire nelle situazioni comunicative frequenti. A un livello intermedio tra vocabolario di base e vocabolario esteso si individua il vocabolario comune che comprende circa 45.000 parole. Aggiungendole al vocabolario di base si arriva a 50.000, che costituiscono il vocabolario corrente


🍀☘️
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Salverei Sciamannato, io ancora lo uso anche se in senso più ampio riferito anche al pensiero 😄
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Bel suggerimento!
Treccani dice:
Sciamannato deriverebbe da sciamanno, cencio o velo di colore giallo che gli ebrei furono costretti a portare sul cappello o sul capo a partire dalla metà del sedicesimo secolo, in seguito alle bolle papali di Pio IV – obbligo che durerà fino all’Ottocento.
Ma l’origine non è certa. Comunque è un termine che qualche anno fa si usava molto, soprattutto per indicare un individuo disordinato, e un po’ svalvolato…
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Interessante!!!
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Grazie Luisa 🌹
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Non sapevo del cencio giallo. Si impara sempre qualcosa di nuovo. Ho sempre usato il temine per sciatto, disordinato
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Anche io
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Facondia! Vero, non la sento e non la utilizzo da tempo, se mai l’ho fatto! Una parola da non perdere, sicuramente.
Spero continuerai in questa proposta! Di mio, ci penserò, alle mie parole perdute.
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Sì, Ivana, farò altri post, ho in mente un sacco di parole da proporre… Se ne hai, sentiti libera di scriverle…
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I am a Bengali I think everyone’s mother tongue is very valuable like Italian. Well shared 💐
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Yes, indeed 👍👍👍
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💐
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se penso al mio vecchio Zingarelli di oltre 50 anni fa che vantava “ben” 117.000 vocaboli …
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Che poi anche desueto è un vocabolo abbastanza uscito dall’uso comune :-). A me piace molto uggioso.
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In effetti… 😉
Uggioso mi piace tanto. sembra che uggia derivi dal verbo aduggiare (coprire d’ombra, intristire) che a sua volta discende dal latino volgare adodiare ‘danneggiare con l’ombra, opprimere’, der. di odium ‘fastidio, noia’ col pref. ad-.
Un’altra ipotesi etimologica propone invece di situare le origini di uggioso nell’aggettivo latino udus (bagnato), forse derivante dalla radice di ur- (bruciare), passata in ugg.
Sembra che le peripezie etimologiche in qualche modo riflettano la stessa indeterminatezza e incertezza che la parola suggerisce.
Uggioso viene così a descrivere il paesaggio che circonda il castello dell’Innominato..
“il castello dell’Innominato era a cavaliere a una valle angusta e uggiosa, sulla cima d’un poggio” (Manzoni, 1827)
..e forse, per estensione e risonanza, anche lo stato d’animo del suo abitante.
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Grazie per la disamina :-). Che poi il sostantivo uggia è ancora più bello dell’aggettivo.
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si, è un bel sostantivo, rende bene l’idea del suo significato
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