Tu stai cercando la tua metà perduta, Mani. E questo è il dilemma dell’uomo contemporaneo!

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Ventre sepolto, di Aliyeh Ataei, Utopia editore 2024, traduzione dal persiano di Giacomo Longhi e Harir Sherkat, pp. 208

Ventre Sepolto, opera della scrittrice iraniana Aliyeh Ataei, narra la storia di Mani Rafat, un ingegnere che vorrebbe essere un poeta, tormentato da un profondo disagio esistenziale, che vaga disperato per le strade di Teheran in cerca della sorella gemella scomparsa, alla ricerca della sua metà mancante.

Mani Rafat, con un inarrestabile flusso di coscienza attraverso le sue più intime ossessioni, ci spinge dentro la sua psiche inquieta, offuscata da turbe interiori e dall’abuso di sostanze stupefacenti. La sua disperata ricerca della sorella gemella, diviene il filo conduttore di una narrazione che scava nelle profondità di un’angoscia ancestrale.

Quando Mani ha tredici anni suo padre gli rivela che Malus non è la sua vera madre e che Yaqub Aqa non è suo fratello: la sua madre biologica è morta durante il parto, lasciando lui e la sorella gemella alle cure del padre, il quale si è unito alla nuova compagna. Mani non riesce a sentirsi più a suo agio tra loro, nonostante Malus sia una donna premurosa che lo ama e Yaqub Aqa si sente suo fratello a tutti gli effetti. L’unica persona che sente appartenergli, è la sua gemella che, con dolcezza e apparente ingenuità, funge da collante.
Mani sta vivendo un momento di crisi esistenziale: sua moglie Negin lo sta lasciando perché non riescono ad avere figli, il suo amico del cuore, Babak, è forse innamorato da sempre di Negin e lui, Mani, è a sua volta da sempre innamorato di Homa, che vive un matrimonio infelice destinato ad un tragico epilogo. Tra l’altro, il suo datore di lavoro l’ha licenziato.
Mani, nel suo vagare fisico nelle vie della tentacolare città, e nel vagare mentale tra dubbi, idee fisse e ricordi, cerca di tornare da dove è partito, da quel ventre sepolto che lo chiama ostinatamente e cerca di farsi spazio dentro di lui.

Teheran

La sparizione della sorella rappresenta solo la punta dell’iceberg di una frattura ben più profonda, che affonda le sue radici in una scissione primordiale, legata alla placenta materna. Mani si ritrova così intrappolato in una spirale di dolore e alienazione, alla ricerca di una verità sepolta che possa dare un senso alla sua esistenza frammentata. Dunque, il ventre sepolto potrebbe rappresentare l’inconscio di Mani, la parte più profonda e nascosta di sé, che tende anche a plasmare la realtà dandole un senso meno doloroso. Tornare a questo ventre significa per lui esplorare il suo io interiore, scoprire i suoi desideri più profondi e le sue paure più recondite. Questa esplorazione, alla fine di un tortuoso e doloroso cammino, lo porterà a una nuova consapevolezza.

L’autrice, Aliyeh Ataei, utilizza il ventre come metafora potente per esplorare tematiche profonde legate all’identità di genere, alla sessualità, al desiderio di maternità e al ruolo della donna nella società iraniana. I ventri, vuoti o gravidi, diventano simboli di vite incomplete, di sogni infranti e di una lotta contro le norme sociali e le imposizioni patriarcali.

Bisogna essere pazzi per poter dimenticare che quando due gemelli di sesso opposto condividono lo stesso sacco amniotico va a finire che nessuno dei due ha un genere preciso. (…) L’unica persona in grado di comprendere la nostra sofferenza è la stessa persona che, per nove mesi, mi ha dormito accanto nella nostra placenta assassina, nella pancia di nostra madre.

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In Ventre sepolto dunque l’elemento del ventre assume un ruolo centrale e ricorrente, intrecciandosi indissolubilmente con le vicende dei personaggi e i temi sviluppati nel romanzo. Il ventre materno: accoglie Mani e sua sorella durante la gestazione, rappresentando il punto di origine comune e il legame profondo che li unisce. Allo stesso tempo, però, simboleggia anche la separazione forzata dalla sorella, evento traumatico che segna la vita di Mani. Il ventre di Negin: desidera accogliere un figlio da Mani, ma l’impotenza di quest’ultimo le nega la maternità, causando dolore e frustrazione. Questo ventre vuoto rappresenta la mancata realizzazione del loro amore e dei loro sogni di famiglia. Il ventre di Homa: porta in grembo il frutto di un matrimonio infelice. Questo ventre simboleggia la trappola del matrimonio imposto e la costrizione a una vita non voluta.

L’insistenza sul ventre sottolinea la centralità del corpo femminile e la sua strumentalizzazione all’interno di una società maschilista. I personaggi femminili sono definiti dalla loro capacità o meno di procreare, subendo una forte pressione sociale e sopportando il peso di aspettative non realistiche.
I loro ventri vuoti riflettono la condizione di marginalità e incompiutezza in una società che attribuisce grande valore alla maternità e alla procreazione.

Man mano che Mani si addentra nelle strade di Teheran, la sua ricerca assume una dimensione onirica e surreale. I confini tra realtà e immaginazione si offuscano, mentre Mani si trova a confrontarsi con fantasmi del passato e premonizioni sul futuro. Mani è un personaggio sfaccettato e tormentato, lontano dagli schemi narrativi tradizionali. La sua lotta interiore e la sua ricerca di identità lo rendono un personaggio con cui è facile entrare in empatia.

La vita comincia alla nascita e ogni passato si porta alle spalle un altro passato. Non è questa la cultura?

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L’esplorazione delle origini e il senso di sradicamento si intrecciano con le altre tematiche del romanzo. Sradicato dal suo villaggio natale e cresciuto nella caotica Teheran, Mani non può nemmeno ricordare il dialetto che si parla nel distretto dove è nato; tutto questo lo fa sentire spaesato e alienato. Non riesce a integrarsi nella città, rimanendo psicologicamente legato a un passato che non ha mai vissuto direttamente, ma che gli è stato tramandato attraverso i racconti.

Questi ricordi, seppur non suoi, rappresentano per Mani un legame con le sue radici e con un senso di appartenenza che a Teheran non riesce a trovare. Si sente prigioniero di una vita che non sente sua, desiderando ardentemente di visitare i luoghi dei suoi avi e di colmare il vuoto creato dalla mancanza di un legame tangibile con la sua terra d’origine. Il titolo del romanzo potrebbe rappresentare anche le origini di Mani, sepolte sotto strati di esperienze e di sradicamento. Il suo viaggio è quindi un tentativo di dissotterrare queste origini, di riconnettersi con il suo passato e di trovare finalmente un senso di appartenenza.

Il romanzo ha ricevuto un’ampia accoglienza critica, venendo tradotto in diverse lingue e ottenendo riconoscimenti internazionali. Un’opera che merita di essere letta da chi cerca una storia che sappia emozionare e far riflettere.

Aliyeh Ataei è nata in Iran nel 1981 ed è cresciuta nell’area orientale del paese, al confine con l’Afghanistan. Scrive in persiano. Dopo il diploma a Birjand, si è trasferita a Teheran, dove si è specializzata in sceneggiatura.
Sostenitrice dei diritti delle donne, le sue opere affrontano il tema dell’identità, della frontiera e dell’emigrazione. Ha collaborato con numerose testate giornalistiche. È autrice di narrativa e saggistica.
I suoi scritti, in corso di traduzione dal persiano nel catalogo di Utopia, hanno ottenuto diversi riconoscimenti e sono stati pubblicati anche in inglese e in francese, guadagnandosi il consenso della critica e dei lettori.