Oggi vi propongo due parole che forse non sono a rischio oblio definitivo, anzi, capita di vederle o sentirle, ma delle quali magari non conosciamo il significato esatto. Mi è capitato di usarle entrambi e, appunto, sentirmi chiedere cosa intendevo con quell’aggettivo; il secondo poi l’ho trovato usato in modo errato, cioè con un significato che non è il suo. Dunque rispolveriamo e approfondiamo i loro significati, a partire dal primo, del quale amo la pronuncia, con quell’inciampo così frizzante e raro nella lingua italiana.

Capzioso, /cap·zió·so/: agg. [dal lat. captiosus, der. di capĕre «prendere»]. – Che tende a trarre in inganno, fallace, insidiosoragionamentoargomento capzioso. ◆ Avv. capziosaménte, in modo capzioso.
Un termine che si usa per indicare un comportamento scorretto, agito volutamente e in modo premeditato, teso a trarre in inganno oa persuadere furbescamente con sottigliezze, cavilli, sofismi e altri intricati espedienti, tranelli e insidie.

La caratteristica chiave di un individuo “capzioso” è la sua capacità di manipolare e fuorviare attraverso argomenti astuti, sfumature sottili e omissioni attentamente realizzate. I loro metodi sono subdoli, sfumati e spesso difficili da individuare, il che li rende ancora più pericolosi. Operano nelle zone grigie, sfruttando le lacune e distorcendo i fatti a proprio vantaggio.
L’etimologia della parola “capzioso” rafforza questa nozione di intrappolamento. Deriva dal verbo latino “capere”, che significa “catturare”, alludendo all’idea di intrappolare qualcuno in un piano ingannevole.
L’individuo “capzioso” è un maestro dell’inganno, costruisce attentamente le proprie argomentazioni e presentazioni in modo che appaiano valide e logiche, intrecciando sottilmente informazioni fuorvianti o omettendo dettagli cruciali. In sostanza, l’individuo “capzioso” è un ingannatore verbale.

Stentoreo, /sten·tò·re·o/: agg. (dal lat. Stentoreus) si riferisce ad una voce notevolmente sonora e potente, solenne e autoritaria, roboante. Da non confondere con stentato, che significa faticosolento, usato per descrivere un’attività che viene compiuta con difficoltà, dopo lunghi e sofferti sforzi.

L’aggettivo stentoreo si rifà a Stentore (greco: Στέντωρ), che era l’araldo dei guerrieri greci, descritti da Omero durante la guerra di Troia nell’Iliade. Aveva la caratteristica di possedere una voce pari a quella di cinquanta uomini, tanto potente da sentirsi a miglia di distanza. La dea Era prese le sue sembianze quando volle incoraggiare le truppe greche al combattimento. Morì in un duello vocale con Ermes. Dal suo nome è scaturito l’aggettivo stentoreo, con riferimento a una voce potente.

Che mi dite? Vi piacciono questi due aggettivi? Li usate?