Il figlio peggiore di Peter D’Angelo e Fabio Valle, edito da Fandango, racconta un oscuro periodo della Storia italiana degli anni Settanta, ispirato all’operazione Bluemoon e al giornalista Carlo Rivolta: il libro perfetto per chi vuole approfondire le zone d’ombra di quegli anni turbolenti, in cui la lotta al terrorismo legittimò comportamenti e azioni al di sopra della legge da parte di organismi dello Stato che invece avrebbero dovuto garantire la legalità.
L’inverno tra il 1974 e il 1975 a Roma fu un periodo segnato da un’ondata improvvisa di eroina che invase le strade della città, causando una grave crisi sociale e sanitaria. L’arrivo di questa droga non fu casuale, ma il risultato di un piano ben preciso, come ricostruisce il romanzo.
Il romanzo narra le vicende di Carlo Rivolta, che si ritrova ad indagare sulla diffusione di eroina a Roma. Le sue ricerche lo portano a scoprire una trama intricata che coinvolge servizi segreti, criminalità organizzata e ambienti politici. Secondo la teoria dell’Operazione Blue Moon, l’eroina sarebbe stata diffusa deliberatamente per destabilizzare i movimenti giovanili di sinistra e sovversivi. Carlo, nella sua ricerca della verità, è affiancato da un cast di personaggi: Selce, un amico d’infanzia che conosce la malavita romana, un medico coraggioso impegnato a curare le vittime dell’eroina, un commissario di polizia assetato di giustizia e determinato a smascherare i colpevoli, Silvia, una fotografa di Stampa Alternativa che documenta la realtà delle borgate romane. Insieme, affrontano pericoli e ostacoli, cercando di smascherare i responsabili di questa operazione criminale che sta avvelenando la gioventù romana.

Il romanzo, oltre a essere un thriller avvincente, è anche un’opera di denuncia sociale e politica. Mette in luce il lato oscuro di quegli anni, segnati da violenze, stragi e trame eversive. L’utilizzo di documenti reali e testimonianze di persone coinvolte nell’inchiesta sull’Operazione Blue Moon conferisce ulteriore spessore e realismo alla narrazione. Gli eventi narrati nel romanzo sono ancora oggi oggetto di dibattito e approfondimento. L’Operazione Blue Moon non è mai stata ufficialmente provata, ma la sua ombra continua ad aleggiare sulla storia italiana. Il romanzo contribuisce a fare luce su questo periodo buio e a mantenere viva la memoria delle vittime dell’eroina e delle trame eversive che hanno segnato quegli anni.

Peter D’Angelo è un giornalista d’inchiesta, ha lavorato per Report, Presa Diretta, Petrolio, oltre che per varie testate, tra cui Corriere della Sera, la Repubblica, L’Espresso. Ha seguito la pandemia con inchieste e analisi scientifiche per Il Fatto Quotidiano.
Fabio Valle è regista, giornalista e scrittore. È autore di documentari, come THERAPY (2018) e pubblicità (A2A, Hikvision). Come giornalista ha pubblicato inchieste e articoli per quotidiani nazionali e riviste come “Corriere della Sera” e “il Test”. Ha pubblicato, tra l’altro, Diario di uno stagista di successo, scritto con Nicola Basso, e Fisco S.P.A. Gli sbagli e le ingiustizie delle agenzie delle entrate. Come possiamo difenderci (Chiarelettere, 2018), scritto con Peter D’Angelo.

Nel 2023 il regista Marco Turco ha realizzato il documentario La Generazione Perduta, in cui ripercorre il fenomeno della tossicodipendenza in un decennio di conflitti e contraddizioni, attraverso la tragica parabola del giornalista Carlo Rivolta. Il giovane giornalista Carlo Rivolta è fra i primi a indagare e raccontare il fenomeno, sia mettendolo in relazione alla crisi ideale, politica e sociale di una generazione disillusa, sia analizzando a fondo le dinamiche relative allo spaccio, agli effetti delle diverse droghe e alla tossicodipendenza. Finirà ben presto anche lui risucchiato nel vortice dell’eroina, diventando a suo modo testimone e simbolo di un’epoca.
Carlo Rivolta, classe ’49 e cresciuto senza padre, ne trova uno putativo nel direttore Eugenio Scalfari che lo assume a La Repubblica, cogliendone il talento brillante e anticonformista. Le sue inchieste sull’eroina lo portano a conoscere profondamente e personalmente quel mondo, fino a rimanerne invischiato, ma senza che ciò gli impedisca di descriverne lucidamente i meccanismi. Risultano infatti ancora attuali le sue riflessioni sulla miope azione repressiva contro le droghe leggere (lui stesso sarebbe finito in carcere per possesso di cannabis), che in quegli anni favorisce proprio la diffusione dell’eroina, essendo venduta dagli stessi spacciatori a cui ci si rivolge per hashish e marijuana.
Alternando testimonianze di tossicodipendenti riprese da materiale d’archivio (da brividi le scene che mostrano i segni delle crisi d’astinenza), interviste a persone vicine a Rivolta (tra cui l’ex compagna Emanuela Forti e il collega e amico Luca Del Re), e le parole dello stesso protagonista, tratte dai suoi articoli e diari, e lette dalla voce di Claudio Santamaria (pure lui, come Rivolta, romano con origini del Sud), si delinea un ritratto denso e problematico che non scade nell’agiografia ma scava nell’animo tormentato e scisso di un uomo, consapevole della morte precoce che lo attende.

