La pazienza delle tracce, di Jeanne Benameur, E/O edizioni 2024, traduzione di Silvia Manfredo, pp. 176

Così tanti anni della sua vita ad ascoltare il mistero di ogni vita. Ad avvicinarvisi. Così tanti anni per accettare che in fondo a ogni chiarezza persiste l’opaco.

Se state cercando rifugio tra le pagine di un libro, La pazienza delle tracce di Jeanne Benameur è il balsamo lenitivo che fa al caso vostro. Ben più che un semplice romanzo, quest’opera si configura come un abbraccio caldo e avvolgente, capace di donare serenità e ristoro a chi si trova ad affrontare le asperità della vita. È un romanzo introspettivo, che invita a prenderci il nostro tempo, a rallentare il ritmo frenetico della vita quotidiana e a riscoprire il piacere di assaporare ogni attimo.

Al centro della narrazione troviamo Simon Lhumain (che splendido gioco linguistico), un uomo cinquantenne votato all’ascolto e alla cura degli altri come psicoanalista. Eppure, dietro la sua impeccabile facciata professionale, si cela un’anima fragile e ferita, bisognosa a sua volta di riparazione.
Quando Simon lascia cadere la ciotola di terracotta blu in cui beve il caffè ogni mattina, qualcosa si rompe anche dentro di lui e lo spinge a fare i conti con le proprie emozioni inespresse e a intraprendere un viaggio riflessivo, che lo condurrà lontano dalla sua comfort zone. Non si tratta però di una corsa verso una meta definita, ma di un percorso graduale e consapevole, scandito da riflessioni profonde e momenti di quieta contemplazione.

Simon vive in una città sulla sponda dell’Atlantico; è nato a Parigi, ma poi ha scelto l’oceano come patria di elezione, in questa cittadina in cui trascorreva le vacanze estive, e che, tutta intera, era il “Castello di mia madre”, un luogo del cuore.
La sua esistenza è meticolosamente ordinata, caratterizzata dal suo amore per le lunghe nuotate, le corse tonificanti, le partite a scacchi e la confortante presenza del buon whisky, viene distrutta da una crepa inaspettata nella sua facciata attentamente costruita. Questo momento cruciale funge da campanello d’allarme, spingendolo ad affrontare le emozioni a lungo sepolte e i conflitti irrisolti che lo perseguitano silenziosamente da troppo tempo.

Spinto da un insaziabile desiderio di liberazione personale, Simon dice addio alla familiare città costiera che custodisce i ricordi della sua giovinezza e gli echi persistenti di un tragico passato. Lasciandosi alle spalle le vite che ha ascoltato così diligentemente e le storie intricate che si sono svolte all’interno dei confini della sua stanza di terapia, si avventura verso i territori inesplorati del Giappone.

Nel sereno abbraccio delle Isole Yaeyama, dove la vita si svolge al ritmo della sinfonia della natura e delle antiche tradizioni, Simon incontra una saggia e vibrante coppia, gli Itôs. La loro amicizia sboccia nel verde lussureggiante e in un’atmosfera tranquilla, offrendo un rifugio all’anima stanca di Simon.

Mentre Simon si immerge in questa cultura sconosciuta ma accattivante, intraprende un profondo viaggio alla scoperta di sé, guidato dal potere di trasformazione della connessione umana. Jeanne Benameur cattura magistralmente l’essenza di questo processo di trasformazione, dipingendo scene vivide che raccontano il graduale risveglio di Simon alla profonda interconnessione dell’esperienza umana.

Con ogni incontro fugace, ogni momento condiviso e ogni scorcio mozzafiato del mondo naturale, Simon si libera degli strati di limitazioni autoimposte che lo hanno tenuto prigioniero a lungo. Comincia ad abbracciare la complessità dei suoi desideri, la profondità delle sue emozioni e la resilienza dello spirito umano.

La pazienza delle tracce è una testimonianza del potere duraturo della scoperta di sé e del potenziale di trasformazione della connessione umana. La penna di Benameur è poetica e raffinata, capace di evocare immagini vivide e di trasmettere emozioni profonde. La sua scrittura ha una delicatezza che ricorda quella della letteratura giapponese, fatta di contemplazione, di sfumature e di silenzi eloquenti. La sua squisita prosa tesse un arazzo di ricchi dettagli e intuizioni profonde, invitando i lettori a intraprendere i propri viaggi di auto-esplorazione insieme a Simon. Mentre assistiamo alla sua trasformazione, ci viene ricordata la nostra capacità di guarigione, di crescita e la gioia profonda di riscoprire la pienezza del nostro essere.
La pazienza delle tracce è un romanzo che ci lascia con un senso di pace e di speranza, con la consapevolezza che è sempre possibile ricominciare e dare una nuova direzione alla nostra vita.

Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

TOPSHOT – French writer Jeanne Benameur poses during the Printemps du Livre literature festival in Montaigu, western France, on April 2, 2022. (Photo by Loic VENANCE / AFP) (Photo by LOIC VENANCE/AFP via Getty Images)

Nata nel 1952 in Algeria da padre tunisino e madre italiana, Jeanne Benameur vive in Francia dall’età di cinque anni. Inizia la sua carriera di scrittrice con libri per bambini prima di passare alla letteratura per adulti, attingendo anche alla sua esperienza di insegnante per evocare i temi dell’infanzia, dei sensi e del corpo con uno stile pudico e delicato. Direttrice di collana presso Actes Sud junior e Thierry Magnier, l’autrice ha pubblicato nel 1998 la sua autobiografia, Ça t’apprendra à vivre, ed è stata vincitrice del premio Unicef nel 2001 per il romanzo Les Demeurées (Le escluse, Ortica Editrice 2016).