Sanctuary Line, di Jane Urquhart, Nutrimenti 2016, traduzione di Nicola Manuppelli, pp. 240

Io credo che le cose che ci attraggono e quelle che ci respingono abbiano lo stesso potere sul nostro corpo e sulla nostra mente, e sembrano, almeno a me, ugualmente determinanti nel nostro destino.

Jane Urquhart è una scrittrice canadese rinomata per la sua abilità nel tessere trame avvincenti che intrecciano passato e presente. I suoi romanzi, spesso caratterizzati da una prosa evocativa e introspettiva, scavano a fondo nelle vite dei personaggi, esplorando le loro emozioni e motivazioni mentre fanno i conti con i fantasmi del loro passato.

Un tema ricorrente nelle opere di Urquhart è la ricerca di spiegazioni e di una sorta di risoluzione per eventi traumatici avvenuti anni prima. I protagonisti dei suoi romanzi si ritrovano spesso a dover fare i conti con segreti di famiglia, tragedie nascoste e dolori irrisolti, intraprendendo un viaggio di scoperta personale per comprendere il passato e il suo impatto sul presente.

Nel suo settimo romanzo, Sanctuary Line, la protagonista è Liz Crane, esperta entomologa che torna a Sanctuary Lane per un compito tanto affascinante quanto impegnativo: studiare le migrazione delle farfalle monarca presso il Sanctuary Point, un’area incontaminata situata sulle rive del Lago Erie, in Ontario. La vicinanza tra il luogo di lavoro e la vecchia fattoria di famiglia la spinge a tornare a vivere nell’antica casa colonica, ormai in rovina e abitata solo dai fantasmi dei ricordi. La sua ricerca scientifica si intreccia inevitabilmente con la ricerca di risposte sulla tragedia che ha distrutto la sua famiglia e segnato la fine della sua infanzia.

La fattoria Crane, un tempo fiorente e simbolo di un passato felice, ora giace abbandonata, avvolta da un’atmosfera di malinconia. Per Liz, questo ritorno rappresenta un tuffo nel passato, un confronto con i fantasmi di un’infanzia segnata da eventi traumatici e segreti di famiglia. La casa, un tempo piena di vita e risate, ora è silenziosa e spettrale, popolata solo dai ricordi di Liz e dai fantasmi dei suoi cari.

Le farfalle monarca, con la loro migrazione ciclica e la loro fragile bellezza, diventano per Liz un simbolo di speranza e di rinascita. La loro lotta per la sopravvivenza e il loro viaggio verso climi più favorevoli rispecchiano il suo stesso percorso di crescita personale. Liz, come le farfalle, è chiamata ad affrontare le avversità e ad emergere più forte dalle difficoltà.

Urquhart mantiene sapientemente la suspense nel romanzo, lasciando al lettore il compito di ricostruire gli eventi accaduti anni prima. Indizi e allusioni vengono disseminati lungo la narrazione, ma la verità completa rimane nascosta fino all’ultima pagina. La figura dello zio Stanley, personaggio carismatico e centrale nella vita della fattoria, aleggia sul romanzo come un enigma irrisolto. La sua scomparsa, avvenuta in seguito alla tragedia, rappresenta uno dei misteri che tormentano Liz e la spingono a scavare a fondo nella storia della sua famiglia.

Oltre al trauma centrale che ha segnato la sua infanzia e la sua famiglia, Liz Crane si trova ad affrontare anche il dolore per la morte della cugina Mandy, uccisa durante il servizio militare in Afghanistan. La prima parte del romanzo si sofferma sul profondo legame che univa le due cugine, descrivendo la loro complicità e la visione condivisa del loro piccolo mondo durante le lunghe estati trascorse insieme. Liz rivive quei momenti con nostalgia, tormentata dai rimpianti per non essere stata più comprensiva verso la cugina, in particolare riguardo alla sua relazione difficile con un ufficiale militare.

La persona amata ha raramente un nome in poesia ed è questa riservatezza che consente al lettore di commuoversi a sua volta, di possedere quel sentimento.

Accanto al fantasma di Mandy, emerge la figura di Teo, il figlio di uno dei braccianti messicani di suo zio, che rappresenta il primo amore di Liz. La loro storia d’amore adolescenziale, narrata con delicatezza, diventa un’oasi di tenerezza all’interno del romanzo.

Jane Urquhart dipinge un quadro vivido del passato, intriso di nostalgia e rimpianto. La fattoria di frutta, un tempo fiorente e popolata da una famiglia allargata unita, rappresenta un idillio perduto. Attraverso i racconti dello zio Stanley, veniamo trasportati ancora più indietro nel tempo, conoscendo la storia del ramo della famiglia che si stabilì dall’altra parte dei Grandi Laghi, in Ohio, e dei loro antenati guardiani del faro che vissero un tragico destino.

L’autrice esplora il potere del passato di influenzare il presente, mostrando come gli eventi traumatici vissuti da giovani possano lasciare cicatrici profonde che condizionano le nostre scelte e relazioni.

Nonostante il dolore e i traumi, Sanctuary Line offre anche una visione positiva della famiglia e dei legami comunitari. La fattoria rappresenta un luogo di appartenenza e di rifugio per Liz, dove ritrova le sue radici e si riconnette con la sua storia familiare. I ricordi condivisi con lo zio Stanley e le relazioni con i braccianti messicani le offrono un senso di supporto e di continuità. L’autrice sottolinea l’importanza dei legami umani e della solidarietà come antidoto alle sofferenze individuali. La comunità che si crea attorno alla fattoria, unita da un lavoro comune e da una storia condivisa, rappresenta una forza di resistenza di fronte alle avversità.

Sanctuary Line è un romanzo complesso e toccante che esplora temi universali come la memoria, il trauma, la perdita e la ricerca di senso. Jane Urquhart ci regala una storia ricca di emozioni, che ci invita a riflettere sul potere del passato e sulla sua influenza sulle nostre vite. Attraverso la poetica narrazione di Liz Crane, veniamo immersi in un mondo di ricordi, segreti e farfalle monarca, dove il passato e il presente si intrecciano in un’indagine profonda sulla natura umana.

Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

Jane Urquhart (Little Longlac Ontario 1949) è autrice di otto romanzi acclamati a livello internazionale per i quali ha ricevuto importanti riconoscimenti come il Governor General’s Literary Award, il Trillium Book Award, il Marian Engel Award e l’Harbourfront Festival Prize. È anche l’unica canadese a essersi aggiudicata in Francia, nel 1992, il prestigioso Prix du meilleur livre étranger. È cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere in Francia e ufficiale dell’Ordine del Canada, la più alta onorificenza civile del suo paese.