Cuore nascosto, di Ferzan Ozpetek. Mondadori 2024, pp. 204

Nulla come le parole ha il potere di riaprire le ferite mai guarite del tutto.

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Ferzan Ozpetek, maestro del cinema italiano con capolavori come Le fate ignoranti, Saturno contro e Mine vaganti, ci sorprende ancora una volta con la sua poliedrica creatività. Nel suo nuovo romanzo Cuore nascosto, il regista e scrittore si rivela un narratore appassionato, capace di dipingere con parole intense storie che toccano l’anima. Cuore nascosto è un film che si legge. Ozpetek, con la sua sensibilità unica, ci regala un romanzo che sembra uscito direttamente dal set di uno dei suoi film più amati. Un’opera intensa e coinvolgente, che ci mostra ancora una volta la maestria di un autore capace di emozionare con qualsiasi linguaggio.

Alice è una giovane donna siciliana schiacciata dalle aspettative e dalle vessazioni materne; fin da bambina vive con la testa tra le nuvole, rifugiandosi nei suoi desideri nascosti a tutti, sognando una vita lontano dalla monotonia del suo paese.  La sua vita viene sconvolta dall’enigmatica figura di zia Irene – non una vera zia, in realtà, ma una conoscente della madre, originaria anche lei del paesello. Un’artista eccentrica, che arriva da Roma e irrompe nella sua esistenza con la stessa imprevedibilità di un’opera d’arte, segnando indelebilmente il suo destino. Il loro primo incontro, quando Alice era solo una bambina, è un lampo luminoso in un’infanzia grigia, un presagio di un futuro che ancora non conosce.

Alice ha un sogno nel cassetto, diventare attrice, ma sua madre è decisa a ostacolare questa ambizione con ogni mezzo. Una volta presa la maturità, la fa assumere come cassiera nel supermercato del paese e le vuole cercare un marito, qualcuno disposto a prendersela anche senza dote, dato che dopo la morte del padre la famiglia non naviga nell’oro.

Un giorno succede l’imprevedibile: arriva una raccomandata indirizzata ad Alice, la manda uno studio notarile di Roma e alla richiesta di delucidazioni che la madre fa per telefono, apprendono che solo Alice è convocata a Roma per le dovute spiegazioni.

Ecco che la notizia della morte di Irene la coglie impreparata. Un notaio, con un tono formale e distaccato, le comunica di essere stata nominata unica erede della donna. Roma, una città che aveva sempre immaginato ma mai vissuto, la città del cinema per eccellenza, diventa la sua nuova meta. L’appartamento in Campo dei Fiori, un gioiello nascosto nel cuore della città, è un’eredità inattesa che la costringe a ripensare completamente il suo futuro; è un regalo postumo, un’eredità che la lega indissolubilmente a Irene. In quella casa, tra le sue cose, Alice ritrova frammenti di una vita vissuta intensamente. È come se la zia le stesse sussurrando all’orecchio: “Ora tocca a te”. Con un nodo in gola, tra mille dubbi e paure, Alice decide di restare. Affitta una stanza ad un ragazzo per coprire le spese, si trova un lavoro part-time come cameriera in una trattoria vicino casa, e inizia a frequentare una scuola di teatro, proprio come aveva sempre sognato. Roma diventa la sua tela bianca, sulla quale dipinge una nuova vita, fatta di piccole conquiste e grandi ambizioni.

Irene le ha lasciato un enigma da risolvere. Qualcosa di più di una semplice eredità, un messaggio nascosto tra le mura di quella casa. Mentre si addentra tra le viuzze della città eterna, e tra le stanze, Alice ha la sensazione di essere protagonista di un romanzo. Ogni angolo, ogni oggetto sembra raccontare una storia. E più si avvicina alla verità, più il suo cuore accelera.

Quando Alice si decide ad entrare nell’unica stanza che era chiusa a chiave, penetra in un mondo sconosciuto. La stanza altro non è che l’atelier di Irene, un tripudio di colori, un’esplosione di creatività che la lascia senza fiato. Tele dai colori vibranti, schizzi audaci, frammenti di poesie appesi ai muri come bandiere piratesche: tutto parla di un’anima inquieta, passionale. Ma c’è dell’altro. Tra i pennelli e le tavolozze, Alice scopre un segreto inatteso: un disegno, due cuori intrecciati, un’impronta indelebile di un amore vissuto intensamente. Chi era quell’uomo che ha condiviso con Irene questo spazio intimo, questo rifugio creativo? Quale storia si nasconde dietro quei tratti? Mentre sfoglia le pagine di un vecchio diario, Alice inizia a ricostruire i pezzi di un puzzle, svelando poco a poco i segreti di una vita intensa e appassionata.

Parallelamente alla sua ricerca di indizi sulla vita sentimentale di Irene, Alice cerca di cogliere delle opportunità nel cinema proponendosi ai vari casting. L’iniziale entusiasmo per la recitazione lascia presto spazio a una cruda realtà: il mondo del cinema è un terreno minato, pieno di delusioni e di competizione. Man mano che approfondisce i segreti della zia, Alice scopre un lato di sé che non conosceva e inizia a comprendere il vero significato della sua eredità.

Il percorso di conoscenza di Irene è, in realtà, un dialogo silenzioso tra due donne. Attraverso le tele, i diari e gli oggetti personali, Irene parla ad Alice, condividendo con lei i suoi sogni, le sue passioni, le sue fragilità. E Alice, ascoltandola, si riconosce nelle sue parole, nelle sue emozioni. È un legame profondo, un filo invisibile che le unisce.

Svelare i misteri di Irene è come sfogliare un libro di se stessa. Ogni scoperta, ogni pennellata, ogni parola scritta, è un tassello che si aggiunge al mosaico della sua identità. Ma è anche un tassello che si incastra perfettamente nella vita di Alice. Conoscere la zia significa conoscersi e scoprire una parte importante di sè. È un viaggio di scoperta, una rinascita, che la porta a liberarsi dai propri schemi, a valorizzare la sua unicità e a coltivare la sua creatività. Irene, anche se assente, diventa la sua mentore, guidandola verso una nuova consapevolezza di sé.

Le due donne, pur vivendo in epoche diverse, affrontano sfide simili: la ricerca della propria identità, la realizzazione dei propri sogni, la paura del futuro. I loro percorsi si intrecciano e si arricchiscono a vicenda.
Il diario di Irene è un vero e proprio ponte tra le due donne, permettendo ad Alice di conoscere i pensieri, i sogni e le paure della zia in modo intimo.
Attraverso l’arte, Alice e Irene comunicano oltre le barriere del tempo e dello spazio. I quadri, i disegni e le parole scritte diventano un linguaggio universale, in grado di trasmettere emozioni e sensazioni profonde.

Potrei insegnarti molto su come coltivare l’arte di prendere la strada più difficile, la meno scontata, quella che ti segna l’anima. Credere fermamente in un ideale, per esempio. E sognare in grande. Puntare sull’impossibile, sempre. Cercare il tuo talento. (..) Non sorprenderti mai, non gioire: sappi che la vita te ne chiederà il conto. E, qualsiasi cosa accada, continua a risplendere.

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Qui trovate l’incipit del romanzo.

Ferzan Ozpetek, regista e sceneggiatore, è nato a Istanbul, ma dal 1976 vive a Roma. Nel 1997 esordisce con Il bagno turco (Hamam), cui seguono Harem SuaréLe fate ignoranti (che diventa serie televisiva nel 2022), La finestra di fronteCuore sacroSaturno controUn giorno perfettoMine vagantiMagnifica presenzaAllacciate le cintureRosso IstanbulNapoli velataLa Dea FortunaNuovo Olimpo. Nel 2020 firma la regia teatrale di Mine vaganti e nel 2024 quella di Magnifica presenza. Del 2021 è Ferzaneide, in cui racconta in teatro i ricordi, le suggestioni e le figure umane che hanno ispirato i suoi film.
Ha inoltre diretto, con grande successo di critica e pubblico, AidaTraviata e Madame Butterfly. Ha vinto i più importanti premi e riconoscimenti cinematografici e nel 2008 il MoMA di New York gli ha dedicato una retrospettiva. Per Mondadori ha pubblicato i bestseller Rosso Istanbul (2013), Sei la mia vita (2015) e Come un respiro (2020).