Come l’arancio amaro, di Milena Palminteri, Bompiani 2024, pp. 448

Carlotta mia, io dell’arancio amaro conosco solo le spine e ormai non mi fanno più male. Ma il profumo del suo fiore bianco è il tuo, è quello della libertà.

Il romanzo di Milena Palminteri si inserisce in un filone narrativo che esplora le complessità dell’identità femminile, in particolare nel contesto storico e sociale della Sicilia del Novecento. La frase che definisce il dramma del “corpo femminile sottomesso, usato, colpevolizzato” è emblematica di un’esperienza condivisa da molte donne di quell’epoca, e non solo.

La costruzione narrativa sviluppa l’intreccio tra le vite di tre donne straordinarie, ognuna con le proprie aspirazioni e sfide. Palminteri, con maestria, ci conduce in un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, mostrandoci come le vite di queste donne siano profondamente influenzate dal contesto storico e sociale in cui vivono.

Nardina: la sua figura rappresenta la donna idealizzata, dolce e paziente, ma anche fragile e incapace di ribellarsi alle convenzioni sociali. Il suo desiderio di studiare e di realizzarsi professionalmente è soffocato dalle aspettative familiari e dal ruolo di moglie. Sabedda: simbolo della donna selvaggia e libera, Sabedda lotta contro le avversità della vita, ma la sua forza è limitata dalle condizioni sociali in cui è nata. La sua storia è quella di molte donne che, pur desiderando un futuro migliore, sono costrette a piegarsi alle circostanze. Carlotta: figura più moderna e indipendente, Carlotta incarna l’aspirazione di molte donne a un ruolo attivo nella società. La sua determinazione a diventare avvocato è un atto di ribellione contro un mondo maschile.

Il romanzo è imperniato su alcuni temi centrali. L’identità e le origini: la scoperta delle proprie radici, l’accusa di non essere stata partorita biologicamente, getta Carlotta in una profonda crisi identitaria. La ricerca della verità la costringe a confrontarsi con un passato oscuro e doloroso, mettendo in discussione tutto ciò che credeva di sapere su se stessa. Il potere e la sottomissione: le donne nel romanzo sono spesso vittime di un sistema patriarcale che le relega a ruoli subordinati. La loro sessualità è strumentalizzata, il loro valore è legato alla capacità di procreare e alla sottomissione al volere maschile. La classe sociale e il destino: la posizione sociale incide profondamente sulle vite delle protagoniste. Nardina, appartenente alla nobiltà, è prigioniera di aspettative sociali che la soffocano. Sabedda, invece, è costretta a lottare per la sopravvivenza e subisce le violenze del potere.

La Sicilia è come un microcosmo: l’isola è rappresentata come uno scenario complesso e contraddittorio, in cui convivono tradizioni millenarie, retaggi feudali e le ferite della storia. La Sicilia di Palminteri è un luogo di passioni intense, ma anche di grande sofferenza.

La scrittura di Palminteri è caratterizzata da multitemporalità: il romanzo alterna il presente di Carlotta al passato di Nardina e Sabedda, creando un intreccio narrativo che permette di approfondire le vicende e i personaggi. Lo stile di Palminteri è ricco di immagini evocative e di una forte carica emotiva.

Troviamo molto simbolismo nella costruzione narrativa. L’arancio amaro: il frutto, simbolo di vita e rinascita, ma anche di amarezza e sofferenza, rappresenta perfettamente la condizione delle donne del romanzo. La terra: la Sicilia, con la sua terra fertile e generosa, ma anche aspra e selvaggia, è una metafora della condizione femminile. Le donne sono radicate nella terra, ma al tempo stesso ne sono prigioniere. Il corpo: il corpo femminile è rappresentato come un campo di battaglia, oggetto di desiderio, controllo e violenza.

La figura femminile in Come l’arancio amaro è rappresentata in maniera complessa e multiforme, rispecchiando le contraddizioni e le sfide di un’epoca segnata da profondi cambiamenti sociali e culturali.
Le donne del romanzo dimostrano una straordinaria capacità di affrontare le avversità e di superare le difficoltà. Carlotta, Nardina e Sabedda, ognuna a suo modo, lottano per affermare la propria identità e per trovare un proprio spazio nel mondo. Nonostante le pressioni sociali e le limitazioni imposte dal loro tempo, le protagoniste non si arrendono e cercano di cambiare il proprio destino. Carlotta, ad esempio, intraprende un’indagine per scoprire la verità sulle sue origini, mentre Sabedda si ribella alla sua condizione di serva. L’amore materno è un sentimento potente che unisce le protagoniste. Nonostante le circostanze avverse, le donne del romanzo dimostrano un profondo affetto per i propri figli. Le protagoniste si sostengono a vicenda, creando un rete di solidarietà femminile che le aiuta a superare le difficoltà.

Le donne del romanzo sono spesso costrette a sottomettersi al volere degli uomini. La loro libertà è limitata dalle convenzioni sociali e dalle aspettative della famiglia. Le protagoniste si sentono spesso colpevoli per eventi che non dipendono da loro. Nardina, ad esempio, è incolpata di non riuscire a rimanere incinta, mentre Sabedda è stigmatizzata per la sua gravidanza fuori dal matrimonio. Le donne del romanzo si sentono spesso sole e isolate. La mancanza di un sistema di supporto le rende vulnerabili alle manipolazioni degli altri.

In conclusione, le donne di Come l’arancio amaro sono figure complesse e sfaccettate, che incarnano le contraddizioni di un’epoca. La loro storia è una denuncia delle ingiustizie subite dalle donne, ma anche una celebrazione della loro forza e della loro capacità di resistere.

Come l’arancio amaro è un romanzo che invita alla riflessione su temi universali come l’amore, la perdita, la ricerca della verità e la condizione femminile. Attraverso le vicende delle sue protagoniste, Palminteri ci mostra come il passato possa condizionare il presente e come sia possibile, anche nelle situazioni più difficili, trovare la forza per ricominciare.

Milena Palminteri è nata a Palermo, vive a Salerno e ha due figli ormai grandi. Ha lavorato per tutta la vita come conservatore negli archivi notarili, dove insieme alla memoria economica di paesi e città italiane vengono conservate e custodite anche le nostre vicende individuali e collettive. All’inizio degli anni ottanta, mentre dirigeva l’archivio di Salerno, tra le carte di un vecchio fascicolo si è imbattuta in una storia che chiedeva di essere raccontata, quella di un neonato trasportato in una cesta e di una madre accusata di avere comprato il suo bambino. A quella storia negli anni se ne sono intrecciate altre, confluite nel suo primo romanzo, Come l’arancio amaro. Un esordio tardivo, profumato e dolce come un frutto che ha potuto a lungo maturare.