Terre rare, di Sandro Veronesi, Bompiani 2014, pp. 407. Nuova edizione La nave di Teseo 2022

In ogni caso, io sono Pietro Paladini: la carogna, il minchione, il fuggitivo – figlio e fratello, oltretutto, e perfino padre di fuggitivi. Mi dispiace, angelo mio, ma non posso venire alle cene eleganti. Devo continuare a scappare.

Pag. 353

Sandro Veronesi, con Terre rare, ha scritto un sequel tanto atteso e sorprendente di Caos calmo. Tutto poteva prendere una brutta piega – capita spesso che il seguito di un romanzo, o di un film, non regga il paragone – ma così non è successo. Veronesi ha saputo scrivere un nuovo romanzo, imparentato col primo, ma godibile anche da solo.

Per  chi ha letto il primo (che ricordo è stato vincitore del Premio Strega) è una bella sorpresa ritrovare Pietro Paladini, rimasto nella mente di tutti con il volto di Nanni Moretti. Così come in Caos Calmo – dove un gesto eroico, il salvataggio di una sconosciuta, si intrecciava tragicamente con la perdita della moglie Lara – anche in Terre rare Veronesi ci sorprende con una serie di coincidenze assurde che capovolgono le sorti del protagonista. Se nel primo romanzo l’eroe era testimone impotente di una tragedia, qui è lui stesso a innescare una catena di eventi incontrollabili. Se nel primo romanzo eravamo rimasti affascinati dall’immobilità riflessiva di Pietro Paladini, in questo nuovo capitolo lo ritroviamo catapultato in un vortice di eventi che lo costringono a confrontarsi con una realtà in continua evoluzione.

Pietro Paladini, ormai cinquantenne, un tempo uomo solido e forte della sua carriera milanese – un ruolo prestigioso di dirigente televisivo nella Milano bene -, si ritrova ora a Roma, non quella elegante e altolocata, ma la Roma delle periferie, nei panni di un naufrago in un mare di incertezze. La morte improvvisa della moglie lo aveva proiettato in un limbo esistenziale, un “caos calmo” che gli aveva permesso di ascoltare il silenzio assordante della sua anima. Ora, catapultato nella frenetica vita romana, è costretto a reinventarsi come venditore d’auto in un autosalone sull’Aurelia, un ruolo che stona con la sua natura riflessiva. Entrato in questa attività grazie al suo socio – un amico di vecchia data – si ritrova a vendere auto che il socio recupera da fallimenti e sequestri per conto di banche e tribunali. Accanto a lui, una donna molto più giovane, una vera “coatta” romana – come lui ama definirla -, sensuale e caotica, simbolo di una vitalità che sembra irraggiungibile. Ma, forse, non sufficiente a riempire un vuoto.
Mentre cerca di adattarsi a questa nuova realtà, un tarlo lo rode: il ricordo del passato, delle sue certezze e delle sue perdite, continua a perseguitarlo. In questa lotta interiore, Pietro si ritrova ad affrontare una serie di prove che lo porteranno a scoprire una risorsa inaspettata, una “terra rara” nascosta nel profondo del suo essere.

Paladini, un tempo padrone del suo destino, si ritrova catapultato in un vortice di eventi negativi. L’errore di valutazione al lavoro, dettato dalla sua incertezza tra comportarsi da uomo irreprensibile e la tentazione della scappatella, e i loschi traffici del suo socio, innescano una reazione a catena inarrestabile che lo priva di tutto ciò che aveva costruito. L’ufficio sigillato, la patente ritirata, la relazione naufragata: ogni notizia è un colpo di martello su un castello di carte già precario. La fuga della figlia è l’ultimo tassello di quel mosaico di eventi catastrofici. L’ansia lo attanaglia, la paura lo paralizza. L’uomo che credeva di avere tutto sotto controllo si ritrova ora un naufrago in balia di una tempesta emotiva, alla deriva in un mare di incertezza.

La figura di Pietro Paladini è un labirinto di emozioni contrastanti. Il padre modello che ostenta è una maschera che cela un uomo tormentato dal peso di un lutto che non riesce a superare. La sua ossessione per gli elenchi, apparentemente banale, diventa un sintomo di un bisogno profondo di controllo e ordine, un tentativo disperato di dare un senso a un mondo che percepisce come caotico e imprevedibile. La sua tendenza a sedurre, invece, è una fuga dalla sofferenza, un modo per sentirsi vivo e desiderato. In Terre rare, Paladini è un uomo che combatte una battaglia interiore contro se stesso, alla ricerca di un equilibrio che sembra sempre sfuggirgli.

Attraverso le vicende di Paladini, l’autore affronta tematiche universali come la perdita dell’innocenza, il rapporto padre-figlia, la conoscenza di sé, ma anche questioni più specifiche della contemporaneità, come la genitorialità in contesti non tradizionali, i rapporti con gli adolescenti nell’era dei social network e gli effetti dello “schianto” economico del 2008. Veronesi intreccia magistralmente questi temi con una miriade di dettagli che ci proiettano nel cuore della nostra società: dagli elenchi e dai tatuaggi all’ossessione per le automobili e la cocaina, dal downshifting alle terre rare, dal fascino del “coatto” romano alla realtà marginale del Grande Raccordo Anulare.

Il concetto di “Terre rare” è introdotto, nel romanzo, non da Paladini, ma da sua figlia; da liceale, durante un’interrogazione di fisica, Claudia sviluppa una riflessione su questo argomento rapportandolo a se stessa. Il titolo, evocando le terre rare, ci introduce così in un doppio livello di lettura. A livello simbolico, le terre rare rappresentano le parti più intime e preziose dell’essere umano, nascoste nelle profondità del nostro essere e difficili da separare dalla materia grezza, se non al prezzo di distruggere ciò che le imprigiona. Claudia sente di dovere passare attraverso un processo analogo per abbandonare il suo malessere esistenziale e ripartire, così come il percorso di Paladini, segnato da eventi sfortunati ma profondamente catartici, si configura come un’analoga operazione di estrazione, un’analisi impietosa di sé alla ricerca di ciò che lo rende unico.

Sandro Veronesi ci presenta dunque un ritratto complesso e sfaccettato di Pietro Paladini, un uomo apparentemente integerrimo che nasconde un mondo interiore turbolento. Da un lato, abbiamo l’immagine di un uomo affidabile, rispettoso delle regole e delle persone, sempre pronto ad aiutare chi è in difficoltà. È un padre amorevole e presente, anche nei confronti dei figli non suoi. Tuttavia, questa facciata nasconde un’altra verità: Pietro è un uomo che ha costruito una vita basata su menzogne e rimozioni. Il suo matrimonio, apparentemente perfetto, si rivela essere un’unione infelice, fondata su un amore non corrisposto. La sua attrazione repressa per Marta, la sorella di sua moglie Lara, è un’altra delle ombre che aleggiano sul suo passato.

Tutto questo mette in discussione l’immagine che Pietro ha di sé e lo costringe a confrontarsi con le proprie fragilità e a rivalutare le proprie scelte. Il rapporto con la figlia Claudia, pur essendo profondo e affettuoso, è segnato da una certa distanza emotiva. Pietro, nonostante i suoi sforzi, fatica a comprendere le sofferenze adolescenziali di Claudia e a mettersi nei suoi panni.

Il passato di Pietro ha un peso enorme sul suo presente. La rimozione di alcuni eventi e l’idealizzazione di altri lo hanno portato a costruire un’immagine di sé distorta. È un uomo abitudinario, che teme il cambiamento e l’incertezza. La sua vita, apparentemente ordinata, nasconde una profonda paura dell’ignoto. Nonostante le apparenze, Pietro è alla ricerca della felicità, ma la sua incapacità di affrontare le proprie emozioni lo porta a compiere scelte sbagliate.

Veronesi, attraverso la figura di Pietro Paladini, ci offre un ritratto universale dell’uomo contemporaneo, alle prese con le proprie fragilità e con le complessità della società moderna. Il romanzo, ricco di colpi di scena e di ironia, ci invita a riflettere sulla natura umana, sulle relazioni interpersonali e sul senso della vita, sulla nostra dipendenza dalle tecnologie, sul declino dei valori tradizionali e sulla continua ricerca di un’identità autentica.

Terre rare è un romanzo che diverte e commuove, che fa riflettere e che, alla fine, lascia un senso di profonda speranza. Paladini, attraverso le sue peripezie, ci insegna che anche nei momenti più bui è possibile ritrovare se stessi e ricominciare a vivere.

Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

Sandro Veronesi è nato a Firenze nel 1959. È laureato in architettura. Ha pubblicato: Per dove parte questo treno allegro (1988), Gli sfiorati (1990), Occhio per occhio. La pena di morte in quattro storie (1992), Venite venite B–52 (1995, nuova edizione La nave di Teseo 2016), Live (1996, nuova edizione La nave di Teseo 2016), La forza del passato (2000, nuova edizione La nave di Teseo 2020, premio Campiello e premio Viareggio-Rèpaci), Ring City (2001), Superalbo (2002), No Man’s Land (2003, nuova edizione La nave di Teseo 2016), Caos calmo (2005, nuova edizione La nave di Teseo 2020, premio Strega, Prix Fémina e Prix Méditerranée), Brucia Troia (2007, nuova edizione La nave di Teseo 2016), XY (2010, nuova edizione La nave di Teseo 2020, premio Superflaiano), Baci scagliati altrove (2012), Viaggi e viaggetti (2013), Terre rare (2014, nuova edizione La nave di Teseo 2022, premio Bagutta ed Europese Literatuurprijs), Non dirlo. Il Vangelo di Marco (2015), Un dio ti guarda (2016), Cani d’estate (2018). Con Il colibrì, uscito nel 2019 e tradotto in 27 lingue, ha vinto per la seconda volta il premio Strega. Da questo romanzo, Francesca Archibugi ha tratto l’omonimo film con Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak. Sandro Veronesi ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie. Attualmente collabora con il “Corriere della Sera”. Dall’ottobre 2020 è membro del Comitato per il Diritto al Soccorso. Ha cinque figli e vive a Roma. Il romanzo Il colibrì, uscito per La nave di Teseo nel 2019, ha vinto la LXXIV edizione del Premio Strega (il secondo per l’autore) ed è stato eletto vincitore della Classifica di qualità de “La lettura – Corriere della sera”. Sandro Veronesi ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie. Attualmente collabora con il “Corriere della sera”. Ha cinque figli e vive a Roma.