In cerca di Transwonderland, di Noo Saro-Wiwa, 66thand2nd 2015, collana Bazar, traduzione di Caterina Barboni, pp. 336

L’assassinio di mio padre recise ogni mio legame personale con la Nigeria. Nonostante l’assenza di pericoli reali, mia madre non mi obbligò più ad andarci, e del resto io non lo desideravo. La Nigeria era come un’ingovernabile macchina di dolore e divenne il ricettacolo di tutte le mie paure e delusioni; un luogo in cui gli incubi diventano realtà.

Abituata per mestiere a tracciare itinerari e a descrivere luoghi, Noo Saro-Wiwa, in In cerca di Transwonderland, si trasforma da semplice guida turistica in una vera e propria esploratrice dell’anima. Il suo libro è al tempo stesso un diario di viaggio, un memoir e un romanzo di formazione, in cui l’autrice racconta non solo le bellezze e le contraddizioni della Nigeria, ma anche la sua personale storia, fatta di ricordi, di lutti e di rinascite.
Non si limita a scandagliare la Nigeria per redigere una guida turistica, ma si immerge nelle sue stesse radici, compiendo un percorso introspettivo che la porta a confrontarsi con un passato doloroso e a riscoprire un’identità complessa. Il suo libro è, dunque, un’odissea personale che trascende i confini della semplice guida di viaggio, invitando il lettore a un’esplorazione tanto geografica quanto interiore.

Ciò che colpisce in In cerca di Transwonderland è la capacità dell’autrice di intrecciare ricordi personali e riflessioni più ampie sulla società nigeriana. Il suo sguardo, a tratti critico e a tratti nostalgico, ci offre un ritratto vivido e multiforme di un paese in continua trasformazione.

La Nigeria di Noo Saro-Wiwa è un paese in continua evoluzione, dove le cicatrici del passato convivono con le speranze per il futuro. L’autrice ci mostra una realtà complessa, fatta di contrasti e sfumature. Da un lato, c’è la bellezza della natura, la ricchezza della cultura e la vitalità degli abitanti; dall’altro, ci sono le disuguaglianze sociali, la corruzione e le violenze. L’eredità del padre, l’attivista Ken Saro-Wiwa, incombe su tutto il racconto, spingendo l’autrice a confrontarsi con un passato doloroso e a cercare di dare un senso al suo sacrificio. Il viaggio in Nigeria diventa così un’occasione per riconciliarsi con le proprie origini e per costruire una nuova identità, più consapevole e complessa. È un viaggio alla scoperta di sé, un tentativo di riconnettersi con le proprie radici nigeriane e di comprendere un’identità segnata da un duplice appartenenza. L’autrice ci accompagna in un percorso emotivamente intenso, tra ricordi d’infanzia, incontri con persone straordinarie e riflessioni sulla storia e sulla società nigeriana.

Pagina dopo pagina, Transwonderland si rivela come un’allegoria della Nigeria. Un parco divertimenti in disuso, con le sue giostre arrugginite e i colori sbiaditi, riflette lo stato attuale di un paese che ha perso gran parte del suo splendore. Un luogo dove il sogno si scontra con la realtà, lasciando un retrogusto amaro.

A Lagos non si fa niente che non comporti una lite o un battibecco, e a me stava bene. Per quanto a Gatwick fossi imbarazzata, la tendenza a discutere dei nigeriani è, a mio parere, una delle caratteristiche più belle del nostro paese. È in perfetta sintonia con la mia indole polemica, che si rifiuta di passare sopra a un torto solo perché il problema in questione è «insignificante».

L’uso dell’inglese da parte dell’autrice sottolinea la sua doppia identità, ma allo stesso tempo crea una distanza tra lei e la popolazione locale. Tuttavia, è proprio attraverso gli incontri con le persone del luogo che l’autrice riesce a superare queste barriere linguistiche e culturali. Le conversazioni con i familiari, gli amici e gli sconosciuti le permettono di scoprire un’anima nigeriana ricca e complessa, fatta di tradizioni, di speranze e di sofferenze. La critica sociale che emerge dal libro è un invito a riflettere sulle disuguaglianze sociali, sulla corruzione e sui problemi che affliggono il paese, ma anche a riconoscere la forza e la resilienza del popolo nigeriano.

Noo Saro-Wiwa, cresciuta tra l’Inghilterra e la Nigeria, si trova a dover costantemente negoziare la propria identità. L’autrice ci mostra come questa duplicità culturale sia una fonte sia di ricchezza che di conflitto interiore. In un passaggio particolarmente toccante, scrive:

Mi sentivo come un oggetto diviso a metà, un piede in due mondi, senza mai appartenere veramente a nessuno dei due.

Questa sensazione di estraneità, così ben descritta dall’autrice, risuona profondamente nel lettore, invitandolo a riflettere sulla propria identità e sul senso di appartenenza.

Noo, nata nel 1976 a Port Harcourt e cresciuta in Inghilterra, è figlia dell’intellettuale e attivista politico Ken Saro-Wiwa, impiccato nel 1995 durante il regime di Sani Abacha per essersi opposto alle multinazionali del petrolio. Ha frequentato il King’s College e la Columbia University di New York. Vive a Londra. Il suo primo libro, In cerca di Transwonderland, ha vinto nel 2012 il Sunday Times Travel Book of the Year e nel 2016 il Premio per la Letteratura di viaggio L’albatros – Città di Palestrina, ed è stato inserito dal «Guardian» tra i dieci migliori libri sull’Africa.