La stanza del polline, di Zoë Jenny, Fazi 2002, traduzione di Bice Rinaldi, pp. 112

Nel suo romanzo d’esordio, la scrittrice svizzera Zoë Jenny reinventa il classico romanzo di formazione. Se un tempo questo genere celebrava la crescita lineare del protagonista verso un ideale di maturità, oggi, come nel caso di Jo, la protagonista di Jenny, il percorso è più incerto e frammentato. Ambientato in un mondo contemporaneo, carico di sfide e solitudine, il romanzo ci mostra un’adolescenza che non trova facili risposte, ma che si fa strada attraverso un labirinto di emozioni contrastanti.

L’opera di Zoë Jenny rappresenta una netta rottura con la tradizione del Bildungsroman, incarnata da classici come Wilhelm Meister di Goethe o Il giovane Holden di Salinger. Mentre questi romanzi offrivano un percorso di crescita ben definito, con un esito finale positivo, Jenny ci presenta un’adolescente che si dibatte tra le macerie di un’infanzia mancata.

Dopo la maturità, la protagonista e voce narrante Jo intraprende un viaggio in Italia alla ricerca di un legame con la madre, assente da dodici anni. La morte improvvisa di Alois, il compagno di sua madre, la costringe ad affrontare un lutto inatteso e a confrontarsi con una donna fragile, chiusa nel dolore. Nonostante il tentativo di riavvicinamento, il muro tra madre e figlia rimane inespugnabile. Disillusa, Jo ripercorre i luoghi del suo soggiorno in Italia, in un doloroso viaggio alla scoperta di sé e delle proprie radici. Il ritorno dal padre, che nel frattempo si è rifatto una vita, sancisce definitivamente la sua solitudine.

Zoë Jenny ci immerge in un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà, dove le emozioni di Jo si intrecciano con paesaggi onirici e ricordi frammentari. Lo stile intimo e introspettivo dell’autrice ci permette di entrare profondamente nella mente della protagonista, condividendone le paure, le speranze e la ricerca di un senso. La scrittura di Zoë Jenny cattura magistralmente l’instabilità emotiva di Jo. Attraverso un flusso di coscienza che alterna ricordi, sogni e riflessioni, l’autrice ci immerge profondamente nell’animo della protagonista. La struttura non lineare del romanzo riflette la complessità di questo percorso, un continuo fluttuare tra passato e presente, tra speranza e disillusione, e contribuisce a rendere palpabile il senso di disorientamento e di ricerca che caratterizza Jo.

Jo è come un’isola sperduta in un mare di indifferenza. Mentre i suoi genitori inseguono una felicità effimera e i suoi coetanei si conformano ai ritmi frenetici della società contemporanea, lei è ancorata al passato, a un mondo di ricordi e idealità. Questa distanza incolmabile tra Jo e il mondo circostante genera un’incessante ricerca interiore, una sete di autenticità che sembra destinata a rimanere insoddisfatta.

Zoë Jenny è una di quelle scrittrici che vorrebbero essere invisibili, che non sopportano di essere identificate con un corpo. Schiva e severissima, attratta dalla solitudine, abituata a “guardare le cose da lontano”, Zoë è una sorta di figlia d’arte. Nasce infatti il 16 marzo 1974 a Basilea: suo padre è Matthyas Jenny, editore e attivista letterario svizzero, una figura fondamentale della poesia svizzera. Zoë cresce fra la città natale, il Canton Ticino e la Grecia.
Nel 1997 pubblica il suo primo romanzo Das Blütenstaubzimmer (La stanza del polline), caso letterario internazionale: il suo esordio viene tradotto in 27 lingue. Sull’onda del successo del romanzo, Zoë è invitata negli Stati Uniti, in Cina e in Giappone, sposta il suo baricentro abitativo fra New York e Berlino.
Nel 1999 scrive il copione per il cortometraggio In nuce, che realizza insieme al fratello Camper Jenny (poi mandato in onda dalle televisioni tedesche ZDF e 3sat). Il suo interesse per le arti visive trova conferma nell’invito nel 2002 a far parte della giuria del Filmfestival di Locarno. L’anno successivo Zoë si trasferisce a Londra per vivere con il suo partner. Oltre alle collaborazioni con «Die Zeit», il «Financial Times» e la «Schweizer Illustrierte», Zoë non dimentica di continuare con la narrativa. Il richiamo della conchiglia e Una vita veloce vengono tradotti e pubblicati da Fazi Editore rispettivamente nel 2002 e nel 2003.