E gridiamo per le mie madri assenti e per la Patty depressa. Gridiamo per le telefonate dimenticate di Marcello, e la voce cancellata di Rocío. Gridiamo per le foche trucidate al Polo. Per i guaranì sterminati sulle Ande, e i mapuche ridotti al silenzio. Gridiamo per i cuccioli usati per testare le creme antirughe delle casalinghe ricche. Gridiamo per non sentire più, o per sentire ancora. Gridiamo un vuoto uguale e diverso che ci abita da quando siamo bambini, anche se abbiamo polmoni troppo piccoli per un vuoto così grande.
Gridiamo perché siamo troppo giovani per sentirci già così vecchi.
L’istante largo, di Sara Fruner, Bollati Boringhieri 2020, pp. 288
Sara Fruner, scrittrice italiana di nascita, newyorkese di adozione, ci immerge in un’avventura narrativa tanto complessa quanto affascinante. Partendo dal semplice espediente di una scatola misteriosa, l’autrice ci guida in un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, intrecciando storie e destini di una miriade di personaggi. Dal triangolo Italia-Cile-Stati Uniti, fino alle terre lontane della Somalia, del Marocco, dell’India e di molti altri luoghi, assistiamo a un mosaico di vite che si intrecciano e si svelano a poco a poco, in un crescendo di emozioni e rivelazioni. La scrittura di Fruner, elegante e immaginifica, riesce a rendere palpabile l’atmosfera di ogni luogo e a farci entrare in sintonia con i pensieri e i sentimenti dei suoi protagonisti.
Al centro della narrazione di Sara Fruner c’è Macondo, un adolescente alla ricerca delle proprie origini. Macondo è un ragazzino straordinariamente intelligente, con una capacità di analisi e deduzione che lo rendono un vero e proprio detective in erba. La sua mente è una sorta di puzzle che assembla costantemente informazioni, alla ricerca di connessioni e significati nascosti. Il nome “Macondo” è per lui un fardello e un mistero allo stesso tempo. Lo lega a un luogo immaginario, carico di solitudine e magia, ma al tempo stesso lo condanna a una sorta di destino predefinito.
L’amatissima nonna, l’anticonformista artista cilena Rocío Sánchez, che pur conosce ogni verità, è determinata a rivelargliela solo dopo il traguardo dei diciotto anni: nel frattempo custodisce ciò che c’è da custodire dentro una scatola inaccessibile. La scatola custodita dalla nonna diventa il filo conduttore di un percorso di auto-scoperta che lo porterà a viaggiare non solo geograficamente, ma anche a fondo nel proprio passato. L’impazienza di Macondo di svelare il mistero della sua nascita, senza dovere aspettare il diciottesimo compleanno, lo spinge a intraprendere una ricerca personale. La scatola, inizialmente vista come il santo graal che custodisce tutte le risposte, si rivela ben presto un semplice pezzo di un puzzle molto più vasto e intricato.
Mentre scava nel passato, scopre che la verità è sfuggente e complessa, come un fiume che si ramifica in mille rivoli. Lettere ingiallite, fotografie sbiadite e ricordi frammentari lo conducono su sentieri inaspettati, rivelando un passato che non è statico, ma dinamico e in continua evoluzione.
Gli istanti sono avari. Ma certe volte un istante si allarga, e concede quello che di solito è negato.
Roçío è un’artista bohemien, una donna forte e indipendente che ha scelto di vivere la sua vita secondo le proprie regole. La sua arte è un riflesso della sua personalità complessa e multisfaccettata. La decisione di non rivelare a Macondo la verità sul suo passato è un peso che porta dentro di sé. Forse si sente in colpa, forse ha paura di ferirlo, o forse crede che non sia ancora pronto ad affrontare la verità.
Il suo passato in Cile è segnato da eventi traumatici che hanno profondamente segnato la sua vita.
“L’istante largo”, oltre a essere il titolo di un’opera simbolica dipinta dalla nonna, rappresenta la consapevolezza di una libertà senza confini. Un invito a superare i limiti imposti dalle convenzioni, a vivere l’amore in modo autentico e profondo. È la scoperta che la famiglia, l’empatia e la sintonia non necessitano di gabbie, ma si nutrono di autenticità e apertura verso gli altri. Un invito a creare, ciascuno di noi, un’opera d’arte unica, fatta di emozioni genuine e di un’incessante ricerca di sé.
L’opera d’esordio di Fruner è un romanzo che intreccia storie individuali e collettive, radicate in un passato tormentato e proiettate verso un futuro incerto. Roçío, strappata alle sue origini, e Bea, alla perenne ricerca di sé, incarnano la complessità dell’identità, un mosaico di esperienze, ricordi e appartenenze.
I colori vibranti che animano le loro vite, come quelli della tavolozza di Maitén e Maia, sono metafora di una ricchezza interiore che cerca espressione, sono simboli potenti che riflettono l’anima dei personaggi e le emozioni che li attraversano. Il silenzio di Roçío, compensato dall’esplosione di colori dei suoi quadri, è un invito a guardare oltre le apparenze e a scoprire la profondità nascosta in ogni individuo.
I terremoti, sia quelli che sconvolgono la terra che quelli che scuotono l’anima, diventano catalizzatori di cambiamento e crescita, rappresentano le grandi fratture della storia, ma anche le opportunità di rinascita. Come la terra trema e si rimodella, così anche le vite dei personaggi vengono sconvolte e riorganizzate, dando vita a nuove forme di bellezza.
Macondo, nel suo viaggio alla scoperta di sé, impara che il passato, per quanto importante, non definisce il futuro. È nel presente, nell’incontro con gli altri e nella costruzione di relazioni autentiche, che si può trovare un nuovo equilibrio e una nuova speranza.
Il tempo, in questo romanzo, è fluido e inafferrabile. Il passato, con le sue ferite ancora aperte, si intreccia con il presente, creando un contesto complesso e sfaccettato. Macondo si rende conto che l’identità non è un dato statico, ma un processo continuo di costruzione e ricostruzione. Il presente, con le sue sfide e le sue opportunità, diventa il luogo in cui ricucire i frammenti del passato e immaginare un futuro possibile. La scoperta più importante di Macondo è proprio questa: la consapevolezza che il tempo è un dono prezioso e che ogni istante è un’opportunità per riscrivere la propria storia.
Macondo e Bea sono i volti di una generazione che cerca di dare un senso al mondo. Circondati da un’adolescenza fatta di risate, primi amori e sogni, i due amici si trovano a confrontarsi con l’angoscia della malattia e della morte. Bea, con la sua intelligenza e lucidità, diventa la voce della ragione, mentre Macondo rappresenta la forza della giovinezza e la voglia di vivere. Insieme, ci mostrano come sia possibile affrontare le difficoltà della vita con coraggio e determinazione.
Attraverso una prosa fluida e ricca di immagini, l’autrice esplora temi universali come l’identità, l’appartenenza e il senso di sé. La molteplicità dei personaggi e delle culture che Macondo incontra lungo il suo cammino contribuisce a arricchire la sua visione del mondo e a farlo maturare.

Nata a Riva del Garda, Sara Fruner dal 2017 abita a New York, dove è docente di italiano presso il Fashion Institute of Technology. I suoi articoli su cinema, arte e letteratura sono apparsi su «La Voce di New York», «CinematoGraphie», «Magazzino 23», «Brick». Ha collaborato con il Center for Italian Modern Art e Magazzino Italian Art, e recentemente ha tradotto opere di Marie-Helene Bertino, Jane Hirshfield e W.S. Merwin. È Professional Member dell’Authors Guild e Bogliasco Fellow.
L’istante largo, suo romanzo d’esordio (Bollati Boringhieri, 2020 e 2022), le è valso il secondo posto al Premio Nazionale Severino Cesari Opera Prima 2021. Segue La notte del bene (2022). In poesia alterna volumi in italiano e in inglese: Bitter Bites from Sugar Hills (2018), Lucciole in palmo alla notte (2019), La rossa goletta (2023).


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