Erediterai la terra, di Jane Smiley, La Nuova Frontiera 2024, traduzione di Raffaella Vitangeli, pp. 448

Nessun mappamondo, nessuna mappa erano mai riusciti a convincermi fino in fondo che la contea di Zebulon non fosse il centro dell’universo.

Erediterai la terra (titolo originale: A thousand acres, uscito per la prima volta negli Stati Uniti nel 1991), di Jane Smiley, è valso alla sua autrice il premio Pulitzer e il National Book Critics Circle Award. Il romanzo torna in libreria nella versione proposta da La Nuova Frontiera, con la traduzione di Raffaella Vitangeli. È una storia drammatica ispirata al Re Lear di Shakespeare.

Erediterai la terra è in realtà un’audace rivisitazione della tragedia shakespeariana Re Lear, che capovolge completamente la prospettiva narrativa. Mentre nell’opera originale il punto di vista è incentrato sulla figura paterna, il padre detentore assoluto del potere, nel romanzo di Jane Smiley la voce narrante passa alle figlie, offrendo un’inedita e profonda analisi degli eventi.
Trasportando l’azione nell’America rurale degli anni ’70, l’autrice ci presenta Ginny, Rose e Caroline, tre sorelle alle prese con un padre dispotico e con le conseguenze di un’eredità pesante. Attraverso le vicende delle tre sorelle, l’autrice offre una potente critica al patriarcato e alle convenzioni sociali che limitano le donne, invitandoci a riflettere sul ruolo della famiglia e del genere nella costruzione dell’identità individuale.
Un’opera che, attraverso uno sguardo femminile e critico, esplora i temi universali del potere, della famiglia e del tradimento, rivelando le dinamiche nascoste dietro una storia apparentemente familiare.

L’ambientazione negli Stati Uniti post-Vietnam, con le sue profonde divisioni sociali e politiche, offre un terreno fertile per esplorare le dinamiche di potere all’interno della famiglia Cook, mettendo in luce le ferite ancora aperte di una generazione.
Il romanzo rievoca un passato familiare denso di mistero, in un intreccio doloroso e realistico. Eredità, famiglia, segreti, amore, odio, confessioni sono gli ingredienti che l’autrice mescola in modo sapiente per costruire una storia accattivante e coinvolgente, densa di significato.

Ginny, la voce narrante, ci immerge fin dalle prime pagine nel cuore pulsante della vicenda: l’immensa proprietà agricola che il padre, con lungimiranza e una buona dose di astuzia, ha costruito negli anni. È proprio da questa terra, simbolo di potere e controllo, che scaturiscono i conflitti che sconvolgeranno la vita delle tre sorelle.

Larry Cook, un patriarca burbero e manipolatore, decide di ritirarsi e dividere la sua vasta tenuta tra le figlie. Larry vive da solo, la moglie è morta da molti anni, ma nelle case che circondano la sua, all’interno della vasta proprietà, abitano le sue due figlie maggiori con i loro mariti: Ginny e Rose, rispettivamente sposate a Ty e Pete. Caroline, la figlia minore, ha studiato a Des Moines, è divenuta avvocato, e ha sempre preferito allontanarsi dalla casa paterna e da quella società.
Mentre Ginny e Rose accolgono con entusiasmo l’eredità paterna, Caroline, spirito libero e indipendente, rifiuta di sottomettersi alle rigide regole del mondo rurale, innescando un conflitto che porterà alla luce segreti inconfessabili e antiche rivalità.

Il ritorno di Jesse Clark, un vicino di casa segnato dalla guerra in Vietnam, agisce come una miccia che innesca una serie di eventi inattesi. Le due sorelle maggiori, sotto l’influsso di questa presenza esterna, si trovano costrette a confrontarsi con il proprio passato e a riaprire vecchie ferite. Le rivalità, a lungo sopite, riaffiorano in superficie, i desideri celati vengono alla luce e la rabbia, repressa per anni, esplode in un dramma familiare intenso e universale. Le scelte compiute, sia dalle protagoniste che da coloro che le circondano, vengono messe a nudo, rivelando le conseguenze inaspettate delle nostre azioni e delle relazioni con le persone che amiamo.

La terra, eredità pesante e incancellabile, è la materializzazione di tutto ciò che hanno patito. Un fardello che le lega indissolubilmente al passato, una maledizione che impedisce di fuggire. Ogni centimetro quadrato di quella terra è impregnato del dolore, dei segreti e delle angosce della famiglia Cook. Ginny, in particolare, si ritrova prigioniera di questo legame tossico, incapace di sfuggire all’ombra del padre e alle aspettative che gravano su di lei. Scavando nel profondo della sua anima, scopre un abisso oscuro, un lato selvaggio e incontrollabile che cova sotto la fragile patina della brava moglie. Nel confessare le proprie pulsioni più crudeli, si libera da un’identità falsificata, abbracciando una verità scomoda ma liberatoria. La terra, da simbolo di prigionia, diventa così il catalizzatore di una profonda trasformazione interiore, un percorso doloroso ma necessario verso l’autentica conoscenza di sé.

Privato della terra e del potere che lo avevano definito per tutta la vita, Larry scivola in una spirale discendente di autodistruzione. Alcolismo, spese folli e un incidente stradale mettono a nudo la sua fragilità e la sua incapacità di affrontare il cambiamento. La follia di Larry innesca una vera e propria guerra familiare, mettendo a dura prova i legami tra le sorelle e aprendo profonde crepe nel matrimonio di Ginny e Ty. Segreti, traumi rimossi e sospetti infondati emergono dalle profondità, minacciando di distruggere ciò che resta della famiglia.

Il romanzo, interamente ispirato dalla prospettiva delle donne, evoca una ricca tradizione letteraria femminile. Il profondo legame con la terra, che caratterizza le protagoniste, richiama le opere pionieristiche americane, mentre la ricerca identitaria le avvicina alle eroine di Willa Cather. Non manca il riverbero di opere come Furore di Steinbeck.
Tuttavia, Smiley le sottrae a una dimensione idilliaca, immergendole in una realtà complessa e dolorosa. Le vaste proprietà terriere di Zibulon diventano il fulcro delle loro vite, il palcoscenico su cui si consumano drammi familiari e si mettono a nudo le ferite del passato. Il legame tra sorelle, segnato dalla perdita della madre e da scelte di vita divergenti, è un nodo gordiano che le lega indissolubilmente, nonostante i conflitti e le incomprensioni.

La voce narrante in prima persona di Ginny ci conduce in un viaggio introspettivo attraverso il passato e il presente, scandito da un ritmo preciso e coinvolgente. Il suo racconto, ricco di anticipi e flashback, ci offre una visione completa degli eventi, mantenendo alta la tensione e sollevando interrogativi. Siamo così invitati a riflettere sul profondo legame tra gli individui e i luoghi che abitano, luoghi che non sono semplici sfondi ma custodi di ricordi e promesse. Come in molta letteratura statunitense che sviluppa l’epica del radicamento e della lotta per la terra, è proprio l’appartenza al luogo di nascita e di vita, quel recinto allargato di terra, a connotare le persone e i destini, attraverso un ineludibile legame.
La capacità di Smiley di delineare con distacco il vissuto dei personaggi rende le loro verità ancora più amare, svelando progressivamente la disillusione della protagonista.

Jane Smiley è nata a Los Angeles nel 1949 ed è autrice di una ventina di opere di narrativa e saggi. Ha ricevuto il Premio Pulitzer e il National Book Critics Circle Award per il romanzo Erediterai la terra. Tra le sue opere, The Greenlanders (1988), The Age of Grief (1987) e, negli ultimi anni, la trilogia composta da Some Luck (2014), Early Warning (2015) e Golden Age (2015). Dal 2001 è membro dell’American Academy of Arts and Letters.