La vita profonda, di Martina Faedda, Nottetempo 2024, pp. 156

Nel suo romanzo d’esordio, La vita profonda, Martina Faedda ci immerge nella complessa e dolorosa formazione di Olivia.

Olivia ha diciotto anni, vive a Torino; la casa di Olivia è un microcosmo diviso in due, come la sua famiglia. Due padri, due mondi, due appartamenti che si specchiano e si respingono a vicenda. Da un lato Vittorio, il padre acquisito, nelle sue stanze; dall’altro Gioele, il padre biologico, con le sue stanze; in mezzo la camera di Olivia, con due porte che si affacciano sui due lati della casa.
Al centro di questo equilibrio precario, divisa tra due figure maschili agli antipodi, lei è il cuore pulsante, il filo che cerca di tenerli uniti. Li aveva legati l’amore per la donna che ora non c’è più, la madre di Olivia, ora è l’amore per Olivia, vivo e palpitante, che li costringe a confrontarsi con le proprie fragilità e a cercare un modo di superarle.

La morte precoce della madre getta un’ombra incancellabile sull’esistenza di Olivia, costringendola a crescere prematuramente in un mondo segnato dall’assenza, in una famiglia atipica, dove l’amore e la buona volontà si scontrano con dinamiche disfunzionali.
La presenza di due padri, Gioele e Vittorio, pur testimoniando un amore sincero, non riesce a colmare il vuoto lasciato dalla madre. Anzi, è proprio attraverso la figura paterna di Gioele, manipolatore e ossessivo, maniaco della perfezione, che Olivia sviluppa un rapporto distorto con il proprio corpo, che la porterà verso l’anoressia, sfociando in comportamenti autolesionistici.

La sua ricerca disperata di un’identità – raccontata con una sensibilità disarmante –  in un contesto familiare complesso e segnato dalla perdita, la conduce su un percorso di autodistruzione, mettendo a nudo le fragilità di un’adolescente alla ricerca di un senso.

Gioele, con la sua ossessione per la magrezza, ha imprigionato Olivia in un corpo che non le appartiene. La ragazza, cercando l’approvazione paterna, ha sacrificato la propria identità per conformarsi ai suoi rigidi standard. Con Vittorio, invece, il rapporto è stato più libero, seppur anch’esso basato sull’adattamento. Olivia ha scalato montagne, condiviso fatiche, ma sempre con un senso di estraneità. La sua volontà, schiacciata dalle aspettative degli altri, sembra essersi dissolta, lasciando il posto a un’esistenza guidata dalla necessità di compiacere.

Il legame che unisce Olivia a Vittorio, più discreto e meno conflittuale rispetto a quello con Gioele, si spezza bruscamente con la diagnosi di leucemia. La malattia del patrigno riapre le ferite del passato, esasperando il senso di perdita che la tormenta da sempre. La ragazza, incapace di elaborare il dolore, scivola in un baratro di autodistruzione, convincendosi che la sua magrezza possa in qualche modo controllare la malattia, o addirittura salvargli la vita. Un’illusione malata che la porta a un’ossessione sempre più pericolosa.

L’isolamento di Olivia diventa sempre più profondo. Anche l’amicizia con Clara e Lele – i due gemelli conosciuti nella nuova scuola di Torino – inizialmente una fonte di conforto, si trasforma in un ulteriore motivo di sofferenza. Il legame con i due fratelli, e i loro genitori, era inizialmente un’ancora di salvezza, ma finisce per essere corrosa dal suo malessere interiore. La gelosia, il sospetto, la paura di essere abbandonata la portano a sabotare i suoi stessi rapporti, trasformando gli amici in nemici. È come se Olivia, intrappolata in un vortice di negatività, non riuscisse a godere pienamente di nulla, condannandosi a una solitudine sempre più angosciante.

Nonostante le cicatrici profonde, Olivia troverà la forza di andare avanti grazie all’amore incondizionato di Vittorio. Il suo gesto di adottarla ufficialmente, un atto d’amore eterno, sarà come un abbraccio che la accompagnerà per tutta la vita, oltre la morte stessa. Così anche l’affetto dei suoi amici Clara e Lele. Ma sarà fondamentale anche il contributo inatteso di Gioele, che lentamente si aprirà a lei, rivelando un lato di sé inaspettato.

La scrittura di Faedda è un bisturi che incide nella carne viva delle parole. Precisa e lucida, non risparmia dettagli crudi nel descrivere il declino fisico di Olivia. Allo stesso tempo, è capace di una delicatezza sorprendente e disarmante nel ritrarre l’animo della protagonista, svelando le fragilità e le contraddizioni di un’adolescente alla ricerca di se stessa. La struttura snella e i capitoli brevi rendono la lettura scorrevole, coinvolgendo il lettore in un’esperienza emotiva intensa e profonda.

Martina Faedda è nata a Genova nel 1998 ed è stata adottata da Torino nel 2019. Si è laureata in Contemporary Humanities alla Scuola Holden e ha preso un master in Writing & Visual Storytelling allo IAAD. La vita profonda è il suo primo romanzo.

Il romanzo è anche inserito nella Box 19 “Unica” di Romanzi.it dedicata a Nottetempo editore. Trovate tutte le informazioni relative alla Box in QUESTO post. Vi consiglio di dargli un’occhiata, perché questa Box è un regalo di Natale perfetto.