Sono molto concentrata sullo studio dei comportamenti umani e a ciò che definisce l’essere umano. Mi interessano i desideri e gli atti primitivi come il sesso, il cibo e la spiritualità. Ultimamente mi sto concentrando sulla famiglia perché trovo che la cura sia un istinto elementare

Intervista a Vogue Italia

Camille Henrot, artista francese eclettica di fama internazionale, trapiantata a New York, dove vive e lavora, è nota per la sua capacità di tessere intricate trame visive che intersecano video, disegno, pittura e scultura. La sua opera più celebre, il video “Grosse Fatigue“, vincitrice del Leone d’Argento alla Biennale di Venezia del 2013, è un’esplorazione viscerale del nostro tempo, un’enciclopedia visiva che intreccia miti, storia e cultura popolare. Un’opera che, come affermò il curatore Massimiliano Gioni, contribuisce a definire l’immaginario del contemporaneo.

Basata su un immenso lavoro di ricerca svolto allo Smithsonian Institute di Washington, Grosse Fatigue è un film di 13’, ritmato dalla musica del compositore e Dj Joaquim e dalla voce dello slammer Akwetey Orraca-Tetteh, che declama in “spoken word” una lunga poesia scritta in collaborazione con lo scrittore Jacob Bromberg. Definito un “canto di fondazione e di creazione, ma anche e soprattutto di morte e scomparsa” .

Attorno al concetto di cura ruota In the Veins – il nuovo lavoro – che tratta del rapporto umano con l’estinzione di massa e la crisi climatica, e della pervasività del sentimento che accompagna il dolore climatico.

«Mi sento molto vicina alla natura, credo che nell’universo sia tutto interconnesso. Assistere a questo momento di crisi climatica ed estinzione di massa mi suscita molta tristezza. Una tristezza, una perdita, che oggi non riusciamo ad esprimere perché non abbiamo un linguaggio per farlo», specifica Henrot. «Il concetto di cura mi interessa particolarmente, perché oltre ad essere un’idea alla base di molti lavori femministi, è la chiave per affrontare questa situazione che stiamo vivendo. Bisogna capire che la cura è un atto epico, un atto di gloria. Non è momento di creare qualcosa di nuovo, non è momento di distruggere come nel punk. Ora è il momento di conservare, di curare».

Intervista a Vogue Italia

In Italia, l’artista ha lasciato un segno tangibile con progetti significativi come “Extravaganza” a Stromboli, in collaborazione con Nicoletta Fiorucci Art Trust, e la mostra personale alla Fondazione Memmo di Roma, curata da Cloé Perrone.

Attingendo a un caleidoscopio di fonti, dalla letteratura alla psicoanalisi, passando per i social media e l’antropologia culturale, Henrot, con un’ironia sottile e un occhio critico, decostruisce i cliché e le certezze della nostra epoca e costruisce un mosaico complesso e sfaccettato che riflette la nostra condizione di individui immersi in una realtà iperconnessa e sempre più frammentata.

Intervista integrale su Vogue Italia